Tosca: dal suono della voce al grido della vagina

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L’artista romana racconta della sua carriera e degli incontri più importanti: Dalla inafferrabile, Zero egocentrico, Ron un generoso

Tosca, mi racconti un episodio off degli inizi della tua carriera?

Tosca IntervisteCosì, a bruciapelo, appena sveglia… (ride). Avevo diciannove anni, facevo già parte della compagnia teatrale di Checco Durante, e per arrotondare cantavo nei pianobar. Una sera, mentre mi stavo esibendo al Talent Scout di Roma, arrivarono Renzo Arbore e Claudio Mattone, in cerca di voci nuove per le loro trasmissioni. Arbore si avvicinò e mi disse “dammi il tuo numero”. Io pensai “gli avrò fatto tenerezza”, e invece tutto si realizzò, e debuttati proprio con la loro trasmissione

Era Il caso Sanremo con Arbore e Lino Banfi

Esatto. Un’esperienza bellissima, un insieme di giovani talenti: Gegè Telesforo, Stefano Palatresi, Sergio Cammariere, Dario Deidda, Jerry Popolo. Era molto basato sull’improvvisazione e sul gioco, ma con un’artigianalità e una professionalità pazzesche. Soprattutto c’era un incredibile la voglia di fare questo mestiere divertendosi. Il più grande insegnamento che devo ad Arbore.

Identificarsi troppo con questo lavoro rischia di condannare all’infelicità

Sì bravo, hai detto bene. Il nostro mestiere non deve essere preso né troppo sul serio né sottogamba. Siamo dei giullari, abbiamo il compito di abbellire la vita, ma con competenza. Per me l’artista è un ricercatore che deve portare linfa alle persone che non hanno il sacro fuoco. Il nostro è un dono e al tempo stesso un lavoro serio, che non può e non deve essere fatto da tutti

Chiamiamola responsabilità

Sì, ultimamente non va di moda. Si pensa che essere sfacciati basti per potersi definire artista. Non è così.

Secondo te, la tv di cui è pioniera Maria De Filippi e che in qualche modo sprona a bruciare le tappe, può in realtà ledere il talento?

Intanto bisogna vedere se il talento c’è. Non sempre chi è sfacciato davanti a una telecamera ha talento, anzi. Credo che un artista con un mondo profondo difficilmente si metta in mostra in quel genere di programma. Un artista ha un mondo da far conoscere, e la gente se ne innamora, esattamente come in qualsiasi rapporto sentimentale. Non ci si deve innamorare perché “io sono come tu mi vuoi”. Cosa che invece avviene in quel meccanismo, falsando la realtà. I ragazzi sono messi nella condizione di essere manipolati, gestiti. Io non contesto il talent, che potrebbe essere un’ottima rampa di lancio, ma come viene utilizzato

Nel 1989 canti la canzone Carcere ‘e mare colonna sonora del film Scugnizzi di Nanny Loy. Non è l’unica volta in cui in qualche modo ti fai a tuo modo portavoce di realtà degradate. Penso a Salvatore Giuliano, il musical con Giampiero Ingrassia. Ecco, tu che hai ammesso di essere cresciuta a Roma in un quartiere all’epoca degradato, pensi che l’arte possa salvare?

Certo, è una zattera pazzesca. Io amo la mia gente, il mio quartiere. Alla Garbatella ci vivono ancora mio padre e mia madre, e ogni volta che vado a trovarli è un’immersione nella vita. Vengo da lì, non lo rinnego. Fra l’altro, una volta era degradato, adesso invece è molto bello. Mi ricordo che da ragazzina non mi facevo venire a prendere sotto casa, perché mi vergognavo. Dicevo di abitare all’Eur, e poi prendevo l’autobus e tornavo a casa. Oggi ti dico che se non avessi avuto quell’imprinting da ragazza del popolo oggi non sarei quella che sono. Anche l’amore per la musica popolare viene da quel background, dalla necessità di dire qualcosa di vitale. Per me cantare non ha mai significato diventare famosa, è sempre stato un mezzo per poter esprimere anche il mio disagio. Mi ha salvata…

Da cosa ti ha salvata?

Molti miei amici di quando ero ragazzina sono morti per droga. Vivevo in un quartiere che all’epoca non aveva ideali, che ti proibiva di sognare. C’era un patto fra la gente di periferia che non poteva essere infranto. Romperlo avrebbe significato minare gli equilibri di chi resta

Tante collaborazioni eccellenti. Ti cito qualche nome e per ognuno ti chiedo il miglior pregio e il peggiore difetto: … Lucio Dalla…

Difetto, inafferrabile. Abbiamo lavorato insieme per tanto tempo, ma ancora adesso non so dirti chi sia stato. Pregio? Un uomo che rompeva gli schemi. Ho imparato tanto da lui, soprattutto a divertirmi e aessere trasgressiva. Era come i bambini, dirgli di non fare una cosa equivale era la certezza che l’avrebbe fatta.

