Nella fiction di Raiuno “Tutto può succedere”, in onda ogni giovedì sera su Raiuno, interpreta il ruolo di Carlo, uno sciupafemmine con la sindrome di Peter Pan. Alessandro Tiberi, pur essendo molto diverso dal personaggio da lui interpretato, svela a OFF quali punti hanno in comune. E ci racconta i suoi progetti futuri.
Alessandro, com’è stato tornare sul set di Tutto può succedere?
Per me e i miei colleghi è stato come non esserci mai lasciati. Sembrava trascorso un giorno da quando avevamo finito di girare la prima stagione. Questo accade quando si lavora bene insieme e sul set si crea un’alchimia davvero magica. A noi è successo per davvero, non è la classica frase fatta che usano molti attori. Devo ammettere che nei quattro, cinque mesi trascorsi tra la lavorazione della prima serie e quella della seconda, sentivamo molto la mancanza gli uni degli altri. Ecco perché non vedevamo l’ora di tornare a riabbracciarci.
Quanto ti somiglia il personaggio di Carlo Ferraro?
Poco, pochissimo. A essere onesti, a me piacerebbe anche avere la sua leggerezza di fondo, grazie alla quale nulla lo turba più di tanto. Carlo crede, infatti, che ogni cosa, presto o tardi, sia comunque risolvibile. Io, al contrario, vivo tutto con più fatica e razionalità. Il suo modo di fare da eterno Peter Pan è davvero invidiabile. Io ho un atteggiamento più serioso nei confronti della vita.
A te è mai capitato in passato, come succede spesso a Carlo, di tradire?
Ho tradito e sono stato tradito. Da quando ho conosciuto la mia attuale compagna, però, mi sono convertito alla monogamia (ride, ndr). Mi piace troppo lei e ho occhi solo per lei. Abbiamo due meravigliosi bambini Dalia che ha 5 anni e Gregorio che ne ha 2.
Tutto può succedere racconta le dinamiche, spesso imprevedibili, che s’innestano in una grande famiglia. Tu da che tipo di famiglia provieni?
Mio padre era un doppiatore e anche mia madre lavorava in questo ambiente. Forse proprio per questo motivo hanno sostenuto e incoraggiato le mie passioni. E anch’io farò lo stesso con i miei figli. Se c’è una cosa che insegna Tutto può succedere è proprio questa: ciascun componente della famiglia può aiutare a migliorarti e a perseguire i tuoi obiettivi, anche quelli apparentemente irrealizzabili.
Com’è cambiata in questi ultimi decenni la famiglia nel nostro Paese e come ti auguri si evolva in futuro?
Mi preoccupa il fatto che si facciano ancora distinzioni, che si parli, per esempio, di “famiglia tradizionale” e di altri tipi di famiglie. C’è ancora molto da fare da questo punto di vista. Sono convinto che possa definirsi famiglia qualsiasi unione che si fondi su un ingrediente speciale: l’amore.
Prendendo a prestito il titolo di questa serie, qual è stata quella volta che hai pensato e detto a te stesso: “Ma, allora, davvero…Tutto può succedere”.
Mi è capitato quando ho avuto l’onore di essere chiamato da Woody Allen per fare il protagonista di un episodio del suo film To Rome with love. Sono cresciuto con il suo mito. Nella mia cameretta avevo tutti i dvd delle sue pellicole e tanti suoi libri. Per me è stato qualcosa di davvero inimmaginabile, non me lo sarei mai aspettato. A maggior ragione perché ho avuto l’opportunità di recitare al fianco di Penelope Cruz. Ero tesissimo, non riuscivo a capitarmi di quello che mi stava accadendo. E grande stupore è stato scoprire che sia Allen che la Cruz, pur essendo dei divi internazionali, erano e si comportavano come delle persone normali, con ammirevole semplicità.
In futuro ti vedremo di nuovo anche al cinema?
Sì, sono sul set di una divertente commedia che stiamo girando a Cuneo e che s’intitola Tu mi nascondi qualcosa. Recito, tra gli altri, al fianco di Rocco Papaleo e Giuseppe Battiston.