La felicità, quella cosa nascosta sotto il nostro naso…

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S’intitola Senza destinazione il primo album della cantautrice Tonia Cestari. Nove tracce che sono un viaggio attorno alla ricerca della felicità in tempi destabilizzanti come quelli attuali. La crisi delle relazioni interpersonali è uno dei temi principali: dal monologo isterico di Faccia d’ebete al canto liberatorio di Pigmalione, dalle questioni irrisolte raccontate ne Il Cerchio alla voglia di vivere d’istinto e di emozioni descritta in Piacevole incertezza.

«I ritmi frenetici a cui siamo sottoposti, gli innumerevoli impulsi che riceviamo, il confronto con le generazioni precedenti e successive ci fanno sentire inadeguati», spiega Tonia. «Tutto questo rischia di far fallire i rapporti umani, perché non c’è tempo per amare o per dedicarsi a ciò che ci rende felici. Crediti, numeri e likes spesso alimentano ambizioni insane e narcisismo e costringono ognuno a chiudersi in un individualismo fine a se stesso, che inibisce la bellezza della condivisione reale, dello spirito di squadra, nonché della vita di coppia» .

Quanto ai brani, la cantautrice racconta: «Sono nati dalla metabolizzazione di fatti e sentimenti nella fase in cui “farsene una ragione” significa riscoprirsi, rinascere con la consapevolezza che la felicità non è una destinazione lontana, ma è sotto il nostro naso in ogni piccolo passo: la serenità a fine giornata, l’aver saputo cogliere l’attimo, l’aver dato il giusto valore al presente e dedicato del tempo alle persone che amiamo. La vera destinazione è aver fatto il possibile per migliorarsi e star bene senza rimpianti».

 Senza destinazione, il primo album di Tonia Cestari

Classe ’90, Tonia è nata in una casa con chitarre, tastiere e microfoni. “Mia madre cantava, mio padre suonava e anche molti membri della mia famiglia paterna erano affini al mondo artistico, mentre mia zia materna mi vestiva da rockstar e mi faceva giocare a fare la cantante. Ho sempre canticchiato, registrato la mia voce con il registratore a cassette, mi allenavo a fare i cori, a comporre con la voce per gioco”. Poi un bel giorno del giugno 2006 un concerto in cui si esibirono Roberta Giallo, Carmen Consoli e Sting le ha cambiato la vita: «Da lì ho avuto una spinta in più, volevo essere “come loro”; ho iniziato a imbracciare la chitarra, a improvvisare melodie e grazie alla scuola ho iniziato ad avere dei palchi su cui esibirmi» .

Con il singolo Capate nel muro è stata tra le finaliste del Premio Bianca d’Aponte nel 2014 ed ha vinto il Premio Mogol al Festival Nuova Musica Italiana.