Tutta la sincerità del rock
di Paolo Giordano
Ma che bella la storia dei Park Avenue, una delle band italiane che meglio riescono a identificare l’universalità della nostra musica. Sono di Novara, si sono formati nel 2006 e hanno iniziato, come tanti, a cantare in inglese. Troppo forte le ispirazioni e le influenze di gruppi che arrivano dall’estero, specialmente dal mondo anglosassone. E con il disco “Time to” si sono tolti belle soddisfazioni, suonando anche su grossi palchi prima di grandi nomi, ad esempio Ligabue o Skunk Anansie o Mogwai o Baustelle. Tanto per spiegarci, le loro canzoni “Golden mind” e “I play” sono state addirittura inserite nella compilation Style rock accanto a superbig come Depeche Mode e Oasis. Una conferma che il loro suono, anzi soprattutto la loro impostazione e la loro struttura musicale, non ha nulla da invidiare a quella di artisti conclamati da decenni. Già una bella soddisfazione.
Ma dal 2013 il percorso dei Park Avenue li ha (ri)portati alla lingua italiana. Con il singolo “Ossigeno” sono finiti in alta rotazione su Virgin, Radio Montecarlo e 105, a dimostrazione che i Park Avenue hanno i carati giusti per farsi ascoltare da un pubblico trasversale. Ed è con questo nuovo disco “Alibi” che confermano di essere pronti a esplodere sul serio. Registrato ai SilverLining Studios, in tutte le tracce conserva uno spirito live che oggi è difficile da ritrovare nei dischi registrati in studio. Sempre troppo patinati. Sempre troppo lisci. Qui no.
E già nel singolo omonimo si colgono fino in fondo i cromosomi dei Park Avenue: chitarre in primo piano ma malinconiche più che ruvide. Arrangiamenti essenziali. E testi molto intensi, che fotografano la realtà sfruttando metafore che non hanno bisogno di troppe spiegazioni: «L’alibi non è un seme del tuo primo giorno in più». Questi ragazzi novaresi hanno la forza di rappresentare il lato più difficile della realtà (quindi no sex and drugs) senza inciampare nel qualunquismo o, peggio ancora, nella retorica. «Solo spogliandoci dei nostri dubbi e delle nostre paure potremo finalmente decidere chi siamo, cosa fare della nostra vita, senza piegarci, con fierezza», spiegano loro con quel tocco di utopia post adolescente che è sempre il combustile del rock più sincero. Loro lo sanno suonare. E sono credibili. La migliore miscela per affrontare il futuro.
23.06.2014