Va bene mettere a profitto i musei, le ville storiche e tutti i “gioielli” della cultura italiana che, a detta di tutti, ma proprio tutti, rappresentano “il nostro petrolio”.
Va bene, anzi stra-benissimo, adottare strategie commerciali per rivitalizzarli, ‘chè col solo biglietto d’ingresso le strutture non possono sopravvivere.
Ben vengano dunque i bookstore, i ristoranti e i bar e le vendite di merchandising connesso. Ben vengano anche le locazioni di spazi museali in affitto per eventi collaterali e anche no. Vivano il commercio e la pubblicità che ne è l’anima. In Inghilterra alcuni musei sono GRATUITI e rappresentano il fiore all’occhiello del Regno, merito di sanissime conduzioni di project management culturale.
Ecco, qui in Italia qualche project manager culturale c’è, vedi le famigeratissime nomine alla direzione dei musei volute dal ministro Franceschini due anni fa, quelle del tedesco a dirigere il Parco Archeologico di Paestum per intenderci. Sul resto verrebbe da dire “stendiamo un velo pietoso”.
E invece no. Il velo pietoso lo togliamo e mettiamo a nudo una imbarazzantissima, tristissima, “novità”. Eccovela: Vigevano, cittadina in provincia di Pavia con “la piazza più bella d’Italia” e sede del Palazzo in cui nacque la “Divina” Eleonora Duse. In via XX Settembre. Recita la targa commemorativa: “Il 3 ottobre 1858 / nacque in questa sede / Eleonora Duse / per segno divino / una delle più grandi attrici del mondo”. Bene. Varcata a soglia dell’augusta dimora uno pensa di far l’ingresso in un museo, in uno spazio espositivo con la presentazione al pubblico di fotografie, libri, lettere manoscritte, testimonianze storiche, quadri, magari riproduzioni 3D e opere video, insomma tutta quella produzione che di solito fa parte di uno spazio istituzionale di elevatissimo valore culturale aperto al pubblico, non solo di Vigevano ma dell’Italia e del mondo. E invece no.
Proprio ieri Edoardo Sylos Labini, a Vigevano per una lezione al liceo San Giuseppe, durante una passeggiata in centro scopre il velo di Maya e scopre l’incredibile: il Palazzo in cui nacque Eleonora Duse è diventato un mini-centro commerciale gestito dai cinesi.
Allora, la specificazione del gruppo etnico serve solo a render bene l’immagine che tutti noi abbiamo in mente quando associamo le due parole negozio+cinesi, quindi qualcosa di molto più “strong” di un normale negozio. Infatti l’ingresso di Palazzo Duse è provvisto di tornelli….ma non sono i tornelli dei musei! Sono le “casse”, quelle del supermercato, oltre le quali ti si aprono agli occhi gli scaffali con i vestiti e gli ombrelli e le chincaglierie del mini market!
Non c’è una “camera di compensazione”, un’anticamera, un passaggio di “mediazione” che almeno introduca il visitatore al mini-market quando pensa di essere nel museo di Eleonora Duse: no, nessuna mediazione, il mini-market E’ la prima cosa che vedi appena entri.
Sembra il mercato, sembra una de-contestualizzazione ma qui le birbanterie dell’arte contemporanea c’entrano niente. C’entra invece il fatto che una possibile rappresentazione non solo dell’eccellenza italiana, ma dell’eccellenza della cultura italiana, meta di turisti e sede in cui nacque il mito Eleonora Duse, potenziale fonte di profitto culturale e commerciale per Vigevano e non solo, è diventato un supermercato dove vendono ombrelli e borse. Ma che cazz??, vien da dire.
Anche lì, nascosta dietro ai tornelli, abbiamo la cultura italiana. Offesa, come al solito, da un’amministrazione ignorante! L’Italia è anche lì, riprendiamocela con la nostra Cultura e la nostra Identità. #CulturaIdentità