Chissà Goethe cosa penserebbe oggi di Napoli, città che lo estasiò nel 1787 durante due viaggi in Italia. Nel suo diario la descriveva come libera e vivace, ma soprattutto splendida per le sue bellezze. Nel 2015 di certo noterebbe le nuove, di bellezze architettoniche, quelle della città del futuro. E probabilmente si avventurerebbe nel sottosuolo rigenerato e riscoperto di Napoli, il mondo delle metropolitane. Rimarrebbe subito colpito dall’enorme intreccio modernistico di tubolari che copre l’estensione di tutta piazza Garibaldi e che sembra essere appositamente protetto dagli antichi palazzi intorno. E’ la prima fermata della metro 1 di Napoli, “Garibaldi”, progettata dal francese Dominique Perrault, che fonde l’avanguardia architettonica con il patrimonio storico cittadino; sotto il nodo di tubi, una galleria semiaperta tra installazioni artistiche e scale mobili sospese nel vuoto.

Proseguendo il viaggio ferroviario, von Goethe approderebbe a “Duomo”, la prima delle fermate che danno accesso al centro storico. Qui avrebbe la possibilità di scendere dal treno e ritrovarsi in un’imponente cupola di vetro che protegge un intero tempio augusteo che accoglieva le Olimpiadi della Magna Grecia. Lungo i corridoi, invece, è stata recuperata una pista da corsa annessa al Gymnasium. Un incredibile mix di modernità ed archeologia affidato all’architetto italiano Massimiliano Fuksas. Direzione Piscinola, lo scrittore tedesco si fermerebbe alla stazione “Università”, curata dal designer Karim Rashid, zeppa di effetti stereoscopici tridimensionali, giochi ottici luminosi sui muri e colonne modellate come un profilo umano continuo. Di certo, poi, al poeta non sfuggirebbero le raffigurazioni del “collega” Dante insieme a Beatrice, in attesa di prendere il treno per la prossima stazione sulle banchine dai colori fucsia e verde acido. Arrivo a “Municipio”, scalo progettato dagli architetti Siza e de Moura, una vera e propria stazione archeologica unica in tutto il mondo. Sorge sul lato del Maschio Angioino e si estende all’interno dell’antico porto greco rinvenuto durante gli scavi.

Nel corridoio di collegamento un’area museale permanente con parte dei ritrovamenti archeologici, tra cui tre navi romane perfettamente conservate. Il nostro letterato giungerebbe finalmente a “Toledo”, premiata dal quotidiano inglese “The Daily Telegraph” e dalla CNN come la stazione della metropolitana più bella d’Europa. Ad oggi è il fiore all’occhiello delle stazioni del metrò napoletano, inaugurata nel 2013 ed apprezzata in tutto il mondo grazie al forte impatto mediatico riservatole. E’ qui che l’intellettuale dedicherebbe spassionati versi ad un panorama artificiale e sotterraneo mozzafiato dall’illusione marina, creato da Oscar Tusquets: due enormi mosaici raffigurano una tipica scena napoletana, piena di persone in movimento, che catturerebbe l’attenzione dello studioso delle diverse realtà culturali. Ma il gioiello di “Toledo” è la galleria del mare di Bob Wilson: un ambiente completamente mosaicato a motivi marini, tra riferimenti acquatici che dalle scale mobili danno l’impressione di una risalita dal fondo del mare e il pilastro decorato come un gigantesco zampillo di una fontana. Una sensazione incredibile.

Il nostro viaggiatore-letterato potrebbe quindi concludere il suo percorso nel sottosuolo di Napoli approdando alle stazioni “Dante” e “Museo”, entrambe realizzate da Gae Aulenti nei primi anni 2000. Alla fermata “Dante”, tra un’attesa e l’altra, è possibile ammirare le opere di importanti artisti italiani e stranieri, come ad una mostra d’arte. La stazione “Museo”, invece, dipinta di un rosso pompeiano, custodisce al suo interno copie di opere custodite nel museo archeologico nazionale come l’Ercole Farnese e la copia della Testa di Cavallo donata da Lorenzo de Medici. Si chiamano “Stazioni dell’Arte” e sono una ricetta tutta napoletana di un progetto ventennale per dare lustro alla città. L’obiettivo è quello di combinare la fruizione del trasporto pubblico con l’esposizione degli utenti all’arte contemporanea, allo scopo di favorirne la conoscenza e diffusione. E così i tipici “non luoghi” della città moderna diventano spazi di relax o riflessione, ideati dai migliori architetti del mondo.

Il progetto è ancora in corso, le fermate “Duomo” e “Municipio” saranno le prossime ad essere aperte, mentre sono in cantiere altri scali che collegheranno anche l’aeroporto di Capodichino. In pochi anni queste fermate della cultura sono diventate attrattori per migliaia di turisti. E’ un paradosso tutto partenopeo, quello di sfruttare originali realizzazioni metropolitane per far conoscere Napoli. Ma potrebbe rivelarsi un’idea geniale in una città che ha tanto bisogno di turismo e di cultura innovativa. E, chissà, magari Goethe nei suoi diari scriverebbe ancora una volta la celebre frase “Vedi Napoli e poi Muori”.
La foto della fermata Toledo non è la fermata Toledo. È una fermata della metro di Stoccolma, ma non ricordo quale. C’è scritto anche “upp” sulle scale mobili…
si anch’io lo ho notato.. ahahaha è la stazione di solna-centrum, stoccolma
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