“Per me, vecchia checca, il Gay Pride è un carnevale osceno”

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Nino Spirlì

Ormai lo sapete: per il 2019 è stata scelta la città di Verona. Il Congresso mondiale delle Famiglie è l’edizione italiana del World Congress of Families (Wcf), un evento pubblico internazionale che intende unire e far collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come unica unione stabile e base fondamentale della società. Saprete anche che questo evento imminente (sabato prossimo) ha scatenato le immancabili polemiche, sulle quali noi non vogliamo metter bocca perché sapete come la pensiamo: esattamente come il nostro Nino Spirlì, che giusto 3 giorni fa aveva titolato un post così: “ITALIANI, FIGLIATE!” con questo incipit: “Potessi farlo io, Patria mia! Ti arricchirei di almeno dieci buoni Italiani […]Ma la scelta di non avere a fianco una donna, per condividere sentimenti e passioni, bensì, eventualmente, un uomo, condiziona profondamente e inesorabilmente la mia possibilità di diventare padre. Pazienza! Cercherò di continuare ad essere un buono zio e prozio di nipoti e pronipoti. In una sana e santa Famiglia, serviamo anche noi”. In questa recente intervista Nino Spirlì ci parla del rapporto con gli amatissimi genitori e del valore della famiglia, ponendosi contro le adozioni gay (“Due padri senza mamma o due mamme senza padre NON sono natura, norma, regola. La pretesa genitorialità omosessuale è un arroganza che non può e non deve essere consentita”). Ci pare che la sua intervista caschi a pennello in riferimento all’imminente Congresso mondiale delle Famiglie a Verona. Buona lettura (Redazione)

Era molto atteso ieri sera al Mondadori Store di piazza del Duomo il faccia e faccia che avrei dovuto moderare tra lo scrittore omosessuale Nino Spirlì e la conduttrice tv rappresentante del mondo LGTB Vladimir Luxuria. Un confronto su alcuni temi affrontati da punti di vista diversi, ognuno con le proprie convinzioni e le proprie idee. Luxuria però non si è presentata all’evento giustificandosi con lo sciopero dei mezzi pubblici, che invece erano regolarmente assicurati con tanto di tabella dei treni che sarebbero comunque partiti. Mi spiace perchè conosco la sua simpatia e il suo mettersi in gioco. In questi anni ho avuto il piacere di intervistare nella mia rassegna prima al Manzoni di Milano e poi al Mondadori in Duomo da Giancarlo Giannini a Carla Fracci da Alex Zanardi a Lorella Cuccarini da Lavia a Vittorio Sgarbi, grandi nomi dello Spettacolo e della Cultura italiana, che si sono sempre presentati all’appuntamento con grande disponibilità e professionalità. La serata, naturalmente, è stata comunque un successo con l’autore del “Diario di una vecchia checca” che ha sfoderato autoironia ed umanità in un mondo dove finzione e banalità spesso prendono il sopravvento.

Nino benvenuto al Mondadori OFF, allora ti aspettavi l’assenza di Luxuria in questo faccia a faccia?

Avrei potuto giocare i numeri al lotto: avrei festeggiato con la vincita del terno secco sulla ruota del Gay Pride! Come era immaginabile, il “personaggio” ha disertato il palcoscenico della vita. Luxuria ha preferito fuggire davanti al “nemico”, all’omosessuale onesto che non vive apparecchiato di bugie e compromessi. Che non fa finta di indossare vite non sue, che non piange o ride solamente a favore di telecamera. Che non si sprezzemola in giro per programmi televisivi. Certo, non è facile trovarsi davanti a uno specchio spietato che ti riporta la tua menzogna e te la spalma sulla pelle. Anni e anni di risolini amari, contro chiunque fosse diverso dall’ordine che hanno cercato, cercano e cercheranno di imporre come nuovo ordine, si sarebbero frantumati davanti a me, un ricchione alla vecchia maniera, che, pur nella sua eccentricità, non ha mai fatto della propria omosessualità un vanto o un motivo di orgoglio.

