“Misura e proporzione”, questo dev’essere l’opera d’arte contemporanea, soprattutto nell’ambito dell’astrazione. Così, con questa considerazione inattuale, Roberto Floreani mette il proprio suggello a un approccio “metateorico” all’arte. E del resto Floreani è uno dei (pochi, pochissimi) “esemplari” di artista visivo che è anche intellettuale: produzione artistica e saggistica. Futurismo, soprattutto. Astrattismo e Futurismo: può sembrare una contraddizione, ma nel fare artistico di Floreani prende la forma del palindromo. Biennale di Venezia-Padiglione Italia, Palazzo Te a Mantova, Fondazione Re Rebaudengo di Torino, antologica alla gran Guardia di Verona, personali nel mondo e acquisizioni in importanti collezioni, senza contare le commissioni istituzionali di progetti teatrali e l’attività saggistica. Pittura ma non solo, appunto: c’è anche la fisicità delle azioni teatrali.

Floreani è l’artista della “Città ideale”, ovvero, per chiosare Angelo Crespi, “la centralità della pittura nell’ambito del contemporaneo“, ovvero il grande “affresco sull'”eterno ritorno” della pittura nella storia e “la [sua] rilevanza espressiva riferibile alla Bellezza, alla Misura e alla possibilità che l’opera d’arte possa contenere anche un messaggio di natura spirituale“. Caratteristica essenziale del suo lavoro è l’impiego di una materia esclusiva applicata per stratificazioni e combinazioni di linee curve e strutture circolari, pattern geometrici e ricerca di tonalità cromatiche: “Flatlandia“, verrebbe da dire pensando al reverendo Edwin Abbott. Un pittore “astratto”? Sicuramente, ma multidiscipinare. “Astratto” largo sensu. Esempio: Ettore Spalletti è “astratto”? “Sento di far parte del meraviglioso progetto che, a partire da quegli anni ‘10 che cambiarono il mondo, decise d’interpretare la realtà attraverso il non riconoscibile”.
Lui è Roberto Floreani e l’abbiamo visto, guardato e ascoltato al Mondadori Media Store di Milano, con un’esposizione di alcune opere della serie Ricordare Boccioni, esposta ai Musei Civici di Padova, in occasione della presentazione del suo volume Umberto Boccioni. Arte-vita, “il primo saggio su Boccioni scritto da un altro artista”, dove vengono date priorità di lettura del tutto nuove, prima fra tutte quella relativa alla ricerca plastica del grande artista.