L’arte entrò nella sua vita a tre anni, quando ricevette in dono dei pastelli, quegli strumento che non avrebbe più abbandonato. Lei si chiama Maria Grazia Giovanna Dell’Aere e il suo mezzo espressivo è il genere figurativo, che realizza con matite, penne biro, acquerelli e tempere, terre policrome, chine, xilografie e acqueforti, olio, pastelli ad olio. Il suo stile è insieme fatto di campiture e velature, un mostrare e un nascondere immagini che nascono dal profondo e che, quasi ingaggiando una lotta con se stessa, riversa sulle superfici: nessun bozzetto, nessun disegno preparatorio, i suoi quadri nascono nell’immediato ed esprimono proprio immagini che si affacciano perfette nella mente. Si tratta per la gran parte di figure femminili che rappresentano la donna come espressione della vita: il risultato non è un’obbligata verisimiglianza con donne “reali”, perché nel pensiero di Maria Grazia Giovanna Dell’Aere l’arte non dovrebbe avere riscontro col reale, ma evocare più o meno immediatamente sensazioni ed emozioni. I suoi quadri grondano luce come se l’artista nel realizzarli camminasse fra colori che “risuonano” luminosi; ma riflettono anche l’altra metà del visibile, l’ombra, che ritroviamo simbolicamente nelle opere più visionarie, notturne, sognanti, affidate in particolar modo alla xilografia.
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