Perché parli di personaggio?
Perché se tutti dovessero parlare dei personaggi che interpretano o hanno interpretato anziché di se stessi allora io ti dovrei chiamare Nerone, d’Annunzio, dovrei chiamarti in un sacco di modi! Ma la vita non è un palcoscenico, non è un set televisivo in cui tutto è apparecchiato in modo da sembrare vero. Io che ho fatto l’autore televisivo per Forum per quasi vent’ anni ne so qualcosa, dovevo costruire bugie, storie inventate. Tu dirai e allora perché lo facevi? Perché mi davano i soldi! Perché in TV funziona così, in TV si può mentire, si possono dire le bugie, ad esempio si può fingere di essere donna o uomo, onesti o disonesti…

Tu Nino hai sempre fatto, in modo molto autoironico, la distinzione tra omosessuale e gay.
Io innanzitutto credo che se non torniamo alla lingua del posto in cui siamo nati non ci capiamo. In Calabria ad esempio omosessuale si dice ricchione. Io voglio essere ricchione. Così come si è busoni in Veneto, finocchi a Roma eccetera… queste non sono parole che devono spaventare. A me a dire il vero a spaventarmi è la parola gay… Io ero ricchione anche quando mio padre stava morendo, ma non ero gay. Gay significa allegro, gay è un’offesa perché significa leggero, gay è una categoria che si usa ma che non è reale perché non rispecchia le singole personalità. Vorrei pensare che ci sono tante sessualità quante persone ci son in questo momento sulla terra, non si può categorizzare. Se la analizziamo è la parola gay ad essere offensiva, il gay pride è un carnevale osceno. Poteva essere utile nell’America degli anni ’70. In America serviva questa esasperazione del gay pride, ma da noi, in Italia, una terra che è patria di pastori e contadini tutto questo non serve. Perché secondo voi i pastori che stanno fuori casa per mesi e mesi che fanno? Un buco nella roccia? E i navigatori, i marinai? Gli italiani popoli di esploratori, in mezzo al mare come pensate che facessero? L’omosessualità da noi è stata sempre vissuta con discrezione, senza bisogno di fare spettacolo. Lo scandalo nei confronti nell’omosessualità è arrivato insieme al boom economico. Questo ha creato in Italia una borghesia finta che ha fatto sorgere la necessita di dover essere puliti, di dover fare in modo che gli altri non potessero parlare male di noi. Prendete Von Gloeden che ha fotografato i giovani pescatori, contadini dipingendo un sud poetico… andate a cercarlo, vi renderete conto di che cosa significava per questi ragazzi farsi fotografare. Tutto questo è molto distante dal Gay Pride.

Nino Spirlì

E allora parliamo anche di Guido Keller, ci vuoi raccontare chi era?
Keller è stato un combattente, un grande soldato, eroe della Prima Guerra Mondiale e braccio destro o musa di Gabriele d’Annunzio nella storica occupazione di Fiume. Pensate che accanto alla tomba di d’Annunzio adesso c’è quella di Keller… e lui era dichiaratamente omosessuale. Lui e moltissimi altri legionari di Fiume erano omosessuali. Loro eroi della trincea della Grande Guerra, arditi e uomini coraggiosi a Fiume camminavano mano nella mano. Ma attenzione, omosessuale non significa parlare da scemo e trasformare tutto al femminile, queste sono le strade orride che l’omosessualità ha percorso in Italia e che hanno terrorizzato molti genitori. Omosessuale è qualcosa di preciso, le effeminatezze servono a ben poco. Io capisco che ci siano dei ragazzi che nascono in un corpo che non gli appartiene. Chi nasce in un corpo che non gli appartiene deve fare di tutto per sentirsi a proprio agio, ma non va definito omosessuale. Prendete questo “benedetto” mondo arcobaleno che tutela i diritti LGBT D Q A I E… voi capite che io da ricchione calabrese non ho oggettivamente nulla a che vedere con queste persone? Ognuno ha il proprio modo di essere che non è assimilabile ad una categoria. Peraltro, nella stringa dei diritti tutelati dall’arcobaleno manca la E, manca l’eterosessuale. Questo succede perché adesso se dici che sei etero si mettono a ridere e dicono che l’etero non esiste. Ecco perché che ci fosse stato stasera Vladimiro Guadagno – perché questo è il suo nome -, avremmo fatto simpaticamente a “botte”. Peraltro Vladimiro Guadagno mi sembra che prenda anche un vitalizio come ex parlamentare. Ma se ora si chiama Luxuria e non Guadagno allora perché continua a prendere i soldi di quel tizio?

Nel numero di marzo del mensile #CulturaIdentità tu racconti che cosa vuol dire essere omosessuale nell’entroterra calabro 40 anni fa.
A Tauranova il pregiudizio non c’è mai stato.. Io, dopo 32 anni passati tra Roma, Parigi e altre città, ora che ho deciso di tornare in Calabria, sono tornato così, con le borse, gli aneli, gli scialli e io oggi vado in giro così, senza problemi, perché nessuno quando mi vede fa una battutina. Io nel 1984 dissi a mio padre che ero omosessuale e chissà cosa mi aspettavo. C’è da dire che io ho avuto la fortuna di aver avuto un padre illuminato, io unico figlio maschio e mio padre unico figlio maschio, ha accettato la mia omosessualità senza fare una piega.

