Intervista pubblicata su CulturaIdentità
Imbracciare chitarra e coraggio. Giuseppe Povia, classe 1972, sposato dal 2007 con Teresa Gioli, è uno dei pochi artisti di un parterre italiano sempre meno stimolante che, al costo di sacrifici in termini di visibilità, ha sempre conservato una capacità creativa mai banale e un’onestà intellettuale quasi inconsueta di questi tempi. Da Sanremo al Family Day, Povia ha cantato controvento il suo dissenso, prendendo posizione in battaglie che altri non hanno avuto il coraggio di ingaggiare. Lo intervistiamo nel numero di questo mese per raccogliere la sua testimonianza di coraggio e lealtà verso se stesso.
Allora Giuse, la tua battaglia contro il politicamente corretto continua. Andare controcorrente ha solo dei costi o porta anche qualche beneficio?
È più giusto dire “mediaticamente corretto”, ma credo sia così in tutto il mondo dei mass media, non solo in Italia. Bisogna sempre stare attenti a quello che si dice e cercare di stare sempre nel mezzo per non scontentare qualcuno che potrebbe, un giorno, non aiutarti più. Benefici? Sì, la gente mi vuole bene quando mi conosce.
Questo numero di CulturaIdentità è dedicato alla famiglia. Tu sei stato un testimonial del Family Day: cosa rappresenta per te l’istituto familiare?
Togliendo i termini “tradizionale” o “religioso”, la famiglia naturale è la prima istituzione anarchica nata in questo mondo. Aristotele diceva “È una comunità che si amministra da sola” e Cicerone “la famiglia è la cellula più importante della società”. Negli ultimi 100mila anni – dati J.Coale – sono vissuti sulla terra 82 miliardi e 225 milioni di persone, e questo significa che la famiglia nasce prima di Parlamenti, Stati, leggi o Costituzioni. È spontanea e non ideologica, non la puoi distruggere e se lo fai, crolla il sistema.
Sei papà di Emma dal 2005 e di Amelia dal 2007: la tua identità ha subito una trasformazione dopo la nascita delle tue figlie?
Si, vedendole crescere mi sento molto protettivo nei loro confronti: un po’ più responsabile, anche se imperfetto. Imparo molto dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di raccontare le cose, e mi piace che condividano anche con babbo i loro stati d’animo. Quando lo faranno di meno sarò vigile ma anche contento, perché vorrà dire che stanno costruendo la loro intimità, il loro carattere e la loro identità profonda.