Marconi e la critica alla “mortale” modernità

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Gabriele Marconi (Roma, 1961)  giornalista professionista già direttore responsabile del mensile «Area». Tra i fondatori della Società Tolkieniana Italiana ha pubblicato “Ritorno alla terra desolata” con  Idrovolante edizioni, del gruppo Historica diretto da Francesco Giubilei, raffinata e colta casa editrice nata per volontà proprio dello stesso Giubilei e di Roberto Alfatti Appetiti, direttore editoriale, che alternerà la pubblicazione di riscoperte di pensatori e letterati del passato a saggi e romanzi di autori contemporanei.

L’ambizione di Idrovolante edizioni, con i suoi libri, è quella di innalzarsi in volo per guardare il mondo da un’altra prospettiva, spinta dall’insofferenza di chi non si accontenta di galleggiare nella quotidianità. E per farlo vuole riscoprire la dimensione del sogno, il pathos dell’avventura, il gusto della sfida, a cominciare da quella più dura e forse spietata: quella con noi stessi. Idrovolante edizioni vuol essere un veicolo, piccolo ma affidabile, sempre pronto a decollare verso l’altrove e ammarare, all’occorrenza, sull’attualità.  

Marconi  ha collaborato al Dizionario dell’universo di J.R.R. Tolkien (Bompiani, 2003). Ha partecipato come autore alla trasmissione di Radio2 Rai La Storia in giallo, ha inciso due album musicali (Noi felici pochi e In viaggio) e pubblicato numerosi racconti all’interno di antologie. Tra i suoi romanzi ricordiamo,  L’enigma di Giordano Bruno (Minotauro, 1996), un thriller esoterico ambientato a Roma;  Io non scordo (Settimo Sigillo 1999, Fazi, 2004), una vicenda ambientata durante gli anni di piombo visti da una prospettiva diversa. I diritti sono stati acquistati da Rai Cinema: l’autore ha successivamente scritto soggetto, trattamento e sceneggiatura venduti alla stessa società;  Il Regno Nascosto (Dario Flaccovio editore, 2008), è un fantasy tolkieniano;  Le stelle danzanti, il romanzo dell’impresa fiumana (Vallecchi, 2009), è un romanzo storico, ma il tema portante è l’amicizia. Ora un poema epico da scoprire ed amare. “Camminai a lungo, la notte del passaggio/ cercando di capire dove e quando ero tornato/ Mi ritrovai in una periferia oscura simile a tante altre viste in vita/ tanto da non saper dire dove fossi/ se pure casa mia fosse oltre l’angolo o a mille chilometri da là”. Il protagonista di Ritorno alla terra desolata, il  suo nuovo intenso lavoro che nasce dalle suggestioni del poema di T.S. Eliot The Waste Land, riappare involontariamente e misteriosamente in questa realtà, dopo essere stato evocato da un indefinito aldilà.

L’opera, poema-manifesto della nuova casa editrice Idrovolante, con audacia porta il lettore ad intraprendere un magnifico e durissimo viaggio attraverso le meraviglie e le miserie della nostra contemporaneità, viste dagli occhi di chi è stato “altrove” per molto tempo e vive il peso di una rinascita contaminata da un aspetto invalidante: la vecchiaia. La scelta della forma in versi – che rimanda alla classicità e, dunque, all’ideale Bellezza – è il perfetto contraltare della denuncia di un mondo decadente e misero, una realtà nella quale sembra non esserci posto per i Sogni, il Coraggio, le Grandi Imprese.

Ero farfalla e son tornato bruco/ e quando riuscirò (se mai) a rimettere le ali/ sarà un volare zoppo, il mio,/ quello di un vecchio col bastone./ Per questo corro, corro contro il tempo./ Ma danza bene lui, senza saltare un passo”. Così, questa figura intraprende un viaggio all’interno di una modernità “non solo sterile bensì mortale”, portando il lettore a guardare dentro se stesso, alla ricerca del Paradiso Perduto. E lo fa con grande naturalezza e autentica forza, senza intellettualismi di sorta, seguendo le suggestioni letterarie ed esistenziali dell’autore che, però, diventano universali, sublimate dalla Poesia. “Stride ferocemente – spiega nella postfazione Marco Cimmino – l’unghia della poesia sulla parete vitrea della presente miseria; richiama ad un mondo in cui sognare era creare: un mondo di cui oggi ci vergogniamo e che, forse, si vergognerebbe di noi”.