Tinto Brass: “Caterina, musa ermenutica, ha le chiavi della mia vita..”

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66ème Festival du Cinéma de Venise (Mostra), 9ème jour Tinto Bras & Caterina Varzi - 10 settembre 2009 - 66ème Festival de Venise (Mostra) - ph. nicolas genin from Paris, France
Serena Grandi – Miranda (1985) – fonte Wiki

Tinto Brass, 86 anni, martedì sera, dopo cena, ha avuto un malore. Soccorso da Caterina Varzi, la sua “musa ermeneutica” come la definisce in questa intervista che vi proponiamo, è ora ricoverato al  Sant’Andrea di Roma: la prognosi è riservata. “Le ho affidato le chiavi della mia vita”, disse alla Varzi, sposata due anni fa. Voleva dire. eutanasia. “Quando avrò perso la mia dignità e non sarò più autosufficiente, affiderò le chiavi della mia vita a Caterina”. Non è ancora il suo momento, però: le condizioni sono critiche, è tuttora ricoverato in terapia intensiva, ma non è in pericolo di vita. Caterina Varzi, avvocato e psicanalista, fu accanto al lui anche il 16 maggio del 2010, quando Brass fu colpito da un ictus che gli procurò una perdita della memoria, recuperata ppoprio grazie a Caterina, la sua “musa ermenutica” appunto. Facciamo gli auguri al grande Tinto e restiamo in attesa di poter vedere il remake di “Paprika” al quale stava lavorando prima del malore.

Screenshot dal film Così fan tutte (1992) di Tinto Brass, raffigurante i titoli di testa e, sullo sfondo, l’attrice Claudia Koll.

“Ho già tolto il saluto a chi mi ricorda la mia età”. Lui non si smentisce, non le manda a dire. Ricordate la sua descrizione della “prova della monetina” per i casting dei suoi film? È considerato il maestro del cinema erotico italiano e poco importa discettare intorno alle differenze fra eros e pornografia. Assistente di Roberto Rossellini, firmò la sua prima regia con un film incentrato sul disagio giovanile In capo al mondo (1963) e già allora si manifestava il suo “anarchismo umoristico”, un’accidia verso il potere che non venne apprezzata dalle isituzioni dell’epoca, che gli imposero di rigirare la pellicola da capo. Per tutta risposta Brass le cambiò solo il nome: “Chi lavora è perduto”. Ma è solo con Salon Kitty (1975) che il sesso e il suo particolare rapporto col potere e col denaro diventano un tema centrale. Da qui La chiave (con Stefania Sandrelli), Miranda (1985, con Serena Grandi), Capriccio (1987, con Francesca Dellera) e poi l’erotismo più esplicito e godereccio con Paprika (1991), che lancia Debora Caprioglio e Così fan tutte (1992, con l’esordiente Claudia Koll). Da qui poi la commedia erotica si fa autobiografica con Fermo posta Tinto Brass (1995) in cui è anche attore come in molti dei suoi film, Monella (1998), Tra(sgre)dire (2000) e Senso ’45 (2002, con Anna Galiena). A 70 anni gira Fallo! (2003) e 10 anni dopo viene proiettato alla Settantesima Mostra del Cinema di Venezia il documentario Istintobras. Lui è Tinto Brass,  “il più erotomane dei cineasti e il più cineasta degli erotomani” e noi lo festeggiamo proponendovi questa sua intervista cult (Redazione).

Tinto Brass a Venezia – Ph. Gorupdebesanez – Wikimedia Commons

Puoi raccontarci un episodio OFF degli anni iniziali della gavetta?

Nelle vesti di aiuto regista ho collaborato con Joris Ivens al documentario L’Italia non è un Paese povero, girato per la RAI e mai trasmesso in versione integrale. I funzionari della RAI temevano che offrissimo uno spaccato troppo duro del Paese, soprattutto quelle parti che riguardavano la povertà del Sud, in particolare quella di Ferrandina in Lucania, perciò imposero tagli pesanti. Io con astuzia e con perizia rubai la copia originale del film, quella che avevo montato personalmente, e la notte la portai a Parigi. Grazie a quel furto, ormai prescritto come reato, oggi possiamo vedere quel documentario in copia integrale. È un episodio che ricordo molto bene e con molto piacere.

Molti critici amano dividere la tua filmografia in due filoni, quel cinema politico – che va da L’Urlo eSalon Kitty a Io, Caligola e tanti altri – al cinema erotico, da La Chiave in poi. È giusto dividere in due la tua carriera?

