Quarta Stella, è questo il titolo dell’opera prima di Gisella Genna, una raccolta poetica che attraverso una scrittura delicata e pura è in grado di raccontarci cosa voglia dire fare i conti con i timori di un’esistenza precaria in cui fragilità spesso taciute vengono allo scoperto grazie alla potenza di versi abbigliati con cura.
Si tratta di un volume di ottantadue pagine pubblicato dalla casa editrice Interno Poesia che esalta le capacità di una giovane autrice, la quale riesce a far coincidere due mondi, quello terreno e quello trascendente, che convergono nella poesia, arte sublime e nobile.
Si presenta così Gisella Genna.
“Sono nata un venerdì / giorno pari dell’inverno”

Quasi un rimando alla poetessa Alda Merini per introdurci nel suo universo fatto di ricordi legati ad un’infanzia che adesso non è più dove una dimensione bucolica fa da cornice e giorni sui prati e cieli tersi vengono citati.
Ma l’autrice ci espone, senza remore, anche il suo profondo sentire ed è evidente quanto la sua natura intimista sia volta verso la ricerca di sé. E’ nella solitudine che ritrova il suo essere donna ancora in divenire con parole che rispecchiano candore e purezza.
“Dite ai miei morti di apparirmi/ poiché mi sento sola come loro/ e non ho più uno specchio dove guardare altrove”.
Si sente piccola in confronto all’immensità dell’universo.
“Mi perdo quasi sempre nell’attenzione ai fili d’erba/ alle piccole spighe ricurve nei prati/ piegate/ indifferenti verso ciò che non ha radice”
E in questa sua evoluzione, c’è un richiamo ad una dimensione spirituale che fa da contrasto a quella terrena per poi confluire in sentimenti appena accennati, dolore e amore perennemente duellanti, in un’alternanza delle stagioni che fa dimenticare ciò che è stato in nome di un futuro che ancora non si possiede.
Ci si appella a costellazioni e pianeti per riequilibrare esistenze altrimenti perdute e si cerca di non pensare e di rifugiarsi nell’immaginazione.
“Non pensare più a niente. Poiché l’alternativa è immaginare mondi, edificarne gli scenari allestendo commedie di probabilità”.
Questi versi inducono, quindi, il lettore a riflettere sulla caducità dell’esistenza che per essere vissuta appieno ha bisogno di preservare quelle piccole gioie quotidiane portatrici di bellezza.












