I rumors che arrivano dai corridoi del Palazzo in queste ore non sono per nulla rassicuranti per un settore, quello della Cultura, al quale teniamo molto e per il quale da queste pagine lanciamo da qualche mese le battaglie identitarie del nostro gruppo di CulturaIdentità. Sembra che anche la Lega, seguendo la tradizione masochista del centrodestra degli ultimi vent’anni e di quella democristiana in favore del Partito Comunista nel dopoguerra, lasci il Ministero dei Beni Culturali in mano ai 5Stelle a trazione “de sinistra”.
Il nome che circola come ministro è quello di Luca Bergamo, assessore alla Cultura e vicesindaco nella Roma grillina, molto vicino a quei movimenti antifa protagonisti di quella che fu l’okkupazione del teatro Valle. Già, è fondamentale tornare su quel “cattivo” modello del Valle okkupato, che in nome del Bene Comune (il loro), privò i romani e migliaia di lavoratori dello Spettacolo di uno dei palcoscenici più belli e ambiti d’Italia.
Questa preoccupazione nasce anche dopo la lettura del punto 7 del cosiddetto Contratto per il Governo tra Lega e M5s. Si dice che” il patrimonio italiano rappresenta uno degli aspetti che più ci identificano nel mondo”, che è come dire che Colombo ha scoperto l’America, “che bisogna mettere in campo misure in grado di tutelare i beni culturali nel lungo periodo, utilizzando le risorse a disposizione in maniera virtuosa”: grazie, ma in che modo?
Siamo stati tra i primi a criticare l’attuale FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), facendo però delle proposte concrete come la ridistribuzione dei finanziamenti (che vanno diversificati tra produzione e gestione amministrativa), o come l’accesso al tax credit (diventato legge nel Cinema grazie ai Governi di centrodestra).
Nel Contratto si parla “di sviluppare i progetti realmente meritevoli”: e chi li decide? Chi sono i nuovi professori della Cultura che pontificano ciò che è buono e ciò che è male? In campo artistico poi è paradossale. Salvini ha promesso di voler invertire la rotta anche nel mondo culturale. Lo auspichiamo perché ci sono Prima gli Italiani, gli artisti italiani, ai quali noi diamo voce ogni giorno.