Un libro agile e svelto da consigliare ai nostalgici del supporto che aspettano solo un segnale per rimettere sul piatto o nel lettore dischi da tempo lasciati nelle custodie e soprattutto a quanti, con un clic, scaricano oggi tutta la musica del mondo, ma distrattamente. Stefano Causa, docente di Storia contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa, racconta – attraverso le storiche copertine dei dischi- alcune delle suggestioni musicali più celebri degli anni 60’, 70’ ed 80’ in Dischi da correre (Roberto Nicolucci ed.) tra storia e immagini della musica, aneddoti ed esperienze personali di chi usa la musica anche per raccontare la storia dell’arte.
Storico dell’arte moderna e contemporanea e grande appassionato di musica, con una discoteca casalinga che supera i 10mila cd, Stefano Causa è autore di libri su Longhi e l’arte contemporanea, Battistello Caracciolo, la pittura caravaggesca, la natura morta, la pittura italiana e francese del ‘900, oltreché su alcune grandi mostre del secolo scorso. Con “Dischi da correre” dimostra come “la copertina di un disco non sia una semplice soglia da superare distrattamente”. Tutt’altro. “Una copertina e un titolo azzeccati -scrive Stefano Causa- sono già metà del percorso fatto con il lettore e in questo caso, con l’ascoltatore”. Alcune copertine, che compaiono nel tesoretto scelto per questo volume, sono autentici distillati di gusto, arguzia e intelligenza critica: dai Beatles a Tina Turner, da Sade a David Bowie. “In taluni casi -spiega l’autore- siamo a meno di un passo dal capolavoro e non smettiamo di stupirci che le immagini di accompagnamento del White Album del 1968 non siano precipitate nei libri di storia dell’arte da dove sarebbe il caso di non muoverle più”.
Tra storia e immagini della musica, tra aneddoti ed esperienze personali di chi usa la musica anche per insegnare la storia dell’arte è venuto fuori un libro agile e svelto da consigliare ai nostalgici del supporto che aspettano solo un segnale per rimettere sul piatto o nel lettore dischi da tempo lasciati nelle custodie e soprattutto a quanti, con un clic, scaricano oggi tutta la musica del mondo, ma distrattamente.
“Questo libro -scrive nella prefazione al volume l’editore Roberto Nicolucci – è dedicato ai ragazzi di oggi che hanno tutta la musica del mondo a portata di mano. A loro soprattutto conviene ricordare che anni fa, prima di Spotify, di musica se ne ascoltava la millesima parte, ma con molta più attenzione e soprattutto partendo dalle copertine. Qualcosa, temo, si è perso con la scomparsa del supporto, anche se -noi collezionisti ne siamo davvero felici- ultimamente c’è questo “ritorno di fiamma” ai vinili. Anche per questo ho accolto e condiviso con piacere il progetto di un appassionato, come Stefano Causa, di raccontare un tesoretto di venti dischi partendo, appunto, dalla copertina. Ci sono gli anni ‘60, i ‘70 e gli ‘80. E tanto altro sarebbe potuto rientrare tanto da farci immaginare nuovi volumi dedicati ad esempio ai grandi successi della storia della musica italiana”.