Il rinnovamento dello spirito passa da Antaios

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Di Jan Gossaert - httpwww.artnet.comartistsjan-gossaerthercules-wrestling-with-antaeus-6EmJuGdEp1tIiDSINGewSQ2, Pubblico dominio, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid=52521187

Come ci  insegna Mircea Eliade, il mito è storia sacra avvenuta in illo tempore che costituisce un modello esemplare per tutta l’umanità e che, replicando i comportamenti di un dio o di un eroe, oppure raccontando le loro gesta, riesce a innalzarsi e a porsi oltre il mondo profano, effettuando un’integrazione con il tempo primordiale. Non di rado, oggi, a tale termine si collega un’accezione negativa o comunque denigratoria, tesa a irridere una serie di credenze considerate ormai primitive a cui non si può concedere diritto d’asilo nella modernità secolarizzata.

A ben vedere, nel secolo scorso il modo di vedere socio-culturale non era poi molto diverso da quello odierno, e per far fronte a tale fenomeno negli anni ’60 è stata fondata Antaios, una rivista diretta proprio da Mircea Eliade e da Ernst Jünger (anche se la gestione materiale era affidata a Philipp Wolff-Windegg) che si occupava di approfondire la mitologia, la simbologia e la letteratura e il cui obiettivo era quello di dare preminenza agli elementi mitico-simbolici e di rinvigorire gli studi tradizionali.

Se prestiamo attenzione al nome della succitata rivista possiamo rilevare che non è stato scelto a caso, ma origina da Anteo, gigante figlio di Gaia, che regnava incontrastato sulla Libia e che sfidava a battersi con lui tutti coloro che varcavano i confini della sua nazione. Data la sua possanza, aveva giocoforza ragione degli avversari che venivano brutalmente uccisi, sino a quando a sua volta non è stato strangolato da Eracle.

Tornando alla rivista, all’epoca l’iniziativa culturale ha attratto molti intellettuali di assoluto rilievo come Henry Corbin, Emil Cioran, Elémire Zolla, Károly Kerényi e Julius Evola. Al riguardo, recentemente è uscito Antaois (1960-1970) (I libri del Borghese, 2019, 145 pagine, 16 euro), un volume che raccoglie i cinque saggi pubblicati da Julius Evola sulla rivista omonima tra il 1960 e il 1970, curato da Luca Siniscalco e impreziosito dalla presentazione di Hans Thomas Hakl.

Antaois (1960-1970) (I libri del Borghese), con i cinque saggi pubblicati da Julius Evola tra il 1960 e il 1970, curato da Luca Siniscalco

Nell’opera vengono presi in esame il mito e il simbolo e si riafferma con decisione il loro ruolo fondamentale e imprescindibile per comprendere appieno il pensiero tradizionale. Muovendo da tale orientamento si procede quindi a criticare la teoria degli archetipi di Carl Gustav Jung per il fatto che essa si limita a offrire un sistema per curare la psiche umana, ma non tende all’innalzamento spirituale. Evola effettua inoltre un’articolata disamina della polarità originaria e della metafisica del sesso mediante una ricognizione nelle tradizioni paleo-mediterranee e in quelle orientali. Successivamente viene analizzata la questione concernente l’iniziazione e ci si smarca con decisione sia dall’approccio meramente accademico adottato dagli storici delle religioni, dagli etnologi e dagli psicologi, sia dall’accostamento deteriore all’occultismo. Inoltre, Evola mette in discussione la concezione stessa di tempo e indaga sul rapporto esistente tra i miti dell’Occidente e quelli dell’Oriente, seguendo in parte il sentiero avviato da René Guénon.

Per coloro che hanno in animo una differente visione del mondo, avulsa dal materialismo, dal razionalismo e dal primato assoluto dell’economia in ogni ambito della società, Antaois (1960-1970) fornisce non solo un balsamo, ma anche una serie di spunti atti per intraprendere un cammino di rigenerazione spirituale.