TriApology, jazz rock che rivoluziona i classici

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triapology-«TriApology è un trio che si avvale dell’elettronica per sperimentare nuove possibilità sonore». Definisce così Vincenzo Saetta la singolare formazione campana composta, oltre che da se stesso (sax alto ed elettronica), da Michele Penta (chitarre, loop ed elettronica) ed Ernesto Bolognini (batteria). I tre musicisti, nonostante si conoscano da diverso tempo, solo da un paio d’anni hanno deciso di unire le forze iniziando a sperimentare l’uso di elettronica e loop station. Quasi per gioco, e un po’ per necessità, compensando così la mancanza del basso.

«All’inizio abbiamo avuto delle difficoltà perché suonare senza basso non è sempre facile, dovevamo creare un sound personale e soprattutto il giusto interplay con l’elettronica di cui facciamo uso io e Michele» spiega Vincenzo.

In breve tempo tutto questo si è rivelato il loro punto di forza, riuscendo a forgiare un suono insolito, ibrido, che parte dall’acustico e sul quale vengono innestati elementi elettronici suonati live che permettono di ampliare le possibilità timbriche della musica.

Ma per Michele la band può contare anche su un’altra carta vincente: «L’amicizia che ci lega da ormai un decennio contribuisce a creare una certa complicità musicale».

Molteplici i loro riferimenti musicali, alcuni comuni e altri individuali, «ma sicuramente complementari tra di loro» specifica Vincenzo, che aggiunge: «Ricordo che abbiamo lavorato tanto sul mood del trio di Jeff Ballard con Lionel Loueke alla chitarra e Miguel Zenon al sax. Ma anche sull’approccio all’improvvisazione di musicisti come Robert Gla-sper, Jason Lindner, Donny McCaslin, Mark Guiliana, e tanti altri».

Dopo aver suonato a lungo sulle navi da crociera («Una vera palestra sullo strumento, suonando tutte le sere per mesi, senza giorni di pausa»), il gruppo con Rockinnerage ha dato vita ad un personalissimo repertorio di matrice rock ma con un approccio jazzistico, dove gli audaci arrangiamenti creano, in questa fusione di tradizione, elettronica e melodie conosciute, un amalgama innovativo e un sound contemporaneo.

Su come siano arrivati a questo risultato, Ernesto dice: «Penso sia stato un incontro abbastanza naturale, è sufficiente non avere i “paraocchi”. Non basta conservare il passato, bisogna anche realizzare le sue speranze». Il progetto non è passato inosservato a Paolo Fresu, che l’ha definito l’album più interessante del 2016 e l’ha prodotto con la sua Tǔk Music.

Tra i brani in scaletta, oltre a classici di Jimi Hendrix, David Bowie, Police e Coldplay, un’interpretazione di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana dove tutta l’irruenza dell’originale viene dissolta in un’atmosfera sospesa, e una spiritata versione di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, che ospita una straordinaria Serena Brancale alla voce.

Sebbene orgogliosi di questo esordio discografico, i TriApology spiegano che non era questo, in realtà, il loro obiettivo: «Il nostro intento non era di fare un disco, ma quello di vederci, crescere e sperimentare insieme; poi, dopo un po’ di idee per noi interessanti, abbiamo ritenuto opportuno immortalare questo nostro capitolo musicale».

Ed ora, dopo il debutto, riflettendo sul futuro dicono: «Non abbiamo mete “definite”. Da subito abbiamo cercato di curare e goderci di più il percorso fatto insieme che “l’arrivo”. A volte le bandiere a scacchi, i podi, offuscano la vista».