Napoli, i suoi TheRivati e l’Italia delle contraddizioni

0

La loro cifra distintiva è la fusione del blues con la tradizione italiana e in particolare napoletana, nel solco delle sonorità del Neapolitan Power. Sono i TheRivati, band che nasce dall’idea di Paolo Maccaro, fratello del rapper Clementino, e Marco Cassese. “Io e Marco vivevamo nello stesso appartamento a Roma – spiega Paolo –  In passato avevamo già scritto insieme alcuni pezzi per una band in cui Marco era il chitarrista. Poi un giorno, guardando un programma su MTV dove passavano solo musica veramente scadente ma estremamente popolare, ci siamo convinti che potevamo provare a metterci in gioco”. E così è stato. L’anno è il 2008, Clementino già comincia a farsi conoscere e Paolo dà inizio al proprio percorso, senza consigli o aiuti. “In quel periodo io e mio fratello avevamo altri progetti oltre alla musica, che era più un hobby”. Ora, invece, la musica è il lavoro di entrambi. Black From Italy, etichetta Jesce Sole e produzione esecutiva di fratel Clementino, è il secondo disco della band napulegna composta anche da Saverio Giugliano al sax, Antonio Di Costanzo al basso e Stefano Conigliaro alla batteria. Annunciato con un clip quasi a luci rosse, Black woman, forte delle nudità di Mariana Rodriguez, l’album parla d’amore, esalta la figura femminile e l’arte dell’acchiappanza, ma soprattutto è un’analisi lucidissima sui nostri tempi (non a caso nella copertina è raffigurata una prostituta, simbolo di una Italia che va a puttane).

Pezzi come Italy e Addore vedono il nostro come un Paese fatto da stupidi che pensano a fare la guerra tra loro invece di organizzarsi. Emigrante, che si serve della voce di Dario Sansone dei Foja e del flusso rap di Clementino (che sul palco dell’Ariston ha cantato gli stessi temi in Quando sono lontano) denuncia il fatto che il Bel Paese non lascia altra possibilità se non quella di fare le valigie. “E’ l’unica alternativa si se si spera in un futuro migliore” ribadisce il leader del gruppo. “Purtroppo la nostra generazione ha ereditato un’Italia in estrema difficoltà sia dal punto di vista politico sia da quello artistico. Se nelle canzoni si vuole parlare della realtà attuale non si può fare altro che parlarne male”. Nuda e cruda questa realtà viene cantata in dialetto napoletano, una scelta che in realtà è un’esigenza: “Per un autore conoscere il napoletano è un dono, è una lingua estremamente musicale. Per me è strano se un napoletano non scrive in napoletano e non il contrario”. Cresciuto a pane e note (“A casa Maccaro ascoltavamo di tutto, con il tempo ci siamo indirizzati verso la black music”) Paolo ricorda l’incontro con uno dei suoi maestri, Pino Daniele: “E’ stato molto emozionante, io e Marco sembravamo due bambini. Gli facemmo un milione di domande su come era arrivato a quel suono e su cosa ascoltava nei primi anni di carriera. Abbiamo parlato di musica”. Attualmente in tour, i TheRivati girano la penisola cominciando così a tirar fuori dal cassetto il loro sogno: “Suonare ovunque!”