«Dalle radici si vede la crescita di una persona, per me la provincia è tutto». Con l’entusiasmo di una star acclamata da fan e ammiratrici di ogni età, trasformatesi in groupie per un giorno davanti al palco allestito nella storica piazza dei Priori, il rapper Clementino, vincitore di numerose gare di freestyle, si racconta in un talk ai microfoni del direttore artistico Francesco Montanari durante la seconda edizione del contagioso festival umbro “Narni Città Teatro. Cadute necessarie”. Il ricordo del cantautore Pino Daniele, il sogno di un one man show tutto suo in tv e l’esperienza da coach, che rifarebbe, nel programma targato Rai 1 “The Voice Senior” con la conduzione della spumeggiante Antonella Clerici. Da Cimitile, cittadina a due passi da Napoli che significa letteralmente “cimitero”, è arrivato al successo e i suoi brani hanno conquistato il pubblico. L’artista è grato al proprio paese, pensa a quando si divertiva giocando a calcio o davanti ai videogame nei tornei di “Street Fighter” insieme agli amici. Perché anche dalla periferia può nascere il bello e la strada, quella della famosa gavetta on the road per due spicci, è rivelatrice di talenti che, spesso, gli show televisivi portano in auge. Come accaduto di recente con l’epidemia rock dei pluripremiati Måneskin. La cultura per lui? Se non è coltivata crea fratture e distacco. Il prossimo 8 luglio l’artista tornerà a calcare il palcoscenico con un concerto live a Belvedere di San Leucio, vicino a Caserta. E sarà di sicuro un pieno vitaminico di energia e divertimento, ricco di pezzi tutti da cantare e ballare. Per festeggiare l’inizio dell’estate.
Quanto è importante partire dalla provincia e come si diventa cosmopoliti?
«La provincia ha fame, l’ho ribadito in ogni intervista. Chi arriva da lì deve sempre farsi conoscere nella città. Vengo dalla ridente Cimitile, a 20 Km da Napoli, che fa parte della contea di Nola. Ho sempre portato in alto l’importanza del luogo da cui provengo perché poi, quando si vince, è come se si ottenesse il doppio della vittoria che si accompagna al sacrificio dapprima sostenuto».
La scuola della strada e quella dello spettacolo vanno di pari passo?
«Possono andare tranquillamente insieme. L’unica cosa che potrebbe creare un distacco è la cultura. Poiché se una persona arriva dalla strada, automaticamente non ha avuto come mamma un’appropriata formazione culturale. La risposta, che è anche una probabile soluzione per un incontro proficuo tra i due mondi, sta nell’acculturarsi quanto più possibile al fine di colmare lacune o discrepanze».
I talent show, oggi, fanno venire fuori la cultura street?
«Non dimentichiamo che da trasmissioni come X Factor sono emersi talenti veri, ad esempio i Måneskin, gente che di musica può parlare e ne ha le competenze. Magari in programmi del genere è facile trovare artisti che hanno fatto una lunga gavetta. Bisogna parlare di strada, io provengo da lì, ma non ho mai toccato una pistola perché giocavo a calcio sulle vie cittadine, mi divertivo alle partite di biliardino o nelle sale di videogame con “Street Fighter”. Mi hanno insegnato a vivere».
Che esperienza è stata “The Voice Senior”?
«Fantastica, alla quale parteciperei di sicuro se me lo richiedessero. Un talent che si rifarà di certo, ma al momento non posso dare ufficialità della conferma. Spero di essere nuovamente nel gruppo dei coach».
Prossimi concerti live?
«L’8 luglio sarò a Belvedere di San Leucio (Caserta). E poi basta dare un’occhiata al mio Instagram, dove presto annuncerò tutte le date in aggiornamento».
Un one man show tutto suo come lo chiamerebbe?
«Mi piacerebbe chiamarlo “ClemenTime”, che è il nome di uno spettacolo. Però non sono sicuro, forse è ancora troppo presto per me. Lo vedrei bene in onda su Rai 1, un’emittente che trasmette prodotti di qualità nel suo palinsesto. Ma non so, al momento rimane un sogno e parliamo di un qualcosa che, tuttora, non esiste. Magari Francesco Montanari, il mio talismano, mi porterà fortuna in questo sogno. Chissà…».
Credits Ph. Alessandro Montanari e Courtesy of Press Office