VERYBELLO.IT, la figuraccia di Franceschini

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franceschini

La questione sta assumendo i connotati dell’italianata. Il sito ministeriale verybello.it che dovrebbe sostenere Expo, pubblicizzando oltre 1000 manifestazioni cultural artistiche, ha suscitato dapprima polemiche (e ironie) di stampo lessicale, dato che il nome non è proprio verybello; poi ha ingenerato discussioni di tipo tecnico, poiché la navigabilità non è veryfriendly; infine comincia a destare interesse politico.

Antonio Palmieri, capogruppo di Forza Italia in commissione cultura, e stimato esperto di media e tecnologie, ha presentato un’interrogazione che ha come tema principale la questione dell’accessibilità (quando cioè le informazioni sono fruibili in modo completo da persone anche con disabilità), una caratteristica che i siti istituzionali devono avere per legge fin dal 2004.

Oltre a questo motivo dirimente, Palmieri muove delle obiezioni alle quali, peraltro, il ministro ha già risposto in via ufficiosa:

1) assenza della versione inglese e multilingue;

2) assenza di una privacy policy adeguata per gli utenti;

3) dubbi sulla proprietà del sito;

4) mancanza di una app, per l’accesso con smarthpone o tablet;

5) dubbi sull’ottimizzazione solo per browser di ultima generazione;

6) dubbi sull’attribuzione dell’incarico all’agenzia Lolaetlabora;

7) dubbi sui costi di realizzazione e di futura gestione;

8) dubbi sui 5 milioni di euro messi a disposizione del Ministero e riguardanti attività digitali;

9) Ovviamente, dubbi sul nome scelto.

Franceschini ha fatto sapere che il costo della realizzazione è stato di soli 35mila euro, affidati comunque con gara. E che gli ulteriori costi di implementazione (nuove lingue e aggiornamenti) sarà di poche migliaia di euro, soprattutto perché si utilizzeranno risorse interne al ministero e all’Enit che è partner.

Rutelli in conferenza stampa col logo di www.italia.it
2007: Rutelli presenta il logo www.italia.it

Su questo punto, l’economicità, possiamo (sembra) stare tranquilli, salvo imprevisti. Sono lontani i tempi del rutelliano e rutilante portale www.italia.it il cui logo, una sorta di cetriolone verde, e soprattutto l’esborso erano andati di traverso a molti (una cinquantina di milioni di euro per un portalino). Ma erano altri tempi, il 2007, anni in cui finte aziende digitali quotavano miliardi di euro e i sedicenti esperti ancora potevano vendere a costi esorbitanti improbabili siti.

Oggi chiunque csoli 50 dollari può scaricare un template preimpostato degno di verybello, e costruirsi in casa il proprio sito di informazione culturale. Diversa, ovviamente, la capacità di raggiungere un pubblico vasto. Per ora non è chiaro se il picco di accessi, di cui il ministro è soddisfatto, sia dovuto esclusivamente alla scempiaggine dell’inglese maccheronico su cui si è scatenata la Rete, quindi frutto del ludibrio, oppure ad un reale interesse e utilità che il sito può avere.

Per ora verybello – lo ripetiamo – non è un granché. Una sorta di blog molto lungo, lunghissimo, tendenzialmente infinito che riporta, in nuce, notizie culturali (mostre, concerti, feste…), abbastanza semplice, con una grafica pulita, senza troppi fronzoli.

