È una bella domenica mattina, mentre scrivo, e ho impiegato il tempo che mi cascassero le braccia a decidere che fare per l’incommentabile. Val a dire non tanto per il non-ritorno di Alagna in Scala perché, povera stella!, ha assistito agli spettacoli del Teatro a inizio luglio e «Tutti sono stati fischiati… In queste condizioni, mi è parso al di sopra delle mie forze affrontare di nuovo tante tensioni»; non tanto per ‘A lagna, dunque, quanto per il fatto che sia stato invitato a tornare dopo l’abbandono dell’Aida a scena aperta otto anni fa, causa praticamente identico motivo.
Non lo so, ma un Soprintendente prima inginocchiato, poi mazziato da un rifiuto e poi ancora a dichiarare che «Solo aiutando con generosità gli artisti a superare la paura di calcare le scene del Piermarini la qualità delle rappresentazioni potrà essere migliorata», mi fa pensare o al minus habere o all’indicibile interesse di dimostrare che il silenziatore ai fischi, tipico d’ogni regime e da lui impetrato, è cosa buona e giusta. Decidete voi; però certamente il Direttore del Circus Pereira (copyright New York Times, incredibilmente ignorato dal maggiore quotidiano italiano e milanese), non possiamo cosiderarlo un minus habens.
Quindi, rimarcato pure che un tenore di tal paturnie non merita l’appellativo né i privilegi suoi, tiremm innanz. Il mondo è vario, le specie musicali sono tante e non sono solo stelle e stalle, artisti di successo (a volte non per loro merito, ma solo a volte) e poveretti che tirano il collo per la fame (a volte non per colpa loro, ma solo a volte). Ci sono, per esempio, i talentosi che s’inventano una vita nobilmente popolare, senza grilli di palingenesi sociali e senza rinunciare alla schiena dritta che troppo manca, come si vede, anche ai piani alti della fama.
E’ il caso di due ragazzi romagnoli che stanno insieme nella vita e nel Duo Stile, voce e chitarra: Valentina Cortesi e Giovanni Sandrini. Sento già il sibilo che la mia famiglia li conosce bene: sì, e allora? Se a dirsi è la verità, il cosiddetto esser imparziali è virtù d’imbelli per non dire d’imbecilli, di chi non ha il coraggio delle idee o non può averne orgoglio. Cosa fanno? Insegnano, e soprattutto suonano ai matrimoni e nei locali.
Una volta un sommo musicista, un immenso del quale taccio il nome tanto l’immaginate tutti, mi disse che il problema non è dove si suoni, ma come. Appunto. Sandrini è un chitarrista pop che staresti a sentire ore; e la Cortesi, io dico ch’è una star senza saperlo. L’ho già scritto su ilgiornaleoff.it. Ero in un ristorante di Ravenna dove si teneva un saggio. Lei cantava coi suoi allievi. Passava, musicalissima, dall’italiano all’inglese al francese con quella facilità tanto più rara quanto più, cantando, dell’una lingua e l’altre che di diversi vocalizzi, articolazioni e cadenze sono fatte, nulla perdeva in espressione, accenti e suoni. Le proposi d’eseguire insieme il Dichterliebe di Schumann e Heine.
Difficilmente se ne supererà mai la veste, divenuta monumento, che gli diedero Fischer-Dieskau e Horowitz. Eppure, se canzoni i lieder sono, non v’è ragione alcuna di non cantarli anche senza impostazione lirica alla voce. Così facemmo. Cantante pop e jazz, la Cortesi l’interpretò sublimemente, in tedesco e a memoria, senza temere fischi. E fu un trionfo. Di lei si parlerà presto e a lungo, molto a lungo.
Da Libero del 10 settembre 2014