Probabilmente non è un caso che la Giornata mondiale della poesia coincida con quella della Sindrome di Down. 21 marzo: il poeta e l’handicap sono onorati insieme. Il senso del gemellaggio è mistico: il poeta è il disabile assoluto. Il poeta è l’inutile che corrode il sistema. Perché non scende a patti con nulla e nessuno, non ha difese, non ha nulla da difendere. Questo, sia chiaro, non è un precetto da anime belle, non è un concetto da borghesi idealisti con la testa tra le nuvole perché hanno il portafogli gonfio.

Il poeta è ricco della propria assoluta, paurosa povertà. Un esempio? Anno di grazia 1963: il fenomenale poeta Iosif Brodskij, pupillo di Anna Achmatova, viene pubblicamente processato dallo Stato russo. Nell’anno del boom economico, quanto esce il primo ellepì dei Beatles, Please Please Me, quando Martin Luter King gorgheggia I have a dream, sei anni dopo la pubblicazione di On the road di Jack Kerouac e lo scoppio della Beat generation, uno Stato processa un poeta. Accusa: “parassitismo sociale”.
Insomma, siamo sempre lì, il poeta è inutile, un parassita, un disabile. Esito: dopo un processo-burla, Brodskij è condannato a cinque anni di lavori forzati. Sappiamo come è finita: nel 1972 il poeta sbarca negli States, nel 1987 viene onorato con il Premio Nobel.

In quello stesso 1963 Mario Luzi, forse il poeta più importante del Novecento italiano, pubblica una raccolta decisiva, Nel magma. Il ragionamento poematico nell’impasto torbido della realtà procede con Su fondamenti invisibili (1971), da cui appare, titanica, Nel corpo oscuro della metamorfosi. Una specie di anamnesi della nostra civiltà morente. Con un cenno (anatema o benedizione?) di verità: che dalla morte, sempre, scaturisce la vita; che dal dolore si sfocia nella gioia. Questa è la nostra “poesia patria”. Più significativa di un reportage, più profonda di un decreto legge, più alta della Costituzione. E per voi, qual è la poesia che identifica il nostro Paese?
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da Nel corpo oscuro della metamorfosi
«Tu che hai visto fino al tramonto
la morte di una città, i suoi ultimi
furiosi annaspamenti d’annegata,
ascoltane il silenzio ora. E risvegliati»
continua quell’anima randagia
che non son ben certo sia un’altra dalla mia
alla cerca di me nella palude sinistra.
«Risvegliati, non è questo silenzio
il silenzio mentale di una profonda metafora
come tu pensi la storia. Ma bruta
cessazione del suono. Morte. Morte e basta».
«Non c’è morte che non sia anche nascita.
Soltanto per questo pregherò»
le dico sciaguattando ferito nella melma
mentre il suo lume lampeggia e si eclissa in un vicolo.
E la continuità manda un riflesso
duro, ambiguo, visibile alla talpa e alla lince.
Tu, che guardi sempre speranzosa al mare, disilludi spesso l’occhio che vorrebbe vedermi domato…
GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Sono campana di mare
di silenzio e voci
chiuso nel Tempo
e nessun Dio sente i suoni
di acqua e di fuoco
della mia carne
In Occidente
ogni primavera che passa
è ferita che si rinnova
Ed io
scavato da ombre e pietre
trascorro le notti italiane
nel gorgoglio di sangue
Da anni in ansia e paura di morire
Ingannato dalle voci degli oracoli
richiamo volti conosciuti
che non tornano (e mai torneranno!)
Sterili sono i miei sogni
nel buio della stanza sgombra e
ogni giorno impazzisco un poco.
GEZIM HAJDARI
GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l’acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.
(Alceo)
GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Sono nata il ventuno a primavera,
ma non sapevo che nascere folle,
sollevare le zolle potesse scatenar tempesta.
(Alda Merini)
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