Sergio Panunzio, il rivoluzionario corporativista

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Dal mese di gennaio è una presentazione dietro l’altra, molte delle quali all’interno delle sedi sindacali. Ed è appunto tra le mura delle organizzazioni dei lavoratori che il pamphlet di Ada Fichera dedicato a Sergio Panunzio (Sergio Panunzio, Fergen, 132 pagine, €10) ha il suo sitz im leben ideale.

Da non confondere con il più famoso Mario (storico fondatore del settimanale Il Mondo), la vicenda intellettuale di Panunzio è da inquadrare nella grande marea del sindacalismo rivoluzionario di marca italiana. 

In fondo, il primo scorcio di Novecento, con le sue pulsioni trasformanti, non sarebbe quello che abbiamo conosciuto senza il contributo di Mario Carli e Angelo Oliviero Olivetti.

La vicenda intellettuale di Panunzio è da inquadrare nella grande marea del sindacalismo rivoluzionario di marca italiana

Con il profilo dedicato a Panunzio (la prefazione è di Gennaro Malgieri), Fichera conclude una trilogia dal ritmo «essenziale e penetrante» che dà onore a tre figure finite nell’oblio della storia.

Da socialista a mussoliniano, da attento esploratore del diritto al sindacalismo nazionale, passando dalle impalcature filosofiche del corporativismo, Panunzio auspicava «una società dove il sindacalismo fosse il fulcro della vita economica della nazione» ma anche «un’idea di vita e sistema di valori per il quale prende senso lo spirito di lotta».