
Attore, amante della moda e, di recente, scrittore del libro Meet me alla boa, edito da Mondadori, Paolo Stella racconta a Il Giornale OFF gli esordi della sua poliedrica carriera senza dimenticare l’esperienza nel programma Amici di Maria De Filippi. E svela da globetrotter qualche sogno nel cassetto.
Come nasce la tua passione per la recitazione?
La passione per la recitazione nasce sin da piccolo con i miei fratelli e i miei cugini. In vacanza allestivo sempre spettacoli. Poi si è assopita, ho fatto altri percorsi, e si è riaccesa quando ho partecipato al programma televisivo Amici di Maria De Filippi.
Ti ricordi un episodio off e insolito degli esordi della tua carriera?
Quando ho partecipato ad Amici sono uscito di casa senza dirlo ai miei genitori e l’hanno scoperto dalla tivù e mia madre e mio padre hanno reagito malissimo perché non volevano assolutamente che facessi televisione.
Tra i diversi ruoli che hai interpretato, qual è quello a cui sei legato di più? Perché?
Probabilmente quello legato al film La Terza madre, con Dario Argento, per il rapporto che c’era con lui e perché fare un horror, diversamente da quello che si pensa, è una delle cose più divertenti in assoluto.
Hai lavorato con differenti registi, da Dario Argento a Cinzia Th Torrini fino Carlo Vanzina, scomparso di recente. Che esperienze sono state per te?
Con Carlo è stata la più lunga ed è stato il primo grande lavoro d’attore con Un Ciclone in famiglia dove ho imparato a stare sul set.
Cinema, teatro o tivù?
Non ho una preferenza, sono tutti molto diversi tra loro. Sicuramente Cinema e tivù, teatro meno.
Hai anche un tuo blog e ami seguire le tendenze della moda. Ci racconti di questa passione?
Non scrivo più sul mio blog da molto tempo ed è stato però l’inizio della mia avventura nella moda.
La moda, così come gli altri campi nei quali mi muovo, ha per me una valenza di ricerca estetica.
Il tuo libro Meet me alla boa, edito da Mondadori, è appena uscito in libreria. Di cosa parla?
Meet me alla boa, una storia d’amore al contrario. E succede tutto nel momento in cui a lui dicono che lei non c’è più ed è scomparsa. Il libro si svolge all’interno di un obitorio e si concentra sui trenta passi che separano lui dall’entrata per il riconoscimento del corpo. Ogni passo ripercorre un pezzo della loro storia. Per me la dimensione della morte, che è qualcosa che non consideriamo reale, è fondamentale per dare valore all’amore. La famosa frase per la quale ti rendi conto di apprezzare ciò che avevi solo quando lo perdi è fondamentale.
Se dovessi scegliere un ruolo da interpretare, quale ti piacerebbe?
Mi piacerebbe dirigere un film, e girare proprio il film del mio libro.
Che legame hai con le tue origini?
Sono nato a Milano perchè i miei genitori erano lì per un viaggio di lavoro ma sono cresciuto a Forlì fino ai 18 anni. Ho girato moltissimo, da Roma a Milano, Parigi, Los Angeles e New York. La dimensione del viaggio è sempre stata molto vicina alla mia natura perché non sono stato negli ultimi sei anni per più di una settimana nella stessa città.
Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?
Mi piacerebbe passare un periodo di almeno sei mesi nella stessa città e vorrei che fosse Los Angeles.
Ci anticipi qualche tuo progetto futuro?
Adesso ho una società che fa creatività sul web e quindi giro spot con i marchi del lusso come regista. Ne farò alcuni con Diesel ma non posso anticipare altro.