“La periferia romana? Specchio dell’Italia”

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Il-Contagio-1-696x394Quarant’anni fa Pasolini sosteneva che la borghesia si stesse “imborgatando”. Visto il modo in cui si è trasformata la società italiana negli ultimi anni, possiamo dire che il poeta friulano abbia avuto una grande intuizione.

E ora con il film Il Contagio (al cinema dal 28 settembre), Matteo Botrugno e Daniele Coluccini puntano a descrivere, con estremo realismo, le dinamiche che portano all’osmosi tra il centro e la periferia.

A ispirarli il romanzo omonimo di Walter Siti e quella passione che li ha spinti, sin dal loro primo lungometraggio (Et in terra pax), a ritrarre le vite al limite della borgata capitolina: «Noi pensiamo che la periferia di Roma possa essere lo specchio dell’Italia, e in generale di tutte le persone poste ai margini delle grandi città che non hanno le stesse opportunità di coloro che abitano più in prossimità del centro, o nei centri più agiati», racconta Botrugno.

In questo caso siamo in un fatiscente condominio del Laurentino 38 e la storia è quella di due amici: Mauro (Maurizio Tesei), sposato con Simona (Giulia Bevilacqua) e scagnozzo di un violento boss (finirà per far carriera in una sorta di suburra da Mafia Capitale) e Marcello (Vinicio Marchioni), giovane preda della cocaina e della propria vanità, pronto a martirizzare la povera moglie (Anna Foglietta)e a sfruttare l’innamoratissimo Walter (Vincenzo Salemme), che da personaggio passivo del romanzo diviene qui narratore onnisciente.

Presentato alle Giornate degli Autori dell’ultimo Festival di Venezia, il film propone così uno sconvolgente ed intenso quadro di vizi e debolezze nostrane, dove la povertà umana si sposa spesso con quella dell’animo e alla coscienza non rimane altro che pronunciare una disperata battuta finale.