Lo racconti Nino, anche nel tuo libro Diario di una vecchia checca…
Io sono vedovo di mio padre dal ’99, il mio grande amore è lui. Io gli ho affidato tutta la mia vita, tra di noi non ci sono mai stati segreti. Non tutti hanno questa fortuna: la fortuna di avere un padre così illuminato e in generale una famiglia così splendida. Però, questo lo dico a tutti quelli che non hanno avuto la mia stessa fortuna, è importante avere la forza, la pazienza e il coraggio di dire la verità, di andare dalla radice, chi ci ha generato, e cercare nella loro accettazione la nostra felicità.

E invece con tua madre che rapporto hai?
Tra di noi c’è un intreccio di anime. Mia madre è una donna incredibile, non si è mai scandalizzata di nulla. Ogni volta che tornavo a casa ed ero in compagnia diceva “la vostra camera è pronta, vi ho preparato le crepes, vi ho cucinato i cannelloni”, nel momento in cui ci vedeva in due lei diceva “vi”, non usava il “ti” escludendo l’altro, non mi ha mai dato del tu se ero con qualcuno, anche se poi sapeva che quella relazione sarebbe durata quanto un gelato sul cono.

Oggi quanto è importante il valore della famiglia? Noi siamo in un moneto in Italia in cui la famiglia è completamente scardinata, tu ti sei scagliato contro le adozioni gay.
Sì, io credo che gli omosessuali debbano fare un po’ un passo indietro. Ora, a prescindere dal fatto che ci siano dei diritti che sono davvero importanti, come l’amore – L’amore dev’essere rispettato a priori, non importa che siano ragazzi con ragazze, ragazzi con ragazzi, ragazze con ragazze – ciò non toglie che la Famiglia abbia delle necessità “Altre”. Il riconoscimento delle coppie, e dei loro diritti, credo sia la cosa più giusta e sacrosanta. Qualche anno fa un caro amico, attore tra l’altro, si è ammalato di un brutto male, è durato si e no 3 mesi, i suoi familiari che lo avevano completamente allontanato negli anni precedenti in quanto omosessuale, intervenuti come avvoltoi hanno impedito al compagno di stare con lui, di parlare con i medici, cacciandolo via di casa, la sua casa, e cancellando tutto ciò che di buono c’era stato tra i due ragazzi. Gli omosessuali, però, devono fare un passo indietro nelle pretese. I bambini hanno diritto ad avere un equilibrio affettivo in cui sia presente il mascolino e il femminino. La potenza e la dolcezza. Il padre e la madre. Sia come archetipo che come “ingrediente materiale”. Padre e Madre si compensano nell’educazione dei figli e, insieme e diversi, li arricchiscono. Due padri senza mamma o due mamme senza padre NON sono natura, norma, regola. La pretesa genitorialità omosessuale è un arroganza che non può e non deve essere consentita.

Nel tuo libro, Diario di una vecchia checca, tu racconti cosa voglia dire subire una violenza sulla propria pelle. Prima parlavamo del coraggio coraggio è anche raccontare una violenza subita?
Io mediamente sono un po’ un chiacchierone, però questa cosa l’ho dovuta fare maturare a lungo, non erano anni in cui avrei vinto, né nella società civile né in un’aula di tribunale: Giuseppe, che poi è un nome fittizio, era uno degli uomini più potenti non solo della Capitale ma anche di tutta Italia. Mi ha stuprato e malmenato con due energumeni riducendomi in coma. Giuseppe era un uomo sposato con figli, si era invaghito in maniera folle di me dopo avermi visto in uno dei salotti romani che frequentavo ai tempi, quando avevo 24-25 anni. Quell’uomo fece follie per avermi e quindi io deciso di provarci, dopo tre mesi però scelsi di chiudere la nostra storia. Ero più maturo io a quell’età di lui che aveva quasi cinquant’anni. Lui era abituato ad ottenere tutto quello che voleva e l’idea che un ragazzetto potesse mandarlo via non gli piaceva proprio, per cui ha usato tutte le armi a sua disposizione per tenermi vicino a sé. Una giornalista che ha letto il libro quando è uscito, ha cercato il mio numero e mi ha chiamato dopo due giorni per dirmi: “pensavo che lo stupro fosse una cosa che riguardava solo le donne”. Non è così, lo stupro è stupro.

