
Se hai 23 anni e ti passa per la testa di delineare la biografia del tuo eroe favorito, è facile pendere per Usain Bolt, Mark Zuckerberg, Batman. Che Francesco Giubilei non sia esattamente un canonico giovanotto dei tempi moderni lo si sa da un po’: nel 2006, a 14 anni, scrive il suo primo romanzo, Giovinezza, narrando «il ventennio fascista visto con gli occhi di un ragazzo di 13 anni che raccoglie i ricordi del suo vecchio nonno», fate voi. Nove anni dopo, dopo aver fondato due case editrici (Historica e Giubilei Regnani), in procinto di aprire il primo ufficio a Roma, Giubilei se ne esce per Odoya con una biografia dedicata a Leo Longanesi. Il borghese conservatore (pp. 200, euro 18), «perché l’ho scelto? Semplice: è una delle figure intellettuali più importanti della storia della cultura italiana del Novecento. E la sua importanza è inversamente proporzionale a quanto è stato compreso dalla società del Paese, che lo ha velocemente etichettato come “fascista”».
Invece… «invece Longanesi era uno di quei romagnoli, come Bombacci, un altro incompreso, legati più al carisma di Mussolini, per una specie di “cameratismo regionale”, che non al partito fascista. Longanesi è sempre stato un conservatore, non un fascista. Se fosse stato fascista nel 1939 non gli avrebbero chiuso “Omnibus”». E con il Duce, com’erano i rapporti? «Ottimi. Finché non vinsero le ragioni di partito che portarono alla chiusura di “Omnibus”, appunto. Longanesi era un vero irregolare, tanto da essere inserito tra i nemici della Repubblica Sociale. Nel dopoguerra, poi, si scaglia contro i voltagabbana, gli antifascisti dell’ultima ora, dopo una vita da mussoliniani. Non gliela perdonarono». Longanesi, soprattutto, è lo straordinario editore, quello che scopre Dino Buzzati, Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati e pubblica Henry Furst, Aldous Huxley, Knut Hamsun, «nel momento in cui l’editoria stava diventando “di massa” riscoprì il lavoro artigianale dell’editore, facendo coincidere la qualità dei libri alla sapienza economica». Quello che bisognerebbe fare adesso… «già. Gli editori devono smettere di fare gli stampatori, ma lavorare sul catalogo, cosa in cui Longanesi era un maestro, avendo il coraggio di pubblicare libri scomodi». Speriamo che la biografia, allora, al di là dei suoi meriti storici, abbia l’effetto di un virus, di un falò nella catatonica editoria italica.