… altro trasgressivo per antonomasia, Renato Zero…

Imprevedibile, bellissimo, pazzo. Invece, difetto: egocentrissimo. Ego ego ego, io io io. Renato è così

… Ron, col quale vinci Sanremo 1996 con la bellissima Vorrei incontrarti tra cent’anni

Rosalino è un’anima gentile, un uomo generosissimo. È il più bravo di tutti, scrive delle poesie vere, ma spesso non se lo riconosce, crede poco in sé stesso. Io gli devo tanto. Lo conoscevo già da prima di Sanremo. Fra l’altro, non pensò subito a me per quel duetto. Poi gli dissi “ma che, a me il provino nun m’o fai?”. Chissà, se non mi avesse scelto…

Fortunatamente lo ha fatto. Un bellissimo pezzo con una grande chimica fra voi due. Torniamo un attimo su Lucio Dalla. In un momento in cui si parla di matrimoni gay, come vivi tutta la questione legata a Marco Alemanno?

Non so risponderti. Fra l’altro quando frequentavo Lucio, stava con una donna. Sarebbe provincialismo parlare di cose che non ho visto coi miei occhi, per me sono dicerie. Posso dirti però che se Lucio in vita non ha parlato di cose che comunque, ripeto, non conosco, sia giusto continuare a non parlarne. Io potrei affermarti il contrario, e dirti che nulla di quanto detto è vero.

Tosca, Sanremo vinto nel 1996, poi nel 1997 la targa Tenco, un premio legato al nome di un indimenticabile dannato. Settimana scorsa, parlavo con Amanda Sandrelli del tentato suicidio del padre ai tempi di Sapore di sale, e di quanto il successo abbia un prezzo da scontare. Tu come ti sei rapportata col successo? Quanto sei dannata?

Io cammino per strada tranquillamente. Ci sono diversi livello di successo, io sono solo un’artigiana di questo mestiere. Non sono come Scamarcio, Bova, Ramazzotti. Forse a volte il successo è più voluto da chi ti sta attorno e lavora con te, spingendoti spesso verso scelte sciocche

Hai infatti ammesso di aver rifiutato diverse volte contratti importanti.

Soprattutto molte cose televisive, anche pagatissime. Non volevo fare quel tipo di scelta, anche perché la vita è una, e deve essere vissuta senza votarti a ingranaggi che ti stringono in un morsa. Io ho preferito essere di nicchia.

Come si diceva con Grazia Di Michele, essere di nicchia è una scelta coraggiosa che appaga l’anima.

Ti permette di vivere questo mestiere, e soprattutto di vivere. Pensa, per me il periodo più buio è stato quello subito dopo Sanremo. Tutti si aspettavano molto da me, ma io sapevo solo che volevo vivere della mia musica, punto. Quando ho pubblicato Incontri e passaggi, un disco fortemente d’autore, mi sono scontrata con un mondo che stava già andando in un’altra direzione, quella dei talent show. Mi si chiedeva “il pezzo per l’estate”, e io pensavo “ma di che parlate?!”. Per me non esiste il pezzo per l’estate, esistono la bella e la brutta musica, stop. Fortunatamente ci sono ancora discografici illuminati che mi permettono di fare un disco come quello, e che hanno capito che c’è tutta una riserva da proteggere, coccolare, amare, per quello che può dare. Non vendite stratosferiche, ma sicuramente un tessuto fatto da gente che lavora con passione.

C’è qualcosa che non ti perdoni o non ti sei perdonata?

Anni fa mi è capito di andare, appunto, ad Amici come “giudice”. Poi ho capito che quell’ingranaggio inizialmente ottimo stava prendendo una piega troppo legata al meccanismo televisivo, e così ho detto basta. Non sono nessuno per giudicare, per dire tu sì, tu no. Una volta uscendo da Cinecittà con la macchina ho visto una ragazzina che avevo appena eliminato piangere ad un livello tale da vergognarmi di me stessa. Non può esistere un vincitore e un vinto, il nostro mestiere è condivisione. Penso al Cenacolo della Rca in cui Ennio Melis univa Fossati, De Gregori, Ron, Dalla, Mariella Nava, e li faceva scrivere insieme, collaborare. Questo è il mio modello, condividere e non distruggere

Una domandina politica: tempo fa hai detto che “rottamare” ti sembra una parola orrenda. Che ne pensi del rinnovamento politico di Renzi? Renzi sì o Renzi no?

