Con la Roncacci in tv, per pagare il canone c’è un motivo in più

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2317383900È quando la televisione di servizio svolge veramente il proprio compito che non ti dispiace pagare, almeno per una piccola percentuale, l’odiatissimo canone Rai. Capita non troppo spesso, purtroppo, ma fortunatamente capita. Alle 10 del mattino, per esempio, puntando il telecomando su Rai2, nei giorni feriali, accade che, se si è fortunati, si possa incontrare il volto amichevole e rassicurante di una brava giornalista della televisione di Stato, che, come direbbero i nostri vecchi, “sa il fatto suo.” Marzia Roncacci centra il bersaglio, puntata dopo puntata, riuscendo ad individuare, per ogni tema trattato, il focus che possa realmente interessare il suo pubblico. E non chiude il programma se non dopo aver dato almeno una soluzione plausibile, credibile e fattibile. Nel mare magnum dei programmi urlati e senza un vero punto di arrivo, il suo “Tg2 Lavori in Corso” che, fino allo scorso anno, era più semplicemente e confidenzialmente – anche più azzeccato – “Tg2 Insieme”, risulta essere una sorta di eccezione che nobilita la regola, confermandola. Sarebbe, infatti, auspicabile che ogni conduttore tenesse bene a mente ciò che la Roncacci sembra possedere per indole: rispetto per la notizia, per chi segue da casa, per gli ospiti in studio o in collegamento.

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Mai una voce che si sovrapponga all’altra, cancellando la dignità di un intervento; mai la possibilità di potersi occultare dietro ad artifici della parola o a politicismi salvavita. Non una vetrina per presenzialisti, ma una sorta di sportello aperto e disponibile per chi cerca risposta, semplicemente possibilità di sfogare il proprio disagio o, approfondire la conoscenza su una delle mille ansie quotidiane di questo nostro complicatissimo vivere.

Di caporalato, per esempio, se ne parla ovunque, ma è nel suo1478790663766_tg2lavoriincorso_o studio che gli italiani appurano le drammatiche conseguenze della svendita del lavoro in barba a più di un secolo di lotte operaie.  Il suo spietato obiettivo, puntato senza esitazione o paure su quell’angolo maledetto della Terra dei Fuochi, dove i bambini non diventano adulti e gli adulti non diventano anziani, dove gli anziani muoiono soprattutto di veleni, malaffare e malapolitica, denuncia quanto l’urlo straziato di una madre senza più figlio. Non è un’eroina, Marzia Roncacci. È una seria professionista.  Di quelle che ti piacerebbe conoscere per stringere loro la mano. In un mondo ancora coniugato al maschile, nel quale, troppo spesso, le donne si impongono solo se danno il peggio di sé, lei ritaglia un angolo di pregevole contegno per quello che in altri tempi sarebbe stato definito “la misura”.