Santa Maradona compie 20 anni: ci sarà il sequel?

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fonte Facebook

Per ora è c’è solo un logo con una scritta: “SantaMaradona 2021”. L’autore del post su Instagram è Marco Ponti, uno dei registi più apprezzati del cinema italiano. Proprio 20 anni fa aveva realizzato il suo primo film, un debutto folgorante che si aggiudicò due David di Donatello (tra cui miglior regista esordiente), in un anno di grazia dove esordì anche Paolo Sorrentino con “L’uomo in più”, Gabriele Muccino e Ferzan Ozpetek venivano consacrati rispettivamente per “L’ultimo bacio” e “Le fate ignoranti” e Nanni Moretti trionfava a Cannes con lo straziante “La stanza del figlio”.

Eppure, in quei mesi, tra la “Concorrenza Sleale” di Ettore Scola e “Il mestiere delle armi” di Ermanno Olmi, questo piccolo gioiello si affermò in modo lento e dirompente mentre il mondo guardava alla Tv lo sgretolarsi delle Torri Gemelle e, con esso, lo scacco matto al sogno americano e al suo impero. “Santa Maradona” visse di passaparola, resistendo alla sala in un’epoca d’oro al botteghino, dove l’esercizio cinematografico aveva l’imbarazzo della scelta. Tra un blockbuster e l’altro, a sorpresa, si affermò questo “Santa Maradona” che, a differenza di Muccino, ebbe l’ambizione di raccontare un’epoca e non solo una generazione. Marco Ponti ed i suoi attori, Stefano Accorsi – in grande ascesa anche protagonista dei film di Muccino e Ozpetek sopracitati – e Libero De Rienzo (l’altro David come miglior attore non protagonista), consegnarono alla storia del cinema italiano (o quanto meno alle videoteche) il ritratto lucido e dissacrante di quello che sarebbe avvenuto da lì a poco. Il cinema non era narrazione di stati d’animo, di conflitti, di amori e turbolenze. Il cinema tornava a farsi testimone di un momento storico ancora liquido e impalpabile che ci avrebbe travolto: il precariato giovanile.

E se Bart-De Rienzo forse aveva già capito tutto lasciando che la vita gli scorresse addosso come una forma di resilienza passiva, Andrea-Accorsi era tutti noi, duro ad arrendersi, con la S di Stefano (e Supereroe metropolitano) sotto la camicia. Troppo laureato per accettare di non trovare un posto nel mondo del lavoro, troppo nella parte per non essere il prototipo di un 25-30enne che non si sarebbe mai lasciato scoraggiare da aziende senza umanità ed empatia, che lo trattavano alla stregua di uno stagista nel migliore dei casi o come un numero in esubero nel peggiore. Aziende già fallite dentro ancor prima del disastro Lehman Brothers, perdenti in partenza perché incapaci di vedere cosa avrebbe potuto dare all’azienda uno come lui, come noi, disposti a dare tutto e a rinunciare a tutto in cambio di uno straccio di status e uno stipendio ragionevole. Nei primi 10 anni del 2000 eravamo già di troppo, le nostre lauree erano carta straccia: i manager ragionavo davanti ai grafici, proiettando presuntuosamente i derivati in un futuro che li avrebbe travolti. Anni in cui bastava che da Boston partisse una slide asimettrica su Power Point che, mezzora dopo a Milano, in trenta rischiavano di essere prepensionati a 50 anni o non assunti a 25. Così, senza un perché.

Santa Maradona compie 20 anni: ci sarà il sequel?

Marco Ponti con “Santa Maradona” sbancò, ben oltre la cifra stratosferica dei 3 milioni di euro che, al cambio fresco dell’epoca, erano ancora i vecchi bei 6 miliardi di lire, a fronte di qualche centinaio di milione (di lire) di budget. Ora di anni ne sono passati 20. E quel film in tutto questo tempo è diventato cult e sempre più nostro, purtroppo amaro perché maledettamente vero. Quante volte abbiamo chiesto al regista, Marco Ponti, di sapere quei personaggi oggi che fine abbiano fatto, se sono riusciti finalmente a realizzarsi. Il nichilismo di Bartolomeo e la sua ostentata pigrizia dove lo hanno portato? E Andrea, ad un certo punto, avrà smesso di correre contro il mondo, e si sarà rassegnato a quale destino? Marco Ponti sa che di quel film deve fare il sequel. Non tanto per i fan nostalgici del primo, per le battute e la leggerezza di una commedia sofisticata con pochissimi eguali. Ma perché una parte di noi aspetta di sapere che fine farà. Come fosse qualcosa che ci spetta sapere. Quel film potrebbe dircelo, potrebbe rassicurarci o, al contrario, potrebbe darci nuovi stimoli. Abbiamo fatto bene a rinunciare a qualche sogno percorrendo strade già sterrate oppure siamo ancora in cammino e il secondo tempo è decisamente meglio del primo, quando eravamo sì giovani o giovanissimi ma ancora troppo inesperti? Quel post di pochi giorni fa – che la stampa sia generalista sia di settore ha totalmente snobbato – ci ha fatto balzare dalla poltrona.

Nell’immaginario tutti hanno capito il messaggio criptico: “Santa Maradona” tornerà con un sequel. Tra centinaia di like e commenti euforici, l’attore Lorenzo Richelmy (che con il regista torinese ha girato “Una vita spericolata”) sentenzia: “E in un attimo Draghi passa in secondo piano”, un altro “E ora ditemi che Van Basten torna a giocare guarito dall’infortunio alla caviglia” e decine di altri ammiratori che non stanno nella pelle. Abbiamo allora chiamato Marco Ponti, con il quale ci lega un rapporto di amicizia e stima, per capire cosa stia succedendo visto che, a microfoni spenti, ci ha spesso rivelato che il sequel era intenzionato a farlo, avrebbe dovuto giusto incastrare gli impegni degli attori, Accorsi in particolare. “Per ora quel post è soltanto celebrativo per i 20 anni del film e del mio esordio”, ci racconta dal suo buen retiro tra i monti che cingono Torino durante una fredda giornata di sole. Sapendo di non dire tutta la verità. Perché nel cinema la scaramanzia va di pari passo con le firme sui contratti, le nuvole che coprono un set tutto in esterni, il pericolo che un attore si ammali e un’assicurazione non lo copra. Per ora, ci fa capire, accontentatevi di un logo. Ogni film è una macchina produttiva che si deve muovere con un centinaio di persone coinvolte.

Allora noi aspettiamo, sapendo che prima o poi tutto questo avverrà: presto il sequel di “SantaMaradona” potrebbe essere pianificato e annunciato. Marco Ponti e Rai Cinema sanno benissimo che sarebbe molto atteso. Un film di cui abbiamo visto solo il primo tempo. Capace di lasciarci a bocca aperta anche per la sua dolce scorrettezza. Uno stile che non abbiamo più rintracciato altrove. In risposta a quanto di poetico e romantico Anita Caprioli – Dolores, eterea, le aveva appena confidato, con una semplicità disarmante l’altrettanto bellissima Mandala Tayde – Lucia le rispondeva senza alcun imbarazzo: “Io una volta mi sono masturbata con un Magnum Double, il gelato. Crema, cioccolato, caramello”.