Melania Dalla Costa: “Amo l’uomo che è in me”

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Melania Dalla Costa Ph. Maria La Torre

L’insanità mentale, la dipendenza dalle droghe e la storia di un’amicizia nata in una clinica psichiatrica dove due donne troveranno la forza di rinascere insieme. Sul grande schermo con Francesca Inaudi per il film Stato di ebbrezza di Luca Biglione presentato a Cannes, Melania Dalla Costa racconta gli inizi della sua carriera da attrice ed è già al lavoro in nuovi progetti che la vedranno impegnata in autunno dopo il Festival del Cinema di Venezia.

Come nasce la sua passione per la recitazione?

Nasce dal mio nome, mia madre è amante del cinema ed era affascinata dall’attrice di “Via col vento” e con un padre, ex pittore e fotografo italo-francese. Sono cresciuta in un ambiente artistico anche in sala da pranzo,vedendo mio padre che dipingeva e ogni tanto schizzava del colore nella pasta mentre si mangiava.

Si ricorda un evento off e insolito di quando ha iniziato?

Alle scuole medie quando mi chiesero di interpretare la Primavera di Vivaldi a teatro. Lì la mia prima interpretazione fisica e con il corpo. E’ nata così anche la mia passione per la musica classica, amo molto Mozart e Chopin.

Il primo casting? Deve essere stato emozionante…

Il primo casting che ho fatto è stato per Maccio Capatonda. Avevano provinato 1500 persone per il mio ruolo. Sono stata me stessa senza attacarmi troppo alla tecnica e questo secondo me ha vinto.

Nel film Stato di ebbrezza che ruolo interpreta?

Interpreto Beatrice, una giovane mamma tossicodipendente e bipolare. Un ruolo molto difficile che ho concordato con il regista e che ha portato ad un mio peggioramento estetico e ad un aumento di dieci chili. Un film che si ispira alla storia della comica di Zelig, Maria Rossi, che è stata ricoverata in una clinica psichiatrica, dopo l’abuso di alcol provocato dalla perdita della madre che l’ha mandata in crisi. In clinica incontra il mio personaggio, Beatrice, e tra loro nasce un’amicizia surreale che porterà le protagoniste a superare ogni cosa.

E’ stato difficile interpretare il suo personaggio?

Sì, difficilissimo perché lontano dal mio stile di vita. Non mi drogo, non fumo e non bevo. Ho praticato sci di fondo a livello agonistico per dieci anni. Ho frequentato una clinica psichiatrica dove ho intervistato pazienti e medici. Ho scoperto che queste persone perdono l’equilibrio perché sono sole e non hanno avuto una persona accanto nei momenti difficili. E sono cresciute in un contesto disagiato dove non hanno ricevuto amore. Il personaggio che interpreto lo lego ad una canzone, Alleluja di Jeff Buckley.

Se le chiedessero chi è l’uomo più importante della sua vita, cosa risponderebbe?

L’uomo che è in me. Che mi dà il coraggio e la forza di superare ogni cosa.

Dopo Cannes il prossimo step sarà Hollywood?

C’è stata una proposta da un set hollywoodiano che sto valutando.

Il suo film preferito?

Quello che mi piace di più è Dogman di Matteo Garrone che sa raccontare la complessità dell’animo umano in cui vive il buono e anche il cattivo.

Un regista con il quale le piacerebbe lavorare?

François Ozon che è un regista francese, Jeune et Jolie è la sua opera che mi piace di più. Lui sa raccontare benissimo le tematiche gay e transgender. Mi piacerebbe molto interpretare un uomo che ama un altro uomo.

E dal suo futuro cinematografico cosa si aspetta?Un nuovo ruolo?

Nel mio prossimo film Summer Dew sarò Martina, una ragazza lesbica, e il film parla di una storia d’amore tra due donne a Sarajevo.