E’ nata in Norvegia, ma da ventisette anni Nina Pedersen vive e Roma. Proprio nella capitale, all’Auditorium della Musica, lo scorso 10 novembre ha presentato Eyes Wide Open, il terzo album della sua carriera. Uscito per l’etichetta Losen Records con una distribuzione mondiale, il disco fa incontrare jazz, canzone d’autore ed elettronica, ma anche una serie di straordinarie figure del jazz nostrano: Giampaolo Scatozza, Pierpaolo Principato, Marco Loddo più due special guest come Aldo Bassi e Paolo Innarella. «Questo lavoro è un punto d’arrivo, che a sua volta è diventato un punto di partenza» spiega la vocalist e songwriter norvegese. «Ho trovato me stessa. Ho capito cosa voglio fare da grande e come lo voglio fare. Ho acquisito quella sicurezza e maturità che mi mancava, la coscienza delle cose, la serenità. Ora non vedo l’ora di continuare».
Ed infatti per Nina finire un disco è come finire un capitolo, subito si comincia a pensare al prossimo. Il suo è un amore completo per le note: «La musica è parte di me. I primi ricordi che ho della mia infanzia sono legati a lei: io in braccio a mia nonna che canto». Il debutto nel 2011 con Songs From The Top Of The World, al quale è seguito tre anni dopo So Far So Good.
Alla costante ricerca di nuove direzioni e con un incontenibile bisogno di esprimersi attraverso la scrittura, riguardo al suo stile ed ai riferimenti che sono stati fondamentali nel delinearlo dichiara: «Mi sento molto vicina sia alla musica tradizionale che a quella che oggi definiamo jazz “nordico”. Il mio bagaglio musicale viene dal nord. Mi piace il jazz italiano, come amo le varie musiche tradizionali del Mediterraneo, ma non fanno parte di me, e quindi non credo che influiscano su ciò che scrivo. Il fatto è che sono straniera ovunque mi trovo. Mi sento norvegese in Italia e italiana in Norvegia. Ho due patrie, ma nessun posto che chiamo casa. Mi sento molto “contaminata” io stessa».
Ospite dell’orchestra Hardanger Big Band e della Moonlight Big Band, fondatrice e direttrice del coro ConCorde e del Skandik Vokal Ensemble, con all’attivo diverse colonne sonore, la cantautrice jazz dallo stile contemporaneo da decenni si dedica anche all’insegnamento. Oggi dice di essere in una fase positiva del suo percorso artistico: «Sento che posso raccogliere i frutti di un lungo e spesso faticoso e frustrante periodo di semina. Un po’ come quando parli e nessuno ti ascolta. Ora mi sembra che quello che ho da dire a qualcuno interessa!».
Ma i traguardi da raggiungere sono ancora tanti: «Come ogni musicista sogno di continuare a girare il mondo suonando. E poi mi piacerebbe cantare con un’orchestra sinfonica. Chissà, forse un giorno…».