Nella notte tra il 22 e 23 marzo al Monumentale di Milano nel Reparto 20 Cinerari, pochi giorni prima della Pasqua, sono state rubate circa 35 opere, principalmente bronzi, per evidenti ragioni legate ad una migliore vendita sul mercato e anche perché questo materiale si danneggia meno facilmente, soprattutto se si ha il tempo stretto del ladro, rispetto ad altri come pietra, terracotta e marmo.
Da diversi decenni si perpetua la trafugazione della migliore scultura italiana dei secoli XIX e XX secolo, senza che quasi nessuno se ne accorga, a parte le famiglie proprietarie delle tombe per ovvie ragioni, realizzate e conservate a perpetua memoria del defunto ai posteri nei Cimiteri Monumentali italiani, veri e propri musei a cielo aperto.
Il furto, che è stato possibile anche perché al cimitero di Milano non esiste un circuito di sorveglianza con telecamere, ma l’assessore Franco d’Alfonso al Commercio, Turismo e Servizi Civici, ha promesso, un po’ tardi, che presto provvederà, la vicenda però ha sollevato un altro grande problema oltre quello della sicurezza, ad oggi infatti, sembra che non esista un inventario delle opere.
Facciamo un passo indietro, il Monumentale fa parte del circuito ASCE, Associazione dei Cimiteri storico-monumentali in Europa, costituito a Bologna nel novembre 2001, grazie a Mauro Felicori, oggi direttore della Reggia di Caserta, quello che lavora troppo, per intenderci, che ha come scopo la valorizzazione, tutela e conoscenza di questi luoghi. Da circa 15 anni i circa 180 cimiteri del circuito si sono impegnati, anche grazie alle associazioni e ai volontari a contribuire alla conservazione, e con una serie di eventi, alla raccolta fondi per i restauri.
Avremmo voluto segnalarvi le opere rubate, ma abbiamo solo notizie sui busti in bronzo dei piloti Antonio e Alberto Ascari, eseguiti da Orazio Grossoni e Michele Medani, e della Bambina che trascina una bambola della tomba Poli sempre dello scultore Medani, anche perché a tutti può capitare d’intercettarle, ma non è stato possibile perché pare non esista un elenco delle opere, o meglio al momento la direttrice del cimitero Delia Ranieri non se l’è sentita di farcelo avere e ci ha chiesto di parlare con l’assessore d’Alfonso, al posto di quest’ultimo abbiamo sentito il suo addetto stampa Mauro Rocco il quale dichiara che «c’è un indagine in corso, e non si può divulgare notizie».

Non cerchiamo i particolari delle indagini, vogliamo capire quali opere sono state rubate, per questa ragione abbiamo chiesto al Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Milano che però non hanno “ancora” ricevuto la denuncia, e dunque neanche l’elenco di un furto che pare essere stato eseguito da una banda specializzata che sta razziando i cimiteri della Lombardia. Subito dopo abbiamo cercato di raggiungere il Soprintendente Antonella Ranaldi (in ferie) e invano Beatrice Bentivoglio dell’ufficio Tutela Beni Storico Artistici della Lombardia per avere notizie sulle opere seguendo il loro inventario, sempre che esista.
La vicenda ha evidenziato chiaramente gravi lacune, il Monumentale da una parte viene considerato alla stregua di un museo, come si legge all’ Art. 2 Tariffe, del Regolamento dei Servizi Funebri e Cimiteriali del Comune di Milano (approvato lo scorso 19 gennaio 2015), «Il Consiglio comunale può istituire un biglietto, a pagamento, per l’ingresso nel cimitero Monumentale da parte di gruppi turistici in visita; la determinazione dell’importo seguirà i criteri già in uso per i musei civici», ma di tutto ciò che serve per la sua tutela non c’è traccia, così come le telecamere, i funzionari e l’inventario delle opere, sulle quali possiamo sapere qualcosa solo grazie all’impegno di volontari e associazioni culturali.
Qui trovate il sito che il comune di Bologna ha realizzato per il proprio cimitero monumentale:
http://www.storiaememoriadibologna.it/certosa