La giovane età non deve trarre in inganno: nonostante non abbia ancora trent’anni (ne ha ventisei), Alessio Chiodini è un attore che si è già confrontato con personaggi piuttosto impegnativi. Nella soap di Rai Tre “Un posto al Sole” interpreta Sandro Ferri, un ragazzo sensibile che deve lottare per fare accettare al padre la propria omosessualità, mentre a teatro è stato Renato Vallanzasca e Giuseppe Ungaretti. Ad OFF si racconta, tra lavori passati e futuri.
Alessio com’è arrivato “Un posto al sole”?
Come altri lavori fatti in precedenza, e cioè attraverso un provino. In realtà il provino era per un altro personaggio, Scheggia. Andò molto bene, ma fecero delle scelte diverse e a distanza di tre-quattro mesi, mentre per arrotondare lavoravo in una libreria, mi arrivò la chiamata con cui mi comunicavano che ero stato scelto per Sandro Ferri.
Anche Sandro studia recitazione: quali sono i punti di contatto che hai con lui?
Abbiamo in comune la passione per la recitazione, il teatro. Lui mi assomiglia in alcuni aspetti anche caratteriali perché è una persona molto tranquilla, pacata e dolce con le persone che gli vogliono bene. Per il resto, abbiamo un età diversa, ma i punti di contatti ci sono.
C’è qualcuno che ti ha contattato perché l’esempio di Sandro l’ha portato ad affrontare liberamente la propria omosessualità?
Ragazzi e ragazze della stessa età di Sandro, ma anche persone adulte, anziani, mi hanno contattato ringraziandomi ed incoraggiandomi per il lavoro che ho fatto con questo personaggio.
Sandro ha un rapporto al dir poco complicato con suo padre. Tu, invece, che rapporto hai con i tuoi genitori?
Molto bello. Noi siamo una famiglia tradizionale, particolarmente unita. Siamo in cinque, ho un fratello e una sorella. Tra noi c’è un rapporto di rispetto reciproco, di aiuto. I miei mi hanno sempre incoraggiato fin da quando ho deciso di intraprendere questo percorso, vedevano in me delle potenzialità. La mia passione nasce a scuola: ho fatto una recita nel periodo delle medie e da subito ho ricevuto i miei premi. Più avanti ho deciso di riprendere il discorso e loro mi sono stati vicini, non mi hanno ostacolato, cosa che è invece è successa al povero Sandro.
Nelle puntate ora in onda Sandro non c’è, è a Roma con Claudio. Lo rivedremo?
Rientrerà con il nuovo anno.
Immagina il tuo futuro se non avessi fatto l’attore.
Probabilmente sarei stato nel ramo dell’economia perché avevo cominciato l’università di economia e commercio alla fine del liceo, in concomitanza con l’inizio di questo percorso artistico. Sarei diventato un commercialista, un contabile, o sarei andato a lavorare nell’azienda di mio padre.
In “Piombo e Cocaina” sei stato Renato Vallanzasca, mentre di recente, in “Fogli d’immenso silenzio”, hai interpretato Giuseppe Ungaretti. Che lavoro hai fatto per entrare nei panni di uno spietato criminale e del poeta dell’ermetismo?
Per Vallanzasca fortunatamente c’era molto materiale, sia cartaceo che video. Mi sono documentato sulla storia del personaggio e ho visto diversi filmati. Poi ho cercato di dare una mia proposta, visto che è già stato fatto un film su Vallanzasca. Lo spettacolo era documentaristico, voleva raccontare come si è creato il mito attorno a questo criminale attraverso interviste e momenti di vita. Sicuramente per un attore è affascinante dover entrare in una mentalità criminale, distante da quello che si è nella vita. I “cattivi” sono caratteri molto articolati, c’è uno studio più intenso e avvincente rispetto a personaggi più vicini a noi, che vivono la nostra stessa quotidianità. Quanto allo spettacolo su Ungaretti, anche in questo caso ho cercato di documentarmi, anche se non ho avuto tutto il materiale che c’era per Vallanzasca. Sempre partendo dal testo che avevo a disposizione ho cercato di interpretare questo poeta che invece di utilizzare strumenti come la penna e la carta quotidianamente doveva prendere in mano il fucile e affrontare una realtà drammatica. Però era sempre ancorato alla sua poesia e cercava di sfruttarla in trincea per raccontare quello che viveva.
Nel 2011 hai fatto parte del cast di “Vacanze di Natale a Cortina”. Se ti dico cinepanettone che mi dici?
Ti dico Christian De Sica. Io ho una passione particolare per il cinepanettone e De Sica, il mio punto di riferimento a livello comico. Quindi è stato un grande onore per me lavorare con lui in quell’occasione e far parte, anche se in una piccolissima percentuale, della tradizione di questo genere che ancora oggi vive. Inoltre, quel film girato a Cortina è stato, a mio avviso, il migliore degli ultimi anni, e non perché ci sono io ma perché si respira la tradizione del Natale e del film di Natale, per come è stato concepito negli anni Ottanta.
Molti non amano il cinepanettone…
E’ una tipologia di film che può piacere o meno, a me piace e non giudico quelli a cui non piace.
In questi anni di set e teatro quale consiglio ti è stato più utile?
Il consiglio che mi è stato dato sempre, in ogni ambito, teatrale, televisivo e cinematografico, è stato quello classico del “rubare”. Ora sono al mio settimo anno di carriera da “ladro”, ho cercato di rubare in ogni luogo in cui mi sono trovato a lavorare. Sono un attore che cerca sempre di imparare e osservare da chi ha più esperienza di me.
Tanti ragazzi sognano di fare gli attori ma non hanno mei messo piede in un teatro.
E’ un problema culturale. Soprattutto nelle scuole, negli ultimi anni, si è persa la tendenza di portare i ragazzi a teatro. Io, come ripeto, ho scoperto la passione per la recitazione proprio a scuola. Capisco che con il lavoro, la vita frenetica, non si riesce più ad andare a teatro come un tempo, si preferisce il cinema perché è più diretto, c’è più pubblicità, si conoscono meglio i prodotti che si vanno a vedere. Però il teatro è importantissimo perché è vita, è scuola. Ed è dalle scuole che secondo me deve ripartire.
Tu che tipo di spettatore sei, cosa ti piace guardare?
Sono molto poliedrico, non ho un target in particolare, cerco di vedere un po’ di tutto. Sono una persona “vintage”, mi piacciono molto i film di qualche anno fa, anche in bianco e nero. Studio cinema e quindi cerco di arricchirmi il più possibile con film di altri periodi. Ma in generale sono aperto a tutto, ci sono le giornate in cui preferisco guardare una commedia, altre in cui preferisco guardare un film più impegnato o drammatico. Mi piace molto il tema storico, poco il fantasy.
Prossimi progetti?
A gennaio partirà una produzione a Roma di un “Romeo e Giulietta” rivisitato per cui farò l’aiuto-regista. E’ una cosa che ho già fatto con lo stesso gruppo di lavoro un anno e mezzo fa, con “Il Fantasma di Canterville” di Oscar Wilde. Voglio imparare a fare regia perché in futuro non mi dispiacerebbe percorrere quest’altra strada.
Buoni propositi per il 2016?
Lavorare! (ride, ndr). Per chi fa il mio mestiere l’unico buon proposito è questo perché è molto altalenante, purtroppo non dà certezze. Anzi, direi purtroppo o per fortuna perché questo è il bello e il brutto. Quindi si spera di poter continuare a crescere e lavorare, sempre.