In questi giorni di placida e drammatica clausura forzata il mondo dell’arte, come tutto il settore cultura in generale, sta pagando un prezzo elevato alla rinuncia a quello che era la sua forza vitale: il pubblico, lo scambio, le relazioni interpersonali, il contatto fisico con l’opera d’arte. Molti artisti, non solo per ragioni strettamente culturali ma anche per questioni di..umanità, hanno continuato a operare a distanza pubblicando opere inedite sui propri profili social come Vanni Cuoghi; molte gallerie e musei hanno a loro volta fatto ricorso allo stesso mezzo per veicolare non solo un messaggio di sopravvivenza e resistenza, ma anche per sperimentare un nuovo modo di condivisione e presentazione che prima d’oggi era limitato all’invio di inviti alle inaugurazioni e poco altro.
Gli stessi galleristi non sono stati fermi, come ad esempio Federico Rui, che sul proprio profilo Facebook posta mostre immaginarie ma possibili incentrate sul restare a casa, o la gallerista Lorenza Salamon sul suo canale Youtube o il critico Ivan Quaroni, sempre su Facebook.
Qui su OFF vi abbiamo mostrato (e vi mostreremo per tutta la durata dell’emergenza) il lavoro in fieri di Luca Cantore d’Amore e le presentazioni letterarie di Angelo Crespi.
Oggi vi proponiamo invece La mia vita al tempo del Coronavirus della critica d’arte Vera Agosti, una collezione di immagini di grandi opere d’arte conservate nei migliori musei del mondo sul tema della malattia, un viaggio che parte dalle opere d’arte del passato remoto (Il Bacchino malato di Caravaggio, La maschera del Dottore della Peste che usavano a Venezia e da lì è passata alla Commedia dell’Arte, La Convalescente di Arturo Martini) per arrivare al contemporaneo (ma già adesso c’è Keith Haring) al fine di diffondere riflessione, consolazione, bellezza.
Arturo Martini, La Convalescente, 1932, pietra di Finale, 137 x 120 cm. Milano, Museo del Novecento Paul Fürst, Der Doctor Schnabel von Rom Caravaggio, Bacchino malato (Autoritratto) 1593-94 o 1596-97, GalleriaBorghese, Roma