Mancano pochi giorni alla quarta edizione di SetUp Contemporary Art Fair, che prenderà il via ufficiale il 29 gennaio (il 28 la preview) negli spazi dell’Autostazione di Bologna attrezzati all’uopo. Tanta carne al fuoco per SetUp 2016, tra performance, dibattiti, premi prestigiosi e svariati eventi satellite, più la vip lounge (SetUp è diventata grande, a partire da quest’anno gode dello status di manifestazione fieristica nazionale) con i lavori dei migliori designer italiani.
Ne parliamo con le menti raffinatissime che cinque anni fa inventarono il format, Simona Gavioli e Alice Zannoni.
Carissime, manca poco al via. Le novità di questa edizione?
Quattro anni nel segno del +, quest’anno addirittura XXL. SetUp si è esteso in verticale conquistando anche l’atrio dell’Autostazione dove si svolgeranno le conferenze a cura di ALGORITMO e la rassegna performativa a cura di Giovanni Gaggia per Sponge ArteContemporanea. Questa scelta è voluta per regalare alla città il programma culturale fruibile senza vincolo dell’acquisto del biglietto. Ma non solo. La fiera si è strutturata anche a livello commerciale con un’attenzione particolare ai collezionisti, organizzando un programma vip che contempla visite guidate a importanti istituzioni culturali cittadine, visite a porte chiuse alla fiera e una Vip Lounge progettata dalla Paolo Castelli Spa in cui, già dal mattino, si potrà, su prenotazione, far colazione, leggere i quotidiani o conversare d’arte.
Dobbiamo farlo sapere a chi ancora non lo sapesse: come sempre lo spazio fieristico sarà l’Autostazione di Bologna, perché proprio questo posto così particolare?
Perché è un posto magico, che ci ha conquistate fin dal primo momento e che ogni anno si rigenera con SetUp. Ormai ci siamo affezionate e ce ne prendiamo cura tanto che da ottobre abbiamo deciso di aprire l’associazione culturale Caravan SetUp per rispondere alla domanda che ogni anno, alla fine della manifestazione fieristica, ci veniva fatta dal nostro pubblico: “ma cosa succede in questo luogo durante l’anno?” Ora succede che gli spazi vuoti sono spazi espositivi e che, per esempio, l’atrio ha cambiato pelle con il wall painting di Corn79 e ETNIK del Cerchio e le Gocce.
Come vi confrontate con la fiera grossa? Quale la differenza di fondo fra voi e loro?
Abbiamo due format diversi. La fiera madre è sempre la fiera madre e noi siamo la figlia piccola che sta crescendo a una velocità inaudita.
E rispetto alle altre fiere rockarolla o upper/middle class?
Rispettiamo il lavoro di tutti. In Italia ci sono poche collaterali e le differenze sono un valore aggiunto e accontentano tutti i target.
Quale criterio di selezione avete adottato per le gallerie? E in proporzione, quante gallerie estere ci saranno rispetto a quelle italiane? Esporranno anche realtà no profit o solo quelle profit?
Le gallerie in totale quest’anno sono 44; tra queste 8 sono straniere e arrivano da Spagna, Stati Uniti, Germania, Svizzera, Regno Unito. Scegliamo le gallerie in base al progetto curatoriale, che deve contemplare almeno un artista under 35 con un progetto scritto da un curatore under 35. Naturalmente il discrimine è la qualità.
Avete dovuto selezionare anche dei progetti artistici specifici?
Ogni anno ci vengono proposti degli special project che valutiamo in base al nostro tema, quest’anno l’orientamento, e che andranno a dialogare con gli spazi comuni della manifestazione.
Voi che lo tastate con mano: due-parole-due sul mercato italiano dell’arte contemporanea. E cosa va di più? Pittura sempre in auge? E quale la tipologia di chi acquista le opere esposte a SetUp?
C’è un grande ritorno alla pittura, e quest’anno un bel focus sul disegno. Stiamo facendo crescere sempre di più l’interesse del collezionismo giovane ma in questi anni ci siamo conquistate anche la fiducia del collezionismo storico.
Ultima domanda: secondo te /voi, chi domina il campo? Quali gli scenari futuri?
Le terre da conquistare sono vaste e l’arte è un campo di battaglia impossibile da dominare, bisogna saper andare con il passo giusto, a volte felpato, a volte al galoppo, molto spesso bisogna correre. Noi andiamo veloci, molto veloci.