Giuseppina Torre, la “nostra” pianista che ha sbancato negli USA

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Giuseppina Torre, Ph Vittorio Graziano
Giuseppina Torre, Ph Vittorio Graziano

«Un giorno aprii la mia posta elettronica e trovai una mail dei supervisori dei Los Angeles Music Awards che, avendo ascoltato su iTunes il mio brano Il silenzio delle stelle, mi chiedevano di mandare altre tracce, foto e biografia aggiornata, perché sarei potuta essere tra le probabili candidate. Da buon capricorno, con i piedi ben saldi a terra, la cestinai pensando fosse spam».

La pianista new classical siciliana Giuseppina Torre non sapeva ancora di aver eliminato con un paio di click l’opportunità destinata a cambiarle la vita.

Fortunatamente, dopo due settimane le arrivò un’altra mail da parte degli stessi mittenti: «Mi sollecitavano a non perdere questa grande occasione. Questa volta non mi feci pregare, risposi e da lì iniziò il sogno che poi è diventato realtà».

Il sogno “reale” è una carriera strepitosa che l’ha vista vincere quattro Los Angeles Music Awards (dedicati alla musica indipendente), due International Music and Entertainment Awards e due Akademia Awards of Los Angeles. Ed ora Giuseppina è in nomination per gli International Music And Entertainment Awards del 2018.

La finale si terrà il 16 giugno e lei è l’unica artista che rappresenterà i colori dell’Italia sia con il suo ultimo progetto Papa Francesco. La mia idea di arte, sia con l’estratto Mirabilis Mundi.

«E’ sempre una grandissima emozione, c’è quel brivido di mettersi in competizione e la consapevolezza che vado a scontrarmi con artisti per la maggior parte americani del calibro di Jennifer Thomas, una pianista e compositrice di Seattle, una vera star in America» commenta. «Ma già entrare nella rosa dei cinque in nomination lo considero un grande traguardo».

Artista in fuga, Giuseppina Torre ha così trovato negli Stati Uniti quello che l’Italia non le aveva riconosciuto.

«Gli Americani – dice- hanno grandissimo rispetto per tutto ciò che è Made in Italy. Amano il bel canto e le nostre tradizioni operistiche. Noi, invece, siamo un popolo che non si rende conto e non valorizza ciò che lo contraddistingue. Ci manca la fierezza di essere italiani e lasciamo che altri valorizzino quello che appartiene alla nostra cultura. In Italia con l’avvento dei talent si ha più attenzione al genere cosiddetto “leggero” e si investe più su qualcosa che raccoglie il consenso del grande pubblico a discapito della musica di nicchia, che è molto penalizzata. Manca il lavoro di ricerca e di scoperta, oltre al coraggio di investire sui generi meno popolari. Ci si sta impigrendo un po’ troppo».

Giuseppina Torre, Ph . Zoe Ferrara

Nata a Vittoria, Giuseppina Torre ricorda che era una bambina piuttosto introversa, di poche parole. «Mi piaceva osservare tantissimo e viaggiare con la fantasia. Amavo e amo tuttora gli animali, da qui il sogno di avere da grande una fattoria. Oggi mi accontento del mio stupendo gatto Oscar».

Quello con il pianoforte è stato amore a prima vista: «Tutti i componenti della famiglia di mia mamma ne avevano uno in casa. Un giorno un mio zio mi regalò uno di quei pianoforti giocattolo con il quale riuscivo a riprodurre qualsiasi motivo ascoltassi in radio, con grande stupore dei miei genitori. Da allora non ricordo un giorno senza il mio amato piano, che considero la mia isola dove rifugiarmi sempre».

Lasciare la Sicilia per trasferirsi oltreoceano per l’artista è stato «come un viaggio alla velocità della luce. Mi sono trovata catapultata in una dimensione opposta e contraria a quella che vivevo quotidianamente. In America la vita scorre in maniera frenetica e qualsiasi cosa riesci a concretizzarla in tempi brevi rispetto ai tempi diluiti tipicamente italiani».

Durante la sua permanenza negli States si è anche esibita davanti ai registi Sorrentino, Bertolucci e Muccino. «Delle emozioni uniche e irripetibili» dice Giuseppina, che ama Ludovico Einaudi e Michael Nymann, suoi compositori di riferimento contemporanei, e che ascolta di tutto: dal pop al rock, dal jazz alla musica soul. «Mi piacciono tantissimo Chiara Civello, Patrizia Laquidara e trovo molto interessanti i Maneskin» aggiunge, confidando, infine, di avere ancora dei sogni nel cassetto: «Scrivere la colonna sonora di un film e suonare con un’orchestra».