Micol Ronchi: ho reagito alla violenza sui social

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img-20161107-wa0007Le donne sono qualcosa di prezioso. Ci proteggono, riescono a fornirci il giusto consiglio, la parola sperata, quella anche più cruda. Sono testarde, vero, ma rendono la vita di noi uomini piena, come spesso noi invece non riusciamo a fare. Ma è inquietante venire a sapere che ai giorni nostri in fin troppi casi vige un maschilismo imperante, dove la loro persona viene svilita e fatta a brandelli.
Accade per strada, tra i fischi della gente. Capita al ristorante, tra i mormorii dei commensali. Ma soprattutto succede sui social, con i commenti di persone che fin troppo a tratti ci rassomigliano.
E di questa piaga ne parliamo con Micol Ronchi, attrice, showgirl italiana e speaker in radio, che ha vissuto in prima persone queste piccole ma grandi violenze.

Quanto fa male, quanto infastidisce questa sorta di assedio mediatico? 

“All’inizio molto, non lo nascondo. Non sei abituata alla cattiveria gratuita, inaspettata. Ti immagini che se non fai male, questo non lo ricevi; ma non è così a quanto pare, ed essere catapultata in un mondo di insulti, attacchi e commenti sgradevoli di primo impatto ti stupisce, ti provoca anche rabbia. Poi i casi sono due, o ti fai sopraffare da questi, oppure inizi a rispondere, cercando di dare “pan per focaccia”.

In effetti, guardando la tua pagina Facebook, questi “tizi” abbondano…

“Ah, tantissimi! Di svariata natura! Ma uno mi è rimasto impresso più di tutti. Un po’ di tempo fa ricevo un messaggio da un ragazzo, il quale mi chiede “Ma tu sei più cagna o laida?”. All’inizio ho pensato di lasciar stare, rispondendogli per le rime. Ma col passare dei giorni, non so per quale motivo, mi continuava a rimbalzare in testa. Allora provavo a dimenticare, ma ritornava. Era diventato un pensiero costante, che mi distraeva e mi faceva male”

E cosa hai deciso di fare?

“Mi sono informata su questo personaggio, ho scoperto dove lavorava, e sono andata ad incontrarlo.  Mi sono munita di una telecamera, che ho prontamente nascosto nella borsa, e mi sono fatta trovare davanti a lui esigendo delle scuse per ciò che mi aveva scritto, per quel male inconscio che mi aveva provocato”

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E lui come ha reagito?

“Era incredulo, non capiva. Diceva che l’aveva fatto per noia. Brutta bestia la noia se ti porta a fare queste cose. Io infatti questi li chiamo i “grandi annoiati”, coloro che si divertono giocando con le persone, perchè forse la propria vita è troppo insulsa da vivere”

Ma non si rendono conto che possono provocare dolori invalicabili e più profondi?

“Che è stata una vera tragedia. Hanno distrutto una persona, abbiamo distrutto una persona. C’è un fondo di pura cattiveria in quello che è successo, e tutto ciò è terminato con un atto estremo. E non hanno capito ancora, nonostante tutto, che l’insulto non deve essere un passatempo goliardico. Perchè chi è più debole viene distrutto, mentre i più forti arrancano”

Con Facebook ci hanno messo in mano una pistola e solo i più stupidi premono il grilletto…

“Esatto. Ed è per questo motivo che secondo me a scuola dovrebbero insegnare quella che viene definita come coscienza sociale. Soprattutto in questi anni e in quelli a venire, in cui il social ormai è un’arma dirompente di comunicazione. Perchè i bambini sono il futuro in tutti i sensi. Perchè anche questi personaggi erano bambini, proprio come me, proprio come te”

Proprio come voi. Come tutti noi.