
Il passaggio della deputata e sottosegretario alla cultura Ilaria Borletti Buitoni da Scelta Civica al Pd segna uno dei momenti più esilaranti di questa legislatura e il punto di non ritorno – a nostro parere – del Pd targato Renzi e del suo governo. L’onorevole Borletti Buitoni, come del resto Pietro Ichino oggi sul Corriere, spiega la decisione con un paralogismo degno dei migliori sofisti greci: essendo diventata Scelta Civica irrilevante dal pdv numerico giusto passare al Pd. Cioè, per deduzione, non credevo che SC avesse delle idee e dei valori propri (paradossalmente da difendere anche se fossi rimasta sola), al contrario pensavo che SC valesse solo e in quanto numero di parlamentari e visto che alle ultime elezioni siano scesi a zero bisogna correre ai ripari (“correre” è il termine esatto). Più latamente, astraendo dal sillogismo, poiché sono sottosegretario e tengo allo strapuntino tanto vale sostenere chi me lo garantisce.
Queste le sue parole:
“L’invito di Matteo Renzi a Scelta Civica per stabilire e rafforzare un percorso comune nel cammino delle riforme, direzione che i nostri elettori ci hanno chiaramente indicato con il voto delle elezioni europee che ha dato al partito un irrilevante 0,3%, non può rimanere inascoltato”. Così Ilaria Borletti Buitoni sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, dopo aver annunciato la decisione di lasciare Scelta Civica e aderire al gruppo parlamentare del Pd alla Camera. “A ciò si aggiunge che la ragion d’essere che aveva portato alla nascita di Scelta Civica, e cioè la proposta di un’agenda liberaldemocratica e riformista – aggiunge – risulta oggi inattuabile per Scelta Civica sia per l’abbandono di chi l’aveva fondata che per un’irrilevanza numerica che lascia poco spazio alla costruzione di un percorso politico autonomo”.
“Per questo – spiega la sottosegretaria – aderirò al gruppo parlamentare del Pd alla Camera come indipendente, per continuare a concorrere con le mie competenze e coerentemente alle mie convinzioni alla crescita del nostro Paese attraverso un percorso di riforme radicali, molto prossime nell’agenda parlamentare e la cui necessita e urgenza è evidente soprattutto in vista dell’uscita, seppur lenta, da una crisi drammatica”. “La fase che stiamo vivendo è fondamentale per il futuro degli italiani e anche nel mio ambito, quello dei beni culturali, determinate dopo le coraggiose riforme che questo Governo ha attuato per portare maggiori risorse e strumenti verso la valorizzazione del patrimonio nazionale e le attività culturali. Il mio impegno – conclude Borletti Buitoni – è in questa direzione e lo spirito civico che ha accompagnato la mia entrata in politica sarà sempre presente nelle scelte e nell’attività che, finché sarò politicamente impegnata, intraprenderò”.

Tralasciamo il resto, nel più puro e scontato radicalchicchismo, tralasciamo la lettura socio-politica degli ultimi quaranta anni, davvero esilarante, tralasciamo le velleità finto rivoluzionarie, la retorica degna di altri temi, e perfino i pizzoccheri; e chiediamoci: può Ilaria Borletti Buitoni rappresentare il Pd di Renzi?
Sì.
Personaggi del genere fanno venire i brividi alla gente normale.
E quando questa signora (con la s minuscola) disse che in Italia si mangiava male?
Ma in quale osteria è stata, o quale ristorante della nobilità si riferiva? Forse dove usavano pasta e sughi Buitoni?
Carlo
La cosa più divertente della sua biografia che consiglio vivamente di leggere (pubblicata non a caso da Mondadori non si comprende se per ludibrio o per vis lucrativa) è quando racconta dei suoi difficili esordi politici con Susanna Agnelli in partibus infidelium, cioè in Valtellina, e delle mangiate di pizzoccheri. Io non capisco davvero se c’è un filo di ironia quando la signora Borletti Buitoni racconta queste cose, oppure ci crede davvero
Faccio voti che la Mondadori abbia pubblicato il libello per ludibrio, non per vis lucrativa, che se così fosse la Marina dovrebbe rileggersi la biografia di Arnoldo Mondadori per capire meglio che i danè non sono tutto, quando si parla di serietà.
Quanto alla Signora in questione, dal nomecognome kilometrico, penso che mai scelta della fotografia da pubblicare sia stata più felice, con quel sorrisetto sulle labbra fra il mellifluo e il furbastro, che la dice lunga circa il suo impegno a non farsi soffiare la poltrona da sotto l’augusto deretano.
Ed anche per lei arriverà una lauta pensione, ammesso che non si profili qualche altra poltrona ben remunerata.
Albertzanna
Se il pitale si rompe, il contenuto da qualche parte deve pur transumare.
pecunia non olet
atquin e lotio est
Cosa non si fa per una poltrona e un po’ di visibilità!
d’ora in poi Ilaria Borletti Buitoni in Scilipoti
la transumanza della Borletti e di Ichino e degna dei pastori di D’Annunzio.
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