Per favore non chiamatelo reading. Quello di Massimo Popolizio è un evento unico ed emozionante. È andato in scena, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, uno spettacolo dal titolo “Pilato” da il maestro e Margherita di Bulgakov, riportando fedelmente il secondo capitolo, in cui lo scrittore russo rivisita l’incontro e la disputa fra quel tanto discusso procuratore della Giudea Ponzio Pilato e il Cristo (qui chiamato Jeshua-Ha Nozri). Accompagnato da strumenti a corda antichissimi e suggestive percussioni affidate a Stefano Saletti e alla capacità canora di Barbara Eramo che in questo concerto spazia da musiche arabe a sonorità ebree antiche e greche, Popolizio dà il meglio di sé. Trasporta il pubblico in un grande pianosequenza: Gesù è condotto-legato come un malfattore-davanti al rappresentante di Tiberio. Nell’aspetto non vi è nulla che possa far pensare a un cospiratore, nessun segno esteriore e sfrontatezza tipica dei rivoltosi. Ponzio Pilato comincia a dubitare che il processo a carico di Cristo possa nascondere un subdolo intrigo e pensa di evitare il verdetto di morte. La risposta secca del Sinedrio indispettisce il procuratore, il quale risponde: “prendetelo voi e guidicatelo in base alle vostre leggi“. La lettura di Popolizio è un florilegio di tecnica recitativa: legati, pause, appoggiature, fiati rubati, voci di petto, nasali e persino falsetti, lascia allo spettatore lo spazio della fantasia per immaginare le scene descritte. Accade una cosa che accadeva nei recital di Carmelo Bene: lentamente l’ingombro della presenza fisica dell’attore lasciava spazio alla pura parola. L’attore da protagonista diviene strumento e il viaggio del pubblico è assicurato. Ci sembra davvero di sentire l’odore dei gelsi, di assistere all’ingresso trionfale di questo rappresentante di Roma, tracagnotto, risoluto, sanguinario, con una forte emicrania, stretto fra gli addetti al Pretorio e i Littori. Sembra di sentire le voci del Sinedrio assieme alla sua, il popolo rigurgitante per la liberazione di Barabba. Quello di Popolizio è un concerto-regalo.
LE INTERVISTE OFF
Dipingere l’inganno: Stefano Abbiati e la bellezza delle immagini sbagliate
Il pittore Stefano Abbiati racconta la sua ricerca tra social media, materia e metaverità: quando l’errore diventa bellezza
Non gli va bene nemmeno la Venezi alla Fenice
Neanche il tempo di nominare Beatrice Venezi ai vertici del Teatro La Fenice di Venezia (incarico che eserciterà fra un anno) e i sindacati insorgono
Nazzareno Guglielmi: tra fede, ferro e ceramica
Dalla Via Crucis “Di terra e di ferro” alle installazioni nei luoghi sacri, tra arte, spiritualità e ricerca contemporanea
“Andamento lento” non si ferma: Tullio De Piscopo tra jazz e...
Tullio De Piscopo racconta 50 anni di musica: da Pino Daniele a Sanremo, dal jazz a “Andamento lento”.
LA RETE DI #CULTURAIDENTITÀ
Un nuovo viaggio identitario sulla Rai: arriva Radix
Su Rai Play e dal 23 dicembre su Rai 3 arriva il nuovo programma di Edoardo Sylos Labini: Radix con la regia di Anna...
Il 14 ottobre ad Ascoli “Indagine sulla Bellezza” con Sylos Labini
I Musei Civici di Ascoli Piceno, città identitaria, continuano a proporsi come luogo d’incontro e di dialogo tra diversi punti di vista per sperimentare...
Pasolini che nessuno vi racconta in edicola con CulturaIdentità
Ci sono pochi personaggi che a cinquant’anni dalla loro morte sono assolutamente attuali. Pier Paolo Pasolini è uno di questi, come cronaca e storia...
Non gli va bene nemmeno la Venezi alla Fenice
Neanche il tempo di nominare Beatrice Venezi ai vertici del Teatro La Fenice di Venezia (incarico che eserciterà fra un anno) e i sindacati insorgono