Quando, la sera del 15 aprile 2019, la cattedrale di Notre-Dame venne avvolta dalle fiamme, alcuni videro in quell’evento ben più della rovina di un patrimonio storico e culturale francese; quello che stava bruciando era il simbolo di un Europa che ha da tempo dimenticato le sue radici, specialmente quelle ebraico-cristiane. Chi ha deciso di approfondire in modo accurato questo processo di decadenza e sradicamento è certamente il giornalista del Il Foglio Giulio Meotti, il cui ultimo libro si intitola proprio Notre-Dame brucia (Giubilei Regnani, 2019, 169 pagine, 13,00 €).
In questo saggio, l’autore ripercorre accuratamente problemi di grande attualità per il Vecchio continente che non sempre ricevono la giusta attenzione: crollo della natalità, un’immigrazione incontrollata, crisi della fede. In particolare, ad essere approfondito è il risultato di un calo delle nascite unito a una maggiore fecondità degli immigrati di religione islamica, cosa che in altri paesi ha portando a divisioni sociali di vaste proporzioni. E il tutto viene analizzato citando dati e statistiche prese da fonti autorevoli, come l’autore ha sempre fatto anche nei suoi libri precedenti. Infatti Meotti è forse il giornalista italiano che più di ogni altro si è occupato della denatalità in Occidente e in particolare in Italia, tra i paesi dove si fanno meno figli al mondo.
Un aspetto che viene particolarmente preso in considerazione da Meotti è che molti dei più importanti leader europei, come la Merkel e Macron, non hanno figli; questo fa sì che siano più propensi a pensare al tempo presente che alle generazioni future. Lo scenario descritto da Meotti è tutt’altro che rassicurante, poiché delinea una società che, vivendo nel benessere qui e ora, non sembra voler garantire un futuro alla stessa civiltà, quella occidentale, che ha garantito quel benessere. Una civiltà che rischia di crollare come la guglia di Notre-Dame.