Uscirà a breve il tuo nuovo libro “Malumbra e mala carne”
E’ una storia ambientata nella Palermo degli anni 80’ e racconta di una violenza domestica drammatica e della possibilità di riscattarsi. Quando ti pestano, pestano ogni cellula del tuo essere, anche quelle lontane dal punto in cui è arrivato il colpo. Tutte le cellule vengono pestate e il ricordo se lo passano tra di loro per sempre, non c’è un giorno in cui il messaggio del pestaggio non venga perpetuato, tu vivi da pestato per tutta la vita. Lo stupro non è una cosa che si cura, si c’è lo psicologo, ma è un messaggio che rimane dentro tutta la vita. Quando ridi, quando racconti una barzelletta, la racconti da stuprato, ecco perché non bisogna consentirle queste violenze.

Oggi è l’8 marzo, secondo te ha senso la festa della donna?
No. Intanto stabiliamo una cosa: l’8 marzo non doveva essere un giorno di festa, al limite il ricordo di una giornata amara, sarebbe stato forse meglio spostarla di data ogni anno in modo tale che non diventasse un’abitudine. Donne, uomini, tutti coloro che sono ancora vivi, e coloro i quali non ci sono più, vanno rispettati 24h su 24h, 365 giorni l’anno, per tutta la vita e per tutti gli anni che verranno nella storia dell’umanità. Inutile fare i buoni fidanzati, mariti e compagni l’8 marzo o il 14 febbraio se poi il giorno dopo ci si manda a fare in culo.

In quei vent’anni a Roma ne hai viste di tutti i colori, raccontaci del rapporto oggi in Italia tra omosessualità e Chiesa
Facciamo una distinzione: ciò di cui si occupano maggiormente oggi le cronache sono i pedofili. Io ho una grande fede, ma davanti ai pedofili mi farei il segno della croce e gli staccherei il collo, senza neanche dovermi poi confessare, proprio come se fosse una missione mistica. Un conto invece sono i poveri preti froci. I preti omosessuali sono una realtà così come i preti puttanieri, ce ne sono da tutte le parti. Io direi che potrebbe ormai finire quest’inutile tradizione che impone la castità senza dogmi della chiesa. Si può essere casti nel cuore avendo qualcuno al proprio fianco. Se vuoi sapere quanti preti ho avuto nella mia vita te lo dico, ho avuto 3 preti ed un seminarista.

Chi è che ha massacrato di più il mondo omosessuale?
Nessuno o pochi sanno che quel famoso Ernesto Che Guevara, è stato l’ideatore, il progettista e il costruttore dei campi di concentramento su tutta Cuba per gli omosessuali, erano gli anni Sessanta. Quando un omosessuale mi dice di essere comunista io gli ricordo che da Stalin fino a Brežnev e quindi sino agli anni Settanta, in tutti i paesi sovietici, gli omosessuali venivano deportati in Siberia o, quando gli andava bene, venivano rinchiusi nei manicomi e gli venivano fatte le punture di acqua e sale per farli impazzire. Allora, si può essere froci e comunisti? Io direi informatevi. Perché i nazisti ci incenerivano, i fascisti ci prendevano a calci in culo e ci mandavano a Carbonia, ma i comunisti non ci hanno di certo amati. In Cina, Mao, non faceva neanche pensare ad un uomo di essere omosessuale, lo ammazzava prima. In tutta l’Indocina l’omosessualità è stata un reato, in Birmania lo è ancora oggi… senza parlare dei paesi islamici. In Iran ci impiccano, in Iraq ci buttano dai palazzi, questo è l’Islam. E quando fanno poi le manifestazioni gli omosessuali con le bandiere arcobaleno girano insieme agli islamici integralisti, dico ma allora siete cretine, vi ammazzano!

4 Commenti

  1. Parlare male dei gay comunisti è da ipocriti se poi ci si ritiene credenti, dato che Dio nella Bibbia ripudia gli omosessuali, e con essa la Chiesa cattolica.

  2. Pienamente d’accordo con l’articolo. Tanti si fanno “odiare” per le balordaggini e per la tigna. Nessun fastidio verso gli omosessuali, anzi, ne conosco tanti prevalentemente americani e scienziati grandissimi che sono una gioia per l’intelligenza ed apertura mentale. Mi infastidiscono le carnevalate dei cretini d’ogni colore e
    meraviglia sempre che rare persone conoscano la Storia in ogni sfaccettatura e, gli stolti mai cercano di sapere, capire, conoscere.

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