
Qual è il nostro posto nel mondo? È un interrogativo che emergerà con forza nei protagonisti di Hotel Gagarin, opera prima di Simone Spada. Cinque italiani, apparentemente lontani l’uno dall’altro, sono accomunati dalla ricerca di un’occasione per svoltare o quantomeno sopravvivere. Nessuno di loro ha mai girato un film, giusto il prof. di letteratura Nicola (Giuseppe Battiston) aspirerebbe a farlo, gli altri sono stati assoldati anche per strada (vedi Patrizia/Silvia D’Amico) per un piano architettato ad hoc. Non appena la “troupe” arriva in Armenia scoppia una guerra e il sedicente produttore (Tommaso Ragno) sparisce con i soldi. Abbandonati all’Hotel Gagarin (che rievoca l’Overlook Hotel di “Shining”), isolato nei boschi e circondato dalla neve, quando meno se l’aspettano arriva una bella occasione per riscoprire la bellezza della vita attraverso la magia del cinema e la semplicità della gente locale. «Se vuoi essere felice, comincia» diceva Tolstoj e questo esordio ce lo ricorda. Quest’opera prima con delicatezza riesce a rilanciare domande esistenziali, mentre divertendo e strappando teneri sorrisi fa riassaporare quanto sia vitale non abbandonare i propri sogni.

«Sentivo l’esigenza di raccontare una storia di speranza, sogni, popoli ed esseri umani marginali di varia natura e di raccontarla col sorriso della commedia, attraverso il mezzo che amo e conosco meglio: il cinema», ha dichiarato il regista. «Ho pensato a un film che non parla di cinema ma che lo usa come pretesto, come possibilità di esplorazione, di emozione, di incontri. Sono sempre stato affascinato dai più deboli, perché nella loro salvezza c’è una possibilità di un mondo migliore. I miei protagonisti rappresentano, per sesso ed età, un po’ tutti noi, con i nostri desideri, i nostri problemi, i nostri sogni. Affascinato da un territorio montagnoso e innevato, da un paese che per tantissimi anni è stato parte dell’Unione Sovietica, ma che non ha mai perso le sue peculiarità e radici ho pensato all’Armenia come luogo nuovo, sconosciuto e pieno di fascino, possibilità di condivisione umana e culturale tra diversi popoli. L’Armenia ricorda per certi versi l’Italia del dopoguerra, ricca di tradizioni culturali, territoriali, storiche e religiose, ma al tempo stesso protesa verso un futuro politico ed economico moderno e aperto». Hotel Gagarin mostra perfettamente come questo incontro tra popoli diversi sia lo strumento per ricordare ai nostri protagonisti il valore delle piccole cose e porsi delle domande sugli obiettivi che li hanno mossi fino a quel momento. Ci si commuove di fronte alla fiumana di abitanti che accorre all’hotel per poter vivere per un istante lo sbarco sulla Luna o una scena western alla Sergio Leone (non è un caso che venga messa in scena l’artigianalità della Settima Arte).
Nell’ottimo e assortito cast, troviamo, oltre ai già citati, Claudio Amendola (Elio, l’elettricista), Luca Argentero (Sergio, fotografo ricercato dagli spacciatori), Barbora Bobulova (seducente truffatrice, ma non solo) e Caterina Shulha (Kira, una guida locale molto punk), senza dimenticare la piacevole partecipazione di Philippe Leroy. In sala dal 24 maggio con Altre Storie