A Como c’è un bene culturale nel cuore della città, che attende di essere salvato e nuova vita, lo storico Teatro Politeama. Inaugurato il 14 settembre del 1910 con la Bohème di Puccini, il Politeama ha chiuso definitivamente i battenti all’inizio del 2005. All’ingresso si distingue ancora la locandina dell’ultimo film proiettato, “‘The Aviator” di Martin Scorsese.
Sicuramente è prioritario restaurare la sala, attualmente dotata di 433 posti. Il Politeama è un teatro nato per la musica, dove si eseguivano le operette, quindi è acusticamente a posto. Se continua a essere ignorato si può trasformare in un ulteriore monumento lasciato andare in rovina. Quando si mette piede in sala, il fascino delle decorazioni liberty e della copertura apribile progettata dal celebre architetto Federico Frigerio ancora prevale sul degrado, che comunque avanza a passi da gigante. Ma avventurandosi nel retropalco e salendo nelle stanze ai piani superiori, fino a sbucare sul tetto, sembra di essere in un film malinconico e struggente.
I camerini e le stanze (in tutto 11 camere e 3 appartamenti) che hanno ospitato tanti celebri protagonisti della musica, del teatro e dell’operetta (da Pirandello a Macario ai grandi della “rivista”, da Duke Ellingtonad ai grandi del jazz, da Ornella Vanoni, ad Adriano Celentano) hanno persiane ridotte a scheletri. Storica la serata del 1911 di Filippo Tommaso Marinetti poeta, scrittore e drammaturgo italiano, il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del Novecento. All’ interno sono state girate alcune scene de “Il capitale umano” di Paolo Virzì che ha sbancato la recente serata dei David di Donatello. Ha vinto come miglior film, miglior protagonista (Valeria Bruni Tedeschi), migliori non protagonisti (Fabrizio Gifuni e Valeria Golino) e si è portato a casa statuette anche per la sceneggiatura, il montaggio, perfino per il suono in presa diretta.
Proprio Paolo Virzì aveveva sottolineato che Como è così «simbolo di un inarrestabile degrado e sottomissione al denaro». Il cineteatro Politeama di piazza Cacciatori delle Alpi è il luogo simbolo del degrado che Virzì aveva scelto nel marzo del 2013 per uno dei set del film tratto dall’omonimo giallo di Stephen Amidon, «Spero che il Politeama possa presto “tornare in scena”. È uno scandalo che una città così ricca lasci andare un teatro tanto importante. È un vero gioiello, ed è un autentico peccato che venga trascurato così». Così si era espresso l’anno scorso Virzì.
Purtroppo oggi i muri e le facciate perdono calcinacci e sul tetto l’ impermeabilizzazione si è in buona parte staccata. Proprio il risanamento della copertura e delle facciate sono gli interventi di messa in sicurezza più urgenti. E’ in atto da anni una situazione particolare. La Società Politeama Srl, che lo gestisce dal 1925 è a capitale misto pubblico-privato. Infatti il Comune di Como detiene la quota di maggioranza (l’81,63 per cento) donatagli dall’ allora proprietario Alberto Gaffuri, mentre la restante quota di minoranza (il 18,37 per cento ) è suddivisa in ben 67 privati cittadini. Vari progetti si sono succeduti in questi anni.
Quello del Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Como e del Politecnico di Milano che aveva avuto il parere favorevole del Miur (Ministero dell’Istruzione , dell’Università e della Ricerca). Non meno praticabile e affascinante la via proposta nel 2008 da un team composto da docenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dell’Accademia di Mendrisio e da UniverComo per il recupero artistico, architettonico e culturale del Politeama. La città di Volta ha l’occasione di darsi una scossa. Di dimostrare che non è più la bella addormentata del Lario, di risvegliarsi una volta per tutte dal “Como profondo”, giusto per citare alcune delle metafore non proprio lusinghiere con cui è stato definito il nostro capoluogo negli ultimi anni.
Se Como vuole “cambiare passo” questo è il momento giusto per dare l’esempio. L’occasione si chiama Politeama. L’ex cineteatro con più di 100 anni di storia. Anni di storia gloriosa alle spalle. Per raggiungere l’obiettivo occorrono due cose che sono troppo spesso mancate in riva al Lario, soprattutto quando si è trattato di investire nella cultura: la capacità di fare squadra e la volontà politica. Qualcuno obietterà che servono innanzi tutto i soldi, ma quelli si possono trovare solo se vi sono le due condizioni di cui sopra.
Bisogna avere la capacità di fare rete tra associazioni culturali ed enti cittadini, quella che ha permesso di risorgere ad altre realtà italiane, che nei profondi cambiamenti di quegli anni si trovarono in analoghe condizioni: un esempio per tutti è quello del Politeama della Città d Prato, recuperato attraverso l’azionariato popolare, il sostegno delle amministrazioni e un progetto di gestione sostenibile. Oggi Como ha una nuova occasione.