Stasera alle 21.10, Rai Storia dedica un documentario alla prestigiosa Grande Brera, un polo culturale che unisce la Pinacoteca di Brera, Palazzo Citterio, la Biblioteca Nazionale Braidense e il Cenacolo Vinciano. Narrato dalla voce autorevole di Edoardo Sylos Labini (direttore di CulturaIdentità), il film di Amalda Ciani Cuka, per la regia di Marzia Marzolla, ripercorre la storia affascinante e complessa di questo tesoro artistico milanese.
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Il programma presenta interviste esclusive con figure chiave del mondo accademico e museale, tra cui Angelo Crespi (direttore generale della Grande Brera), Chiara Rostagno (vice direttore della Pinacoteca di Brera), e illustri esperti come Giovanni Agosti, Flavio Caroli, Maria Cristina Bandera, Anna Mariani, Giulia Raboni, Marco Carminati, Mario Cucinella, Marina Gargiulo e Andrea Carini.
Dalla sua fondazione nel 1776 per volere di Maria Teresa d’Austria, la Pinacoteca di Brera ha conosciuto un’ascesa straordinaria. Durante il periodo napoleonico, divenne una sorta di “Louvre italiano”, beneficiando delle spoliazioni di chiese e monasteri, ma anche arricchendosi di opere che non raggiunsero Parigi, contribuendo così alla creazione di una significativa sezione italiana del “museo universale” ambito da Napoleone. L’inaugurazione della prima mostra, nel 1809, con 139 dipinti esposti attorno al gesso di Canova raffigurante Napoleone come Marte pacificatore, rappresenta un momento cruciale di questa storia.
Negli anni successivi, scambi con il Louvre, donazioni e sequestri accrebbero ulteriormente la collezione. Fino al 1882, Brera svolse il doppio ruolo di museo e accademia d’arte, formando generazioni di artisti. La nascita dell’Associazione Amici di Brera nel 1926 segnò un ulteriore momento di crescita, minacciato però dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Grazie alla determinazione della direttrice Fernanda Wittgens, che salvaguardò le opere trasferendole in luoghi sicuri, si evitò una catastrofe irrimediabile.
Il dopoguerra vide il mecenatismo di importanti famiglie milanesi riportare Brera al suo antico splendore. Tuttavia, negli anni ’70, un nuovo impulso fu necessario. La lungimirante visione del soprintendente Franco Russoli, che propose l’integrazione di Palazzo Citterio, si concretizzò solo dopo 52 anni, dando vita al polo museale che oggi conosciamo.
Il documentario Rai Storia illustra non solo la ricchezza delle collezioni di Brera, che spaziano dall’arte lombarda medievale e rinascimentale alle avanguardie del Novecento, ma anche la sua continua evoluzione come centro di formazione artistica. Con una collezione incentrata principalmente sulla pittura (eccetto alcune sculture, come il bronzo di Canova già citato), e un numero di visitatori in costante crescita, prossimo al mezzo milione annuo, la Grande Brera rappresenta un faro culturale di inestimabile valore, un tesoro vivente che continua a pulsare di storia e arte.