Con un titolo estrapolato ad arte da un celebre verso del Nabucco, Le memorie del petto di Emanuela Morozzi rende omaggio al mito di Giuseppe Verdi. Prodotto dalla Olivia Film – una società giovane che ha fortemente creduto e sostenuto il progetto – il cortometraggio nasce negli Stati Uniti, dove la regista si trovava a presentare un lavoro su Giuseppe Mazzini: «A New York rimasi profondamente colpita dal fatto che tutti conoscessero Verdi, quasi fosse un autentico ambasciatore italiano nel mondo; molti, infatti, parlavano italiano grazie alle sue opere. Dopo un consulto con il compositore Marco Valerio Antonini, insieme a Maria Listur abbiamo deciso di iniziare a scrivere soggetto e sceneggiatura». Accendendo un faro sulla notte buia dell’anima del maestro prima della stesura del Nabucco, vero? «Esattamente. Raccontiamo il momento antecedente alla sua grande ascesa da compositore.
Verdi, interpretato da Luca Lionello, aveva attraversato la terribile perdita della moglie e dei due figli. Spronato dall’impresario teatrale Bartolomeo Merelli (Alessandro Haber) che – credendo ancora in quel talento – intraprese un’autentica opera di persuasione, Verdi viene travolto dall’ispirazione generata dalla costante presenza della moglie. Non si capisce, però, se le famigerate memorie nel petto siano ricordi o visioni continue. È nell’amore perduto, sopravvissuto alla morte, che trova la forza per rinascere e rimettersi in gioco. Il Nabucco – soltanto nell’anno della sua composizione – è stato rappresentato più di sessanta volte al teatro La Scala, diventando quasi un’opera pop». Cosa le insegna questo aspetto un po’ inedito della vita di Giuseppe Verdi? «A non arrendersi e ad andare avanti. Verdi non era stato ammesso al conservatorio di Milano – oggi a lui intitolato – ed è diventato uno dei più grandi compositori di tutti i tempi. Nonostante le difficoltà che la vita ci riserva, ci sarà sempre una forza nascosta e inedita che ci spronerà alla creazione. Senza quel lancinante dolore, oggi non avremmo il Nabucco e La Traviata. Cosa sarebbe stato il mondo senza questi due capolavori di immensa bellezza? Saremmo tutti più poveri».