La vitalità antimoderna di un cantastorie del Pollino.
di Michel Dessì
“E’ arrivato lu Cantastorie, pigliate postu, Gente, ca v’aggia cunta’ tante cose belle…”
E arriva. Con l’immancabile sciarpa rossa, il camicione bianco e a dorso dell’insostituibile asina Cometina, il cantastorie Biagio Accardi dà il via allo spettacolo. “Cuntu e Cantu. E mi ni fricu”. (Racconto, canto e tiro a campare).
Aneddoti e storie d’un tempo, raccontati in piazza o a teatro con il melodioso e inconfondibile accompagnamento della chitarrina. Solo lui e la sua gente. Quella Gente che vive nel cuore del Parco Nazionale del Pollino. In paesini da presepe, lontani dalla confusione della vita moderna. Gente che, nelle profonde rughe del viso, porta i segni del tempo. Della fatica del vero lavoro. Quello che spacca le montagne e accarezza le zolle, e le ringrazia per il raccolto. E’ la gente che fa ancora la storia della Calabria. Un viaggio, il suo, che si insinua fra le case di pietra dei piccoli centri incontaminati. Incastonati nel passato, con la plastica che bussa alla porta. Al momento, ospite non gradita.
Con Biagio il Cantastorie, gli antichi racconti riprendono vita. Lo senti bandire, e non puoi fare finta di niente e allontanarti. Ti fermi. Ti incuriosisci e ti avvicini. Lo ascolti. Lo guardi cantare come fossi rapito, ammaliato, trasportato nella magia del passato, la magia del cantastorie.
L’artista che riesce a catapultarti nel tempo che fu e a farti riflettere, con la musica e il racconto di ieri, sulle angosce sociali che soffocano i nostri affannati giorni. E, assieme a lui, intraprendi il viaggio. Viaggio Lento. È il cammino che l’artista condivide con l’asina Cometina Libera.
“Un percorso dello spirito, per sensibilizzare tutti noi a rallentare, tirare un freno a questo progresso che crea falso benessere!” racconta Accardi. Il messaggio è quello di avanzare, sì, ma lentamente, guardarsi attorno e cogliere l’attimo, dedicando un pensiero al Passato e curando le radici, perché continuino a dare linfa ai rami più giovani. Vivere in un presente più consapevole, per costruire un Futuro che superi le contraddizioni di questi tempi confusi. Proprio come in Kairos, il suo ultimo lavoro. Uno spettacolo, anche questo, che attraverso i racconti e la musica fa riflettere. “È tempo di agire. Ora. Servo Vostro, e, con devozione, saluto ‘sta bella Popolazione” così la magia di Biagio Accardi finisce. Ma solo per poco tempo, fino alla tappa successiva della tournée.