Il genio italiano di Enrico Mattei: l’ENI, Il Cairo e Le Sette Sorelle

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Enrico Mattei
Enrico Mattei

Io sono come Francis Drake: un corsaro al servizio del mio paese”. Questa è senza dubbio la citazione che meglio rappresenta la figura di Enrico Mattei, personaggio unico, eccezionale nel vero senso del termine. Non fu solo un bravo imprenditore, ma soprattutto una delle figure chiave della politica estera italiana. Si rese infatti protagonista dell’emergere di una nuova strategia, molto più attenta alla difesa degli interessi nazionali e della propria indipendenza energetica. La sua linea è riconducibile alla politica dei settori più avanzati della classe dirigente dei democristiani di sinistra e dei socialisti di quegli anni. Mattei scombussolò il mondo degli idrocarburi chiudendo accordi di grande importanza con gli Stati del terzo mondo, iniziando alleanze politiche con i leader più ostili alle forze d’occidente. L’autore del libro Marco Valerio Solia, tratta nello specifico i rapporti di Mattei con l’Egitto di Nasser negli anni cruciali della decolonizzazione.

L’Egitto rappresenta infatti il primo di una serie di accordi che rivoluzioneranno per sempre il mondo del petrolio. Il presidente dell’ENI si inventò una formula chiamata da molti “formula Mattei”, che assegnava al Paese produttore il 75% di profitto al posto del 50%, quota accordata con le compagnie petrolifere occidentali sino a quel momento. Questo permise all’ENI di entrare nel giro del petrolio donando ai Paesi del terzo mondo le chiavi del proprio sviluppo.  Difatti il 75% di profitto era così distribuito: il 50% finiva direttamente nelle casse dello stato mentre il restante 25% finiva nelle mani di un’azienda petrolifera locale. In questo modo l’ENI non solo aumentava gli introiti dei Paesi produttori, ma si rendeva anche artefice di uno sviluppo tecnologico in Paesi che mai lo avevano sperimentato fino ad allora. Era un vero e proprio trattamento alla pari.

Mattei: obiettivo Egitto. L’Eni, il Cairo e le Sette Sorelle (Armando Editore, pp. 152, Euro 17) risulta fondamentale per dar luce ad un problema cruciale, ieri come oggi: la sovranitàMattei obiettivo Egitto energetica italiana. Mattei per raggiungere quest’obiettivo diviene una minaccia per le Sette Sorelle e per le Nazioni che vi erano dietro e Solia individua quattro differenti probabili concause della morte del presidente dell’ENI avvenuta nel 1962. La prima pista seguita, risale alla crisi missilistica di Cuba, la seconda rimanda al prossimo accordo che avrebbe dovuto chiudere con l’Algeria, la terza riguarda il viaggio che avrebbe dovuto intraprendere per incontrare Kennedy ed ottenere il riconoscimento del suo operato. In ultimo, ma non per importanza, la “coincidenza” irachena: il presidente dell’ENI si era speso per far promulgare nel paese arabo una legge, la legge 80, che estrometteva la Iraq Petroleum Company (controllata dagli inglesi) dal 90% del territorio iracheno, legge che dopo la sua morte a causa di un golpe non fu più promulgata.

La morte di Enrico Mattei in questo testo viene affrontata senza ricostruire il “caso”, senza farne un’inchiesta. Fondamentale per l’autore non distogliere l’attenzione dall’operato del presidente dell’ENI e dal tema principale del libro che tratta della sua politica mediterranea.

Tuttavia lascia il lettore con un’allusione legata alla sua morte, intrecciandone le sorti con un altro grande personaggio della politica italiana:

Un intricato gioco di ombre, una complessa partita a scacchi avente come posta in palio la sovranità energetica italiana. Nella storia repubblicana il presidente dell’ENI non fu l’unico ad aver pagato con la vita la difesa dell’indipendenza nazionale. In quel fatidico 1962 Enrico Mattei aveva scelto di appoggiare un altro esponente della Democrazia Cristiana: Aldo Moro”.