No, assolutamente. I miei film del cosiddetto ‘periodo erotico’ veicolano una critica politica e sociale tanto forte quanto quella del primo periodo, non c’è affatto una divisione della carriera.

Sei riconosciuto a livello internazionale come il maestro dell’eros. Ci spieghi bene la differenza tra pornografia ed erotismo?

L’erotismo sta alla pornografia come la fellatio sta al pompino. È una questione solo semantica. Con i miei film erotici procuro emozioni e non soltanto erezioni e lubrificazioni.

Nel 2007 hai pubblicato un ironico e pungente pamphlet dal titolo L’elogio del culo

Il culo è lo specchio dell’anima e questa mia affermazione racchiude un preciso programma estetico. Nel mio cinema il significato si desume dal significante: nei culi delle mie attrici racchiudo il senso e i contenuti della mia filmografia, che è quello dei film anarchici, per riconoscere allo stampo del culo le stesse valenze di quelle utopie che speravo emergessero ma che invece, purtroppo, non sono emerse.

Nel libricino dici: “Il culo è un formidabile grimaldello espressivo, stilema semantico sinonimo di gioia e liberazione e non di colpa e dannazione”.

Esatto, assolutamente vero.

In passato hai avuto qualche contestazione da parte delle femministe, che ti accusavano di fare un cinema sessista e maschilista…

Ho riso di tante cose… non condivido le idee politiche delle femministe, ma penso che ognuno nel privato possa fare assolutamente come gli pare, non c’è nessuna contraddizione in questo.

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Secondo te siamo tornati indietro di venti o trent’anni con questo improvviso falso moralismo italiano?

Siamo tornati molto indietro rispetto a quello che si è conquistato o si sperava di conquistare. Per esempio mi interessava girare L’Urlo, il film che più ho amato nella mia carriera, perché è proprio un documentario in presa diretta degli umori rivoluzionari del ’68, che ho respirato e registrato a Londra durante le riprese del film. Quello è il film che io ammiro e apprezzo di più.

L’Urlo fu poi censurato e proiettato solo nel ’74…

Esatto, dopo 6 anni di censura finalmente fu proiettato nel ’74. Ho un grande ricordo de L’Urlo e lo considero il mio film più significativo del mio lavoro, sono assolutamente grato di averlo fatto. Dovevo fare Arancia meccanica in quell’occasione, girai parecchio, restai 7 giorni a Hollywood a parlare con quelli della Paramount di Arancia meccanica, ci voleva tempo per leggerlo… e poi alla fine ho detto: “Sì, certo, bellissimo, lo faccio, faccio prima L’Urlo e poi questo film…” Naturalmente io ho fatto L’Urlo e intanto loro si sono fatti l’Arancia meccanica!

E il tuo secondo matrimonio?

Sai, a ottant’anni i giochi sono ormai tutti fatti, ci si è giocato tutto. L’amore assume un valore inestimabile, la cosa che più conta è rimanere nel ricordo di lei, di Caterina Varzi, la mia musa ermeneutica. Con Caterina ho condiviso la fase più difficile della mia vita e voglio averla al mio fianco fino alla fine dei miei giorni.

Grande scoop, un Tinto Brass romantico! Passiamo ora al Tinto classico: qual è l’attrice più bella con cui hai lavorato?

L’attrice più bella è Tina Aumont, che apprezzo più di ogni altra. Mi è molto cara alla memoria, avevo girato L’Urlo con lei, poi dopo parecchio tempo avevo in mente un altro film, l’ho cercata per parlarle e ho scoperto che stava nel Sud della Francia, dalle parti di Montpellier… ma quando sono arrivato purtroppo era già morta. Ma resta per me l’attrice più bella, più brava e più intelligente, una forza e una presenza che non dimenticherò mai.

Che cosa pensi del documentario che il tuo allievo Massimiliano Zanin ha fatto in tuo onore e che è stato proiettato al Festival di Venezia? Noi l’abbiamo pubblicato in esclusiva su ilgiornaleOFF e ha avuto un grande successo!

Ci sono delle belle interviste a vari personaggi, l’ho guardato con molto interesse a Venezia.

Tu sei molto più apprezzato e amato all’estero che in Italia, dove specialmente negli ultimi dieci anni hai subìto dei pregiudizi…

Avevano dei pregiudizi, poi magari sono passati un po’ di moda… forse ero un po’ troppo avanti per l’opinione pubblica, però oggi quando i giovani vedono i miei film li apprezzano e vi si riconoscono totalmente.