“The First Shot” è l’unico italiano (precisamente è una produzione italo-cinese) presente nel Concorso Ufficiale della 53esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Sin dalle prime immagini si nota, da un lato la natura documentaristica, dall’altro la voglia di sperimentare da parte di due giovani registi, Yan Cheng e Federico Francioni. Lo spettatore si trova di fronte tre esistenze distanti e differenti ma accomunate da una condizione che viene rilanciata in domanda: cosa vuol dire stare nel presente? È da qui che sono partiti i filmakers (pronti a farsi in quattro, dalla sceneggiatura al montaggio), da un input di Cheng: tornare in Cina incontrando degli amici, giovani come lui, ricercando insieme a loro l’identità e facendo i conti con un oggi in continua trasformazione. «Ognuno di loro nato dopo il 1989, la fine di tutte le rivoluzioni. Alle loro spalle si intravede una storia contraddittoria, di sofferenze e incessanti mutamenti, dalla caduta dell’Impero all’era moderna, che ha inizio col primo sparo rivoluzionario, il 10.10.1911» (dalla scheda) – da qui il titolo. Va detto che ciascun protagonista – Peng Haitao, Liu Yixing e You Yiyi – riesce, a modo suo, ad entrare in contatto con la macchina da presa, abile nel catturare umanità soprattutto in alcuni punti e in base al carattere di chi sta “ritraendo”. In altri tratti si ha più una percezione di sguardo osservatore – non giudicante – e partecipe. L’obiettivo passa dalle macerie della Grande Muraglia (cogliendo anche lo stato socio-economico della Cina attuale) all’acqua, passando per le case in cui si entra in punta di piedi. Su tutto, degno di nota, è lo sguardo del duo registico, l’impegno di impastare le mani in ciò che più li riguarda facendolo con tutti i mezzi a disposizione.
“The First Shot” è stato girato per il 50% con un iphone, ma questo non ha costituito assolutamente un demerito, anzi sono state sfruttate le possibilità insite nella nuova tecnologia, compreso il rallenty. «Abbiamo avuto un approccio che ci portasse fuori dal naturalismo, componendo un viaggio espressivo», ha sottolineato Francioni. Puntando su questo, si riesce a far breccia nella platea di turno, uscendo anche dal contesto meramente cinese (che ben emerge), mettendo a tema questioni universali. Molto forte la frase della ragazza «io non ho messo alcun passato nel mio futuro». Ed è così che ci si ritrova a chiedersi, indipendentemente dalla nazionalità, quanta consapevolezza abbiamo del nostro passato. E ancora più provocatoriamente: c’è davvero un futuro? Cheng e Francioni, anche pensando al loro percorso “travagliato” con quest’opera, ci suggeriscono che il punto per la gioventù di oggi sia l’oggi perché quasi non si riesce a pensarlo il futuro.
Una curiosità che evidenzia come, nonostante tutto, si sia riconoscenti verso i veri maestri. “The First Shot” è dedicato a Giovanni Oppedisano, grande montatore, docente e direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia, nella sede dell’Aquila che è stata chiusa. Il film era stato finanziato con 5000 euro, ma «successivamente il corso è stato abolito. Dobbiamo molto a Oppedisano, anche per gli input datici e quando il corso è stato chiuso, abbiamo montato a Roma con lui che ci ha seguiti giorno e notte. In più è stata una figura totalmente in ombra pur avendo collaborato con Carmelo Bene e Gassman. L’anno scorso lui è scomparso e per quello che ci ha comunicato abbiamo voluto dedicargli questo lavoro. A proposito di stare nel presente, noi abbiamo fatto un percorso iper-rigoroso, eravamo a L’Aquila, facevamo un cinema del reale con persone che hanno dedicato la loro vita a trasmettere insegnamenti. Dopo tre anni ti ritrovi fuori da quelle mura, ma l’istituzione neanche sa che esisti per cui è stato per noi importante che il film venisse finalmente mostrato», ha rivelato il coraggioso e determinato Francioni.
«Cosa vedi attraverso la videocamera?» è un interrogativo diretto che Haitao rilancia. Alla visione la risposta, con l’augurio che il film possa girare.