Non sono però chiare alcune cose: inannzitutto la linea editoriale, la scelta e la gerarchizzazione degli eventi che vengono messi in una successione cronologica abbastanza inutile e anche la ricerca per categorie appare scontata. C’è il rischio che cose alte e cose basse, cose significative e meno, cose serie e non, siano poste sullo stesso piano. Poi c’è la la riduzione, abbastanza banalotta, della notizia a pillola e il rimando al sito ufficiale dell’iniziativa che lascia perplessi. Si prenda, per esempio, il primo evento in home – che è lo stesso da ormai qualche giorno e che rischia di restare lo stesso per molto tempo essendo l’appuntamento più risalente dal punto di vista cronologico mentre, per architettura ardimentosa del sito, quelli più “nuovi” sono al fondo dello scorrimento – … il primo evento è una mostra documentaria sulla Grande guerra in corso a Cagliari, e se si clicca sul rimando si finisce nella pagina generica degli archivi di Stato cagliaritani in cui non viene riportata la notizia della manifestazione (altra cosa sarebbe stata linkare la sezione giusta, sempre che esista). Cosa poco friendly che suggerisce immantinente l’abbandono del sito, soprattutto se si è in modalità mobile. L’inghippo si ripete in molti altri casi in cui non esiste il sito ufficiale o esso è sperso all’interno di siti più ampi.

I margini di miglioramento ci sono soprattutto pensando che un sito di questo genere è un opus in fieri. Resta però aperto un tema: era necessario che il ministero si mettesse in questa operazione? C’era davvero bisogno di questo blog? Non era sufficiente che ci pensasse Expo, o meglio ancora, un privato? E’ palese che qualsiasi giornale ed editore privato può pubblicizzare meglio l’Italia e il suo patrimonio che non lo Stato? E se lo Stato vuole impantanarsi in queste cose, non era meglio uno sforzo in più, un segno di potere e capacità più alta? Non bastava il sito del ministero? Non bastava www.italia.it?

 

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Ieri Dario Franceschini ha lanciato il sito verybello.it al fine di pubblicizzare, per ora solo in italiano nonostante l’inglese maccheronico della testata, le manifestazioni che si terranno durante Expo su e giù per la penisola. Conoscendo la storia pregressa e le difficoltà che ha incontrato il commissario unico Giuseppe Sala, si potrebbe pensare che il ministero dei beni culturali con questo coup de théâtre abbia deciso di sabotare l’appuntamento internazionale, come peraltro sembrano aver voluto molte altre istituzioni (comune, regione, stato) mettendo paletti e palettini, centellinando i finanziamenti.

home page del sito
home page del sito

Il sito, poco più di un blog – cha Sala ha comunque definitivo epocale – francamente non è molto verybello né molto funzionale, provare per credere. E non si capisce come mai in home page, dove peraltro la Sicilia è stata tagliata dall’immagine in slide (errore oggi emendato), prima notizia capeggi una mostra a Cagliari dedicata alla Grande Guerra che si conclude il 10 maggio e che poco c’entra con Expo, sia per tema sia per periodo. Se poi si vuole accedere dall’aggregatore ai siti ufficiali delle singole iniziative (evidenziate in ordine cronologico o di categoria senza nessuna apparente gerarchia di importanza), la navigazione diventa perigliosa e ricca di imprevisti, e si viene sballottati da una parte all’altra spesso senza approdare alle notizie che servono: si raggiungono url stravaganti, ticket office, riviste on line. La rete si è scatenata e il trend topic #verybello è balzato in cima alla classifica dei social, di fatto archiviando qualsiasi possibilità di ulteriore commento o battuta (molti hanno ironizzato sul fatto che il nome sia stato probabilmente pensato dal maestro di inglese di Renzi sulla scorta di Alberto Sordi americano a Roma).

Nel frattempo, Franceschini si è detto soddifatto per i 500mila accessi in un giorno; se conoscesse però le regole del web intuirebbe che non sempre la popolarità fa il paio con l’autorevolezza e che contabilizzare a proprio favore le prese per i fondelli non è il massimo per un ministro che dovrebbe badare al nostro patrimonio culturale. Alle sue spalle, resiste immarcescibile la figuraccia mondiale dell’allora ministro alla Cultura Francesco Rutelli e del suo italia.it presentato con la stessa enfasi a fianco di Romano Prodi: una sorta di cetriolone che non deponeva bene a favore del design italico.

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