Renzi è un uomo che non vuole perdere. L’Italia ha sicuramente bisogno di una scossa, di contrastare l’ondata di politica consumistica del tipo “vi levo l’ICI, voi votatemi” che colpisce la povera gente spingendola non credere più nella Politica. Rottamare è una parola folle, vuol dire distruggere tutto il grandioso del passato. Noi purtroppo siamo la società dello spettacolo, dove rottamare vuol dire “non puoi più essere esibito, allora devi essere buttato al cesso”. Io voglio essere come Eco, come la bellezza della sua anima. Poi, se pensi che prima la politica si rivolgeva agli uomini illuminati, mentre oggi ai cantanti-attori…

Mi sa che è una frecciatina grillina?

Sì (ride). Gli uomini politici di una volta facevano salotto coi grandi pensatori. Adesso mi capita di sentire cose folli del tipo “quel politico televisivamente non funziona”. Ma sti cazzi! Questo ci deve governare, non fare la ballerina! Dietro ad ogni politico purtroppo c’è un vero e proprio marketing, che impone che tutto sia televisivo. Bisognerebbe tornare alle sane tribune politiche, anche perché siamo il paese dove più si parla di politica, soprattutto in tv, e dove però se ne fa sempre meno. Credo molto invece nelle sezioni di partito. Io da piccola le frequentavo con mio padre.

Sei da molto tempo legata al cattolicesimo, una collaborazione iniziata con il Vaticano nel 1999…

No, non sono legata al cattolicesimo, ma al Cristianesimo, è diverso. Il Cattolicesimo è la Chiesa, ed io non sono legata a quella parte di Chiesa che vuole a tutti i costi essere un partito politico che detta regole.

Mamma figlia dei fiori, hai portato in scena una versione dei “monologhi della vagina”, per antonomasia testo in cui si afferma la superiorità dell’organo femminile… Qual è la tua posizione sul femminismo?

Intanto, come dicevo nello spettacolo, “si chiama vagina. Bisogna avere il coraggio di dirlo: va-gi-na” (ride).

Va bene, allora le do il nome che le spetta, e divento irriverente: cosa direbbe oggi la va-gi-na?

Sarebbe disperata (ride). A parte gli scherzi, troppa violenza, soprusi, donne ammazzate. Scritto oggi, il suo monologo sarebbe pieno di dolore.

Hai letto di Reyhaneh Jabbari, la ragazza iraniana di 27 anni impiccata per aver ucciso l’uomo che ha tentato di stuprarla?

Quella è una cultura degli animali. Non mi si venga a dire che è la loro legge. Non c’è legge che possa uccidere

Chiudiamo questa chiacchierata parlando dello spettacolo che prende il titolo dal tuo ultimo disco Il suono della voce. Come si sposa la scelta di una romanissima legata alla tradizione di partecipare ad un disco così tanto esterofilo in cui canti in diverse lingue?

Parte tutto dalla mia voglia di fare una fotografia dell’arte di questi miei dieci anni fra teatro e canzone. Ho raccolto tutti i brani interpretati nel mio percorso, lasciandomi accompagnare in questo viaggio musicale da Ivano Fossati, che ha scritto per me la canzone, appunto, Il suono della voce. È un disco che spazia molto, dagli abbracci musicali della musica napoletana, francese, romanesca, ad una canzone portoghese, giapponese. Racconto il mio percorso musicale, tradotto prima in disco e ora in uno spettacolo scritto dal mio compagno Marco Venturiello.

 

7 Commenti

  1. Quindi togliere qualche tassa significa favorire il consumismo, beh, stesse contenta, la cattocomunista, adesso hanno aggiunto anche l’IMU sui terreni agricoli.Se invece di fare l’ “artista” che mangia alla greppia dei rossi andasse a zappare la terra, forse cambierebbe idea.

  2. Questa è un’altra che inciucia a sinistra, di quelli per cui ‘è bello pagare le tasse’ e non bisogna promettere di togliere l’IMU. Ma per favore…ma poi chi è costei? Io non la conosco proprio.

  3. Da trasgressivi e femministi che erano il Monologhi della vagina sono ormai diventati obsoleti. Persino il piu’ antico college femminile di Mount Holyoke in Massachusetts USA lo ha tolto definitivamente dal cartellone. La rappresentazione annuale e’ gia’ stata cancellata. Il motivo? : esclude le “trans”,

  4. Brava Tosca ma da sempre inciuciata con la sinistra. Ora cerca di riposizionarsi. Comunque anche lei ha le amicizie giuste perché è riuscita ad intercettare fondi europei per aprire una scuola di teatro con Università roma tre di Roma e addirittura lei e il suo compagno si sono autonominati insegnanti della stessa scuola esaminando i loro due curricoli tra i mille arrivati trovandoli veramente interessanti infatti si sono autoassunti.

    • bravo riccardo ferri. dopo l’urlo della vagina infatti debutterà ne I SUSSURRI DEI PARACULI.

  5. Il grido della vagina? Mai sentito, nemmeno il sussurro. Tutto il resto sì…

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