Ottavia Fusco, vedova di Pasquale Squitieri, sul palcoscenico con La strana coppia che ha debuttato al Sistina di Roma lo scorso 31 ottobre con Claudia Cardinale, concede un’intervista al ilGiornale OFF.
Lei ora è in scena con l’ex compagna di suo marito Claudia Cardinale. Una strana coppia, ma soprattutto una strana situazione…
L’idea di mio marito Pasquale strizzava l’occhio a questa situazione, non c’è dubbio. L’idea è nata a settembre dell’anno scorso. Mio marito poco più di un anno fa ha avuto un gravissimo incidente in macchina, ragione che l’ha portato a non esserci più (era il 18 febbraio 2017). A settembre del 2016 lui, che con la mente e con il cuore continuava a progettare, mi ha detto: “Dobbiamo inventarci qualcosa per la stagione prossima”. Così, sapendo che il mio specifico è il teatro, mi disse: “Mi piacerebbe tanto dirigere Claudia e te in scena insieme. Ma che cosa ci possiamo inventare?” Quasi come battuta quella sera venne fuori il titolo La strana coppia di Neil Simon. E Pasquale disse subito: “Questa è una bellissima idea! Domani chiamo Claudia!”. Da lì abbiamo cominciato gli incontri con la Pragma, la società che ci sta producendo, ma poi purtroppo Pasquale non ha potuto completare il lavoro e le prove le abbiamo cominciate solo a settembre di quest’anno. Avevamo fatto già fatto diversi incontri a casa, sia con la produzione che con il suo aiuto regia prediletto Antonio Mastellone. E alla fine è stato proprio Antonio a ereditare il grande desiderio e progetto di Pasquale di dirigere, e vedere in scena insieme, la sua storica compagna e sua moglie, ultimo grande amore. E ora eccoci qua.
In questa commedia le due donne sono diversissime. Il personaggio di Olivia le somiglia?
Le due donne sono straordinariamente diverse, come lo siamo Claudia ed io. Il personaggio di Olivia mi diverte molto perché effettivamente ci sono degli aspetti abbastanza simili, ma più che altro è il personaggio di Olivia che sta entrando dentro Ottavia. Diciamo che il mio rapporto con le pulizie domestiche è molto peggiorato dallo spettacolo in poi. Però certamente anche dal punto di vista fisico, chiaramente, il personaggio di Olivia Madison che interpreto io (quello che storicamente nel film ha interpretato Walter Matthau) è strutturalmente più adatto a me, esattamente come Fiorenza Ungher (interpretato nel film da Jack Lemmon) è strutturalmente più adatto a Claudia. Come attribuzione di ruoli sicuramente Pasquale si è ispirato alle nostre reciproche diversità. Poi chiaramente anche l’idea di realizzare questa commedia e il titolo stesso ha ispirato il divertimento di Pasquale perché io e Claudia siamo obiettivamente una strana coppia.
Quindi è stato un po’ uno scherzo quello di Squitieri?
Diciamo che lo scherzo più grande ce l’ha fatto mollandoci da sole a realizzarlo in scena. Però Pasquale era un uomo di una straordinaria intelligenza, e come tutte le straordinarie intelligenze condita di gran senso dell’ironia e dell’umorismo. E indubbiamente questa scelta alimenta questa aspirazione all’umorismo e all’ironia.
Durante lo spettacolo è capitato anche qualche episodio buffo non programmato?
Gli episodi divertenti succedono sempre quando c’è qualche incidente in scena. Come è successo la sera della prima al Sistina. Ricordo che avevamo fatto diverse prove per capire quale fosse l’oggetto più adatto per riprodurre l’effetto del getto che io in una scena avrei dovuto spruzzare in faccia alle mie amiche. Alla fine avevamo scelto di utilizzare un sifone del telp. La scena era stata provata e stra-provata. Tuttavia, la sera della prima al Sistina succede che quando faccio il mio ingresso con il carrello degli aperitivi la tendenza del palcoscenico fa si che l’unico oggetto che cada rotolando lentamente, ma inesorabilmente, verso la platea sia proprio questo sifone del telp. Io non me ne sono accorta e chiaramente quando lo dovevo utilizzare non c’era. Così per compensare ho deciso subito di aprire una lattina di birra, che fortunatamente c’era sul carrello con altre bibite, e di scuoterla innaffiando in tal modo tutte le mie colleghe. Un imprevisto che però si è trasformato in un episodio buffo che sta benissimo con il personaggio di Olivia Madison. Quindi gli episodi divertenti accadono, anche sugli incidenti in scena.
E con la Cardinale cosa accade?
La cosa più divertente è che effettivamente io e la Cardinale ci divertiamo molto insieme, siamo veramente molto buffe. Poi, è chiaro che il sotto-testo che diverte il pubblico è il fatto di vedere me e lei che litighiamo. I litigi in scena vengono anche letti dal pubblico con dei sotto-testi legati all’immaginario della realtà, e risultano ancora più divertenti. La scena finale della litigata è per il pubblico un gran divertimento. E credo che probabilmente facendo teatro si risparmino centinaia di euro dagli psicanalisti.
Di fatto non ci può essere nessuna rivalità personale con Claudia, tantomeno mia nei suoi confronti. Abbiamo vissuto due momenti diversi della vita di Pasquale e io ho il privilegio di avere vissuto gli ultimi tredici anni, di essere sua moglie e di poter portare con grande fierezza la cosa più bella che lui potesse donarmi, e cioè il suo cognome.
C’è un messaggio che in qualche modo volete lanciare attraverso questa spettacolo?
Lo spettacolo è un omaggio a Pasquale, al suo amore, alla sua creatività. Non è una commedia da messaggi esistenziali particolarmente intensi perché è una commedia brillante, divertente. Un cult movie trasferito in teatro, al femminile. L’afflato, il motore di questo spettacolo, è realmente un saluto d’amore nei confronti di Pasquale. Noi siamo insieme, io e Claudia, per rendere omaggio a un uomo che tutte e due abbiamo amato in modo molto profondo e che resta nel nostro cuore.
Questa volta non è stato possibile…ma lei in passato è stata diretta da suo marito…
Ho lavorato con lui in due bellissime opere teatrali: Lettera al padre di Franz Kafka e Piazzale Loreto, scritto e diretto da Pasquale. Il debutto di quest’ultimo spettacolo era stato al festival città teatro di Benevento, allora diretto da Ruggero Cappuccio, che ebbe un gran coraggio a presentare questo testo che suscitò molte polemiche (io rappresentavo una Edda Ciano che fa i conti con la morte del padre Benito Mussolini). In seguito lo portammo a Roma al Quirino riscuotendo un grande successo. Pasquale mi ha diretto in questi due lavori e poi, l’ultima volta in un contesto recital di canzoni intitolato Gli anni zero.
Di cosa si trattava?
È una bellissima raccolta nella quale sedici grandi firme, tra le quali anche quella di Pasquale, hanno scritto per me il testo di una canzone. Tra queste firme ci sono Umberto Eco, Lina Wertmüller, Dacia Maraini, Magdi Cristiano Allam e Edoardo Sanguineti. L’idea partì dal fatto che la canzone del grande professor Edoardo Sanguineti, musicata da Liberovici, venne rifiutata da Baudo a un’edizione del Sanremo con la motivazione che “gli intellettuali devono fare gli intellettuali e non scrivere canzonette”. Quindi stimolata da questo rifiuto ho chiesto ad altri quindici grandi intellettuali di scrivermi proprio una canzonetta. Così alla fine è venuta fuori la raccolta Gli anni zero che poi abbiamo messo in scena con la regia di Pasquale che realizzò anche dei bellissimi video per il concerto. Questo è un lavoro che voglio assolutamente riprendere perché è davvero un record mettere insieme tanti nomi in una compilation, in un progetto discografico. È stato un progetto discografico ma soprattutto teatrale che poi ho portato dall’Auditorium Parco della Musica di Roma, al teatro Franco Parenti di Milano…e l’allestimento era di Pasquale.
Come regista come era suo marito?
Lavorando e vivendo con Squitieri direi che è come aver imparato a guidare a Napoli. Soprattutto lavorativamente era davvero come imparare a guidare la macchina a Napoli. Poi chiaramente dato il rapporto che ci legava (e che ci lega) quando si lavorava insieme se poteva fare sconti a qualcuno li faceva, si conteneva. Con me assolutamente no. Per cui c’erano momenti di assoluta disperazione. Ma quando alla prima del Quirino con Piazzale Loreto è venuto in camerino e mi ha detto “devo ammettere che sei davvero una grande attrice”, è stata davvero una della più belle soddisfazioni professionali della mia vita. Era molto esigente ed era un grande maestro perché veramente da lui si imparava molto.
E come uomo, come l’ha conquistata?
Ci siamo conquistati con un senso di parità di rapporto. Il nostro è stato un incontro di intelligenze, folgorato da un’attrazione fortissima. Ci siamo innamorati a colpo d’occhio, davvero con uno sguardo. E la cosa molto bella era sentire quanta bellezza c’era nello scambio tra le nostre intelligenze. Tutto passa attraverso il pensiero, attraverso l’intelligenza: dall’erotismo alla complicità. Io ho avuto il privilegio di vivere con lui tutte le sfumature che un rapporto uomo-donna possa presentare: dall’essergli amica, figlia, moglie, amante. E all’ultimo averlo assistito come un’infermiera. Con Pasquale posso dire di aver vissuto tutte le sfumature di un rapporto. Ecco perché dopo Squitieri solo un extraterrestre.
Un bellissimo pezzo di vita…
Sì, proprio come il testo della canzone che lui ha scritto per me nella compilation Gli anni zero. Si intitola proprio “Nu piezz e Vita” e la cantiamo insieme, lui recitandola e io cantando il ritornello.
La canzone comincia pensando a un amore che ha un distacco. E adesso leggendola alla luce di quello che è accaduto è ancora più emozionante.
Tra i tanti, quale è il ricordo più bello che conserva di suo marito?
Il ricordo più nitido e più lontano che ho di Pasquale è il nostro incontro casuale all’interno del bar Rosati a Roma. Ero andata a studiare un copione che dovevo preparare per Lina Wertmuller (si intitolava L’estate Torrida) e al tavolino vicino c’era seduto Pasquale, Tony Renis e un altro loro amico. Siccome c’erano solo due tavoli occupati (i nostri) era inevitabile sentire i loro discorsi, ma soprattutto il commento di uno dei tre diceva a Pasquale: “che bella quella donna!”. Al ché Pasquale gli rispondeva: “sì, è davvero strana!”. Io li sentivo chiaramente ma facevo finta di nulla. Poi, a un certo punto si sono alzati e uno dopo l’altro mi hanno sfilato davanti. Ricordo che appena mi è passato vicino Pasquale io ho alzato lo sguardo. Lui mi ha guardato (e io questo sguardo ce l’ho in mente con una nitidezza impressionante) ed io gli ho teso la mano e mi sono presentata. Beh, quella mano non ce la siamo più lasciata. Fino all’ultimo istante.
Come si seppe dai media, al funerale di Pasquale Squitieri c’erano pochi personaggi dello spettacolo ma molta gente comune…
Noi abbiamo fatto un giro di saluti, sia a Castelnuovo di Porto dove io e Pasquale vivevamo insieme (e dove io continuo a vivere), poi a Roma a Piazza del Popolo alla Chiesa degli Artisti e il giorno dopo a Napoli alla Chiesa della Sanità, dove lui era stato battezzato. Nella sua città natale c’era una marea impressionante di gente. E anche a Roma la cosa bellissima è stata proprio la partecipazione della gente comune dalla quale Pasquale era molto amato. Lui era un personaggio che non aveva vie di mezzo: o era molto amato o era detestato. Ed è lo spirito più libero che io abbia mai conosciuto, quindi era molto facile per lui attirarsi delle grosse inimicizie. E questo chiaramente gli ha portato anche delle grosse ostilità e degli etichettamenti che proprio non gli corrispondevano, perché Pasquale non era né un fascistone né un uomo di destra o di sinistra, Pasquale era un grande uomo libero. E questa è una cosa che difficilmente viene accettata perché una persona che possa permettersi la libertà di pensiero e di azione che ha avuto Pasquale suscita molta invidia.
Lei in una precedente intervista a noi di OFF ha affermato che è stato il sistema ad uccidere suo marito, più che la malattia…
Io sono ancora in attesa di un ricorso che ho avviato in Senato perché Pasquale è stato uno dei sei capri espiatori del Senato, insieme a Cecchi Gori, avendo avuto la sospensione del vitalizio per un reato ridicolo avvenuto quarant’anni fa, non solo prescritto ma per il quale lui aveva avuto la grazia dal presidente Pertini. E quando si è trattato di cominciare l’opera di “moralizzazione”, come è stata definita da qualche politico, uno dei sei sospesi da vitalizio e assistenza sanitaria del Senato è stato Pasquale (era ex senatore della Repubblica). E questo noi lo abbiamo appreso purtroppo a un mese dall’incidente gravissimo che Pasquale aveva avuto. E tuttora non è stato ripristinato né il vitalizio né, ovviamente, la reversibilità che ne consegue. Noi abbiamo dovuto vendere un sacco di cose per poter permettere delle cure adeguate e dignitose a mio marito. E su questo noi siamo stati aiutati da due persone: Claudia Cardinale e mia madre Ester. Ci hanno veramente sostenuti in questo. E per me e Claudia questo omaggio a teatro che facciamo a Pasquale assume un significato ulteriore. In ogni caso sicuramente per me è un grosso privilegio avere accanto una collega prestigiosa, un vero e proprio mito dello spettacolo internazionale.
Cosa vorrebbe venisse riconosciuto a suo marito?
Io mi auguro che presto questo nodo venga sciolto, che a Pasquale venga restituita la sua onorabilità e che venga rimediato a un grave colpo che Pasquale ha ricevuto dalle istituzioni. Noi siamo stati privati soprattutto dell’assistenza medica, ed è stata una cosa gravissima anche perché Pasquale aveva una pensione sociale, quindi quello che entrava in casa nostra erano soli 620 euro al mese. Avevamo spese di interventi chirurgici (ne ha subiti quattro nel giro di un anno e mezzo) assistenza a casa ecc.. E’ stato una sofferenza per Pasquale che soltanto le persone che abbiamo avuto vicino possono immaginare. E in più c’era questo suo grosso rammarico: lui era molto fiero di aver rappresentato lo Stato Italiano come senatore della Repubblica e purtroppo per queste piccole dimostrazioni di potere, che però possono fare molto male, a lui è stato arrecato un grave dolore.
Perché è accaduto questo?
C’era bisogno di capri espiatori noti per fare titoli dei giornali. Tra i sei sospesi c’erano due senatori sconosciuti al pubblico che dopo pochi mesi hanno riavuto immediatamente la riabilitazione e il ripristino del vitalizio. Gli altri quattro senatori (parlo di Senato perché ci sono altri sei deputati della Camera che hanno subito la stessa privazione ma che non ricordo perché non me ne sono occupata) erano Vittorio Cecchi Gori, Pasquale Squitieri, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. So per certo che ai due sconosciuti il ricorso è stato immediatamente accolto e dopo tre/quattro mesi hanno riavuto tutto.
Nel caso di suo marito, perché era stato coinvolto in questa “opera di moralizzazione”?
Pasquale quando aveva 27 anni ha lavorato per sei mesi al Banco di Napoli, ad Aversa. Lavorava alla cassa, e in quanto cassiere ha avallato il pagamento di un assegno di due milioni di lire per delle persone che glielo avevano chiesto. Questa cosa è stata risarcita immediatamente appena è venuta fuori. Tuttavia è accaduto che ben sedici anni dopo, quando ha vinto il festival di Mosca con il film Razza Selvaggia (che di fatto era un film contro la Fiat) è stato arrestato sull’aereo in partenza. Da lì, col pretesto di questa condanna di sedici anni prima, si è fatto un anno e due mesi di speciali. È stata poi la grazia di Pertini a consentirgli di uscire di prigione. Appena è uscito ha ripreso a lavorare e ha realizzato Claretta e tutti gli altri successi che ben conosciamo. Succede poi che anni dopo diventa senatore della Repubblica, e due anni fa quando è stata messa in atto l’opera di moralizzazione circa le persone che abbiano avuto procedimenti penali (che si è fermata a punire dodici persone: sei del senato e sei della camera), Pasquale è risultato un nome che di certo faceva gola in qualche modo tirare dentro, anche per fargli pagare il suo senso di libertà, il suo essere una voce fuori dal coro. Questa è la realtà dei fatti. E io mi auguro di avere buone possibilità che questa situazione venga chiarita. È una battaglia che io sto portando avanti con il nostro avvocato e con chi ci voglia sostenere per rimediare a questa grossa ingiustizia.
Poi questa situazione è arrivata anche a complicare un periodo particolarmente difficile…
Quando è avvenuta questa sospensione non si sapeva Pasquale avesse avuto questo incidente così grave, però successivamente nei ricorsi che noi abbiamo presentato abbiamo supplicato di ripristinare quantomeno l’assistenza sanitaria con tanto di certificati medici. Niente da fare. C’erano mille cavilli burocratici. La commissione si è poi riunita un mese dopo la morte di Pasquale. Siamo andati avanti un anno e mezzo a supplicare per dargli un’assistenza adeguata al suo personaggio e a quello che ha rappresentato soprattutto per la cultura italiana e per la nostra Italia in giro per il mondo. E questa è una grossa ingiustizia.
Un’ingiustizia che lei ora vuole colmare anche attraverso questo ricorso…
Sì, soprattutto per continuare a far parlare di Pasquale, perché è giusto che venga ricordato. Io voglio che il nome di mio marito continui ad essere ricordato e voglio che gli venga restituita la sua giusta dimensione di grande uomo di cultura e di uomo che ha dato moltissimo al nostro Paese.
Io credo che lui sarebbe felice di sapere che il suo pensiero e la sua personalità è portata avanti in questo modo con tanto amore. Credo che sarebbe felice di questo. E lo faccio per questa ragione, perché so di averlo vicino incondizionatamente.
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