Quando l’arte sacra è brutta come una bestemmia

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artesacra-557x262-spirlìTorno a Roma da visitatore, dopo un trentennio di residenza effettiva, e mi imbatto in quello scempio che da “romano” non avevo mai notato. Perché, si sa, neanche un terzo dei romani ha mai visitato il Colosseo, la Galleria Borghese, i Musei Capitolini, i Vaticani, la Chiesa di san Clemente… La bruttura che mi ritrovo davanti, però, è veramente una sorta di attentato alla Fede, quella con la maiuscola. Parlo della cabina doccia in bronzo, sormontata dalla capoccia misto Duce/Wojtyla, che si trova difronte alla Stazione Termini. Una delle statue più brutte fra quelle fuse dall’età del bronzo in poi. Una sorta di colata scolorita che avrebbe dovuto simboleggiare, forse, la grandezza e la capacità di “accoglienza” del papa polacco. In realtà, sembra un vespasiano e, forse, lo è anche diventato. L’ispirazione al povero Mario Tomaski dovrebbe essere arrivata da quel gesto memorabile compiuto da papa Woytjla nell’accogliere e giocare con un bambinetto sul sagrato di San Pietro. Una sorta di simbolo della Fede genuina dei poveri di spirito. Nella rappresentazione, il tutto è diventato una sorta di garitta respingente sia i buoni propositi, che la recita di uno straccio di preghiera.

Ma, certo, questa fusione non è la sola bruttura contemporanea di ispirazione religiosa.
C’è, per esempio, la statua a palla, che raffigura padre Pio, che sembra ruzzolare sull’erba al Parco Suardi di Bergamo… E, fra altre mille, un’altra statua, sempre dedicata al monaco di Pietrelcina, che sovrasta un qualcosa di illeggibile architettonicamente, alla Rotonda dei Pentri, a Benevento. Una sorta di misto fra Goldrake e il povero confessore della gente umile. Certamente, non un omaggio. C’è da chiedersi se sia la Chiesa o il singolo vescovo ad autorizzare. Giusto per sapere chi ringraziare. Ma, nel mio peregrinare per l’Italia, ho visto ancora di peggio… Eh, sì, purtroppo…

Le orride chiese di cemento senza intonaco, fredde come un loculo in attesa di sepoltura, sono seminate, è vero, in giro per tutto il globo. Ma nella nostra bella Italia si notano di più. Perché hanno la sfortuna di avere come termine di paragone la meravigliosa architettura del passato. Come fa, infatti, l’oratorio di Ognissanti, a Milano, a competere con la maestosità del Duomo? E mica solo con quello: ci sono fior di chiese sparse su tutto il territorio meneghino nei secoli passati, che hanno attirato, accolto, confortato ed accompagnato il fedele nel cammino verso Dio, senza offenderne mai la vista e l’animo.
Ma non mi cancello dalla memoria nemmeno la Chiesa di San Donato ad Arezzo. Un cubo industriale senza anima e senza significato. Con le scritte a caratteri cubitali sulle pareti laterali, neanche fosse un pacco postale da spedire…

E le drammatiche colate di calcestruzzo della chiesa di san Giovanni Apostolo a Ponte d’Oddi, o del complesso parrocchiale San Paolo di Foligno? Mi hanno avvelenato un finesettimana umbro. Nella regione più verde, il cemento più freddo!
L’uomo cerca Dio, ma Dio fugge dall’uomo, oserei dire. Soprattutto se, costruendoGli casa, Lo si incarcera in opere architettoniche di una bruttezza tale che si spera sempre possa essere l’ultima. E, invece, dietro l’angolo ne spunta una peggiore… Come una bestemmia…