Luisa Albertini, la forza tranquilla del segno

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Cortesia Noseda’s Gallery, Como

Mi chiedo spesso se nella costante e disperata ricerca di “essere al centro dell’attenzione” che caratterizza la società, vi sia ancora qualcuno che, defilandosi dalla luce calda ed allettante dei riflettori, faccia qualcosa unicamente per “se stesso”, senza doverlo esibire, anzi tenendolo quasi “nascosto” agli occhi degli altri.

Forse Luisa Albertini era una di queste persone. L’artista comasca, classe 1918, scomparsa alla soglia dei 100 anni il 18 Novembre scorso, coltivava il suo amore per l’arte e per la pittura con discrezione, nella tranquillità del suo studio, indagando i soggetti e le forme che catturavano la sua attenzione e sperimentando diverse tecniche e materiali, in una costante trasformazione personale ed artistica.

Nelle 14 opere esposte fino al 28 febbraio 2019 presso la Noseda’s Art Gallery,  emerge la riservatezza e la semplicità di un’artista che, pur volgendosi all’astrattismo sull’esperienza dei suoi più noti concittadini (Rho, Galli, Radice, Badiali), non abbandonò mai del tutto la figurazione, concentrandosi in particolare sui volti che vengono sintetizzati ed esplorati nelle loro forme ed espressioni.

Oltre alle ampie sagome colorate dai contorni marcati delle opere più grandi, colpiscono i segni semplici e la leggerezza che caratterizza i disegni su carta.

Cortesia Noseda’s Gallery, Como

Luisa Albertini sembra raccogliere nelle sue opere immagini tratte dalla fantasia, fondendo uomini, animali e piante  creando “esseri impossibili”, immaginari.

L’artista utilizza forme, colori e segni, per dar vita a successioni di volti ed elementi che, come fossero frutto di un incessante flusso di coscienza, emergono gli uni dagli altri, legati tra loro in un costante mutare ed evolversi di pensieri.

Un po’ come quando appuntiamo delle idee su un pezzo di carta senza badare troppo all’ortografia a alla forma, tralasciando virgole e trascurando qualsivoglia orpello, scrivendo rapidi una parola dopo l’altra ciò che ci passa per la testa, prima che quell’immagine svanisca; così Luisa Albertini  sembra usare il disegno e la pittura,  per far fluire liberamente la propria immaginazione, per esternare le forme bizzarre che la mente costruisce, mettendo l’uno  sull’altro i tanti variopinti “mattoncini” delle sue esperienze.

Quello che resta delle opere di Luisa Albertini è un invito ad immaginare e a sperimentare, prima di tutto per noi stessi, per trovare i nostri percorsi ed inclinazioni, svincolandoci dalla smania del successo e della popolarità, ricordando che la nostra testa è una pullulante fucina di idee e pensieri, che  ci permette di concepire immagini e fantasie solo nostre, imperscrutabili e a volte incomprensibili per gli altri, che per noi però hanno senso e significato, come la  frase sgrammaticata che ci siamo appuntati frettolosamente su quel pezzo di carta.