Il film di Francesco Cordio dà voce a un attore ex internato in un ospedale psichiatrico
di Pedro Armocida
Sembrava già un pesce d’aprile. Perché un decreto diventato legge nel febbraio 2102 prescriveva che “a decorrere dal 31 marzo 2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario sono eseguite esclusivamente all’interno delle strutture sanitarie”. Poi il 1 aprile 2013 è diventato quello di questi giorni e infine toccherà aspettare il 2017. Ma che cosa sono gli ospedali psichiatrici giudiziari, in gergo O.P.G., l’anonimo acronimo con cui prima o poi distrattamente ci si imbatte?
Se l’è chiesto l’attore e regista Francesco Cordio che nel 2010, quando è stato invitato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale a girare un documento video sullo stato degli O.P.G., ha ammesso: “Come quasi tutti gli italiani non sapevo cosa fossero”. Mentre ora, grazie al suo film “Lo stato della follia”, non possiamo più fare finta che non ci riguardi ciò che accade nei 6 ospedali giudiziari psichiatrici italiani con il suo migliaio di pazienti detenuti. Un ossimoro reale che ci portiamo dietro grazie a norme quasi centenarie, quelle del codice penale del 1930, con cui il giudice dispone misure di sicurezza detentiva calibrate in base al grado di pericolosità sociale del detenuto per 2, 5, 10 anni prorogabili, in teoria, per sempre. Il cosiddetto “ergastolo bianco”.
La psichiatria naturalmente ha fatto passi in avanti ma le strutture dove il regista è andato, insieme ai parlamentari di tutti gli schieramenti, tra cui l’attuale sindaco di Roma Marino, non sono certo adatte a ospitare terapie mediche. Perché tutto sembra ruotare intorno al problema carcerario (bella la canzone “Aria” di Daniele Silvestri sui titoli di coda). Senza nulla togliere al complesso lavoro della polizia penitenziaria, solo una delle sei strutture visitate, quella di Castiglione delle Stiviere a Mantova (che è anche l’unica che accoglie le donne), è gestita esclusivamente da personale sanitario e non ha presentato le gravi condizioni strutturali e igienico sanitarie che hanno portato anche alla chiusura immediata di alcuni reparti degli O.P.G. di Montelupo Fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto.
“Lo stato della follia”, premiato in vari festival, sta ora uscendo nel circuito OFF di varie città italiane e ha il merito, attraverso il racconto in prima persona di Luigi Rigoni, oggi attore ma nel recente passato internato ad Aversa, di mostrarci il confine labile di ciò che può capitarci e che non vogliamo vedere. Dietro una cella. Dietro